Il mio primo romanzo “Verrà il tempo per noi” compie 10 anni

Sono solito occuparmi di articoli celebrativi, che si tratti di musica (soprattutto), sport o altri eventi, sarà l’effetto nostalgia – che un po’ alberga innato nell’animo umano – o il fatto che il tempo ci fa capire da prospettive diverse, come più razionali e obiettivi forse, certi giudizi o pareri affibbiati in diretta.

Sia quel che sia, capita sovente di guardarsi indietro e vedere il percorso svolto, traendo i famosi “bilanci”.

E allora mi sono detto: perchè non dedicare un ricordo, un omaggio, anche al mio primo libro pubblicato?

Ok, passerò per eccessivamente autoreferenziale, ma in fondo chi mi segue qui credo lo faccia, in primis, perchè interessato anche alle mie attività, visto che in più occasioni ho sfruttato questo spazio per condividere momenti delicati, personali, in alcuni casi intimi, penso alle fasi più critiche della mia malattia, o ad alcuni episodi salienti della mia vita.

Tra i momenti felici, che mi hanno arrecato soddisfazione e ricompensato dell’impegno profuso e di una certa dose di volontà, va annoverato anche il mio percorso come scrittore, che equivale a uno di quei sogni che facevo quando ero bambino.

Certo, il mio nome non è finito nei libri di scuola, nè sono riconosciuto a livello nazionale, ma poco importa, anche ci fosse stato un solo lettore ad avermi dato fiducia in questi anni, e apprezzato il mio lavoro e i miei libri, ne sarei grato e felice.

Poi, realisticamente, so che per fortuna, sono stati molti di più coloro che hanno voluto leggermi, e questo ha rappresentato uno sprono a continuare su questa strada, alla ricerca di nuove storie ed emozioni da condividere.

La scrittura è sempre stata una grande passione, sin da quando ero piccolo, e anche se non fossi riuscito a farne qualcosa di più di un hobby, so che sarei ricorso in ogni caso ad essa, perchè dare libero sfogo ai miei pensieri, ai sogni e alle loro suggestioni, è fonte di gioia per me, una cosa che mi fa stare bene, a cui non potrei rinunciare.

Dieci anni fa di questi tempi veniva pubblicato, dalla casa editrice “Nulla Die”, il romanzo di narrativa dal titolo “Verrà il tempo per noi”.

La copertina di “Verrà il tempo per noi”, la cui immagine è una riproduzione di mia moglie Maria Teresa Zingaro

Il mio vero esordio letterario lo devo quindi a Salvatore e Massimiliano Giordano, padre e figlio, che con grande passione, competenza e serietà, stanno mandando avanti una realtà indipendente che molto punta sulla qualità dei suoi titoli.

Sarò sempre grato a loro, e il fatto che poi abbia pubbicato altri libri con questo marchio editoriale la dice lunga sul rapporto di fiducia che si è instaurato, toccando pure generi diversi, dal romanzo del primo libro, alla silloge, dalla saggistica musicale alla biografia, con l’ultimo libro “Simon sono io”, uscito all’inizio del 2021 che tante soddisfazioni mi sta regalando.

Ma tutto ebbe inizio proprio con “Verrà il tempo per noi”, la cui genesi risaliva a molto tempo prima, visto che una bozza del testo la scrissi (rigorosamente a penna) ai tempi dell’università, quando mi ritrovavo a dividere un appartamento a Verona con gli amici Riccardo e Fabrizio.

Con loro condividevo, oltre agli studi in Scienze dell’Educazione, anche tante passioni, su tutte la musica, con l’esperienza delle prime trasmissioni radiofoniche in quel di Radio Popolare Verona, ma dubito sapessero che all’epoca, nei ritagli di tempo, mi stavo dedicando a mettere in fila emozioni e storie di un gruppo di giovani poco più che maggiorenni, come potevamo essere noi solo qualche anno prima, quando al termine del Liceo si trattava di scegliere che cosa fare della propria vita, indirizzando destini e scrivendo così inconsciamente il nostro futuro.

Avevo già iniziato da poco a collaborare con una testata locale di sport (“Calcio Dilettante”) e amavo da sempre leggere libri ma…da qui a scriverne uno ce ne passava.

Infatti, per quanto quella storia embrionale si stesse un po’ alla volta sedimentando e prendendo forma, tuttavia era destinata, almeno pensavo, a rimanere nel classico cassetto dei sogni; d’altronde che ne sapevo io del mondo dell’editoria? Come si faceva a farsi pubblicare un libro, ad avere i contatti giusti, far leggere a qualcuno la propria opera?

Tutti quesiti a cui non ero in grado di darmi risposta, e poi, si sa, la vita a volte si diverte a scombinare certi piani, ti fa crescere, maturare, fare esperienze, e puoi ritrovarti dopo i trent’anni ad essere pienamente soddisfatto in fondo, in pace con te stesso.

Come detto, però, non ho in pratica mai smesso di scrivere, così, dopo aver aperto un blog e imparato ad avere più dimestichezza con internet, entrai poco alla volta in contatto con quelli che mi piace chiamare “spiriti affini”, scoprendo un “mondo” vivacissimo, colorato, variegato, frizzante, fatto di forum letterari, siti specializzati o semplicemente luoghi virtuali dove poter scambiare opinioni su autori, libri, case editrici, tutto ciò che gira intorno alla scrittura.

Dopo essermi imbattuto in diversi “posti” simili, ne inizio a frequentare con più assiduità uno in particolare, dove riesco in poco tempo a farmi largo tra i tantissimi utenti, rispettoso di tutti, essendo l’ultimo arrivato, ma sorretto da tanta curiosità e iniziativa: divento così membro del “Writer’s Dream”, all’epoca dei fatti (se non ricordo male, mi pare tra il 2009 e il 2010) presieduto dalla giovanissima e combattiva Linda Rando, che inizierò a guardare con ammirazione per come era in grado di gestire un canale davvero affollato di gente desiderosa di saperne di più del mondo editoriale e di condividere i propri scritti, avendo oltretutto a disposizione una miriade di informazioni utili.

Alla fine sostai per un paio d’anni da quelle parti, ma come ho ripetuto specie nei primi periodi successivi alla pubblicazione di “Verrà il tempo per noi” (e come si evince da una nota nei ringraziamenti), sono sempre stato riconoscente a quel sito per aver trovato in quel momento la casa editrice che faceva per me, la “Nulla Die”, appunto.

Se mi guardo indietro, provo tanta tenerezza per il me stesso di quel periodo, ma in fondo non è che sia poi così cambiato con gli anni, nonostante ne sia passata tanta di acqua sotto i ponti… sicuramente chi mi legge in questo blog è al corrente di cosa mi sia successo nel bene e nel male da allora.

I libri pubblicati hanno finito sempre per raccontare un po’ di me stesso, anzi, sarebbe più corretto dire “molto” di me stesso, anche se nessuno di essi in pratica è autobiografico, tantomeno lo è “Verrà il tempo per noi”, che è un lungo racconto corale, un romanzo che qualcuno in maniera magari azzardata ha definito “di formazione”.

La cosa mi piace molto, perchè io sono un amante di quel filone letterario, e nel mio scritto in effetti si seguono per lunghi tratti le vicende di un gruppo di amici, tutti alle prese con dei cambiamenti e con delle scelte di vita importanti da compiere.

Ripresi in mano quella storia scritta anni prima, la rilessi con attenzione ma decisi di lasciarla così com’era: intatta nell’intreccio narrativo, magari arricchita nei dialoghi (ce ne sono tanti, manco fosse una sceneggiatura pensata per un futuro film!) ma senza sostanziali modifiche. Il momento di spedirla a qualche casa editrice che sentivo vicina alle mie corde e alla mia sensibilità era arrivato, la trepidazione da parte mia a quel punto era tangibile.

Ci fu presto dell’interesse e alla fine accettai la scommessa di “Nulla Die”, che anch’essa stava muovendo i primi passi in quel settore.

Ero preso tantissimo dal libro in quei giorni, in fondo era un sogno che si stava realizzando! Scrivendolo mi sono affezionato ai “miei” ragazzi, alle loro storie, alle loro vite… in quelle pagine, col senno di poi, ho riversato tantissimo di me, ci sono le mie passioni, certi pensieri personali disseminati tra le pieghe dei personaggi si percepiscono chiaramente, ci sono tante emozioni, e anche se ammetto sia acerbo come romanzo (d’altronde si trattava di una “prima volta” in quel campo), ne sono tutt’ora molto orgoglioso, anche per quello che è riuscito a raccogliere.

Sono arrivate inevitabilmente anche delle critiche (ma chi ne è immune in campo artistico? Risposta, nessuno, neanche i più grandi!), ma ho ricevuto soprattutto tante gratificazioni, attestati di stima, messaggi sinceri da parte di persone che lo hanno letto tutto d’un fiato, emozionandosi e riconoscendosi nelle vicende tristi, allegre, drammatiche, intense, dei vari Claudio, Ricky, Ketty, Vale, Davide, Johnny… per me questo è un risultato straordinario, il più grande che potessi ottenere, al di là dei riconoscimenti “ufficiali”.

Come vola il tempo… era fine settembre 2011 quando il libro arrivò finalmente nelle librerie, pertanto ha da poco compiuto il suo decimo compleanno!

Io con in mano la primissima copia del libro (foto del settembre 2011)

Fu l’inizio di un’avventura magnifica di cui ricordo ogni momento:dalle prime copie che mi arrivarono a casa, allo stupore degli amici, l’emozione della mia famiglia, la commozione della mia futura moglie, e poi le prime affollate presentazioni, le segnalazioni dapprima sui giornali locali, poi le recensioni, gli articoli, le nuove conoscenze.

A pensarci bene, rifarei tutto, anche perchè poi la via fu tracciata e sarebbero arrivate tante altre tappe lungo il cammino, tutte portatrici di esperienze, fatti ed eventi da tenere stretti nel cuore. E la strada continua, sempre avanti!

Grazie di cuore a tutti voi, carissimi lettori, siete un motore importantissimo per questa mia grande passione che risponde al nome di SCRITTURA!

L’autore Stefano Ferrio per “Il Veneto legge” è stato ospite dell’Associazione Aldebaran di Zevio: una bella occasione per parlare di lettura e molto altro

Una settimana fa, venerdì 29 settembre, ho avuto modo di presentare lo scrittore vicentino Stefano Ferrio,  nell’ambito di una bellissima iniziativa regionale: “Il Veneto legge” che ha visto coinvolti tantissime associazioni culturali, scuole ed enti.

Tra queste anche l’attivissima Associazione Aldebaran di Zevio (VR) che già qualche anno fa mi coinvolse, dandomi modo di presentare il mio romanzo “Verrà il tempo per noi”. Ricordo quella serata con entusiasmo, fu un bellissimo momento. Tornarvi in veste di “intervistatore” mi ha lusingato anche perché l’occasione e la materia erano ghiotte.

Mi è piaciuto tantissimo il libro di Ferrio “La Partita”, pubblicato nel 2011 dal colosso Feltrinelli, e trovato spunti interessanti anche nel successivo “Lo Spareggio”, edito da Nutrimenti, quella che si può a ben diritto definire una casa editrice “di qualità”.

A dir la verità, anche quelli di Feltrinelli avevano a suo tempo puntato sull’alto tasso qualitativo ed emotivo che il romanzo, a tema sportivo, di Stefano Ferrio sapeva infondere a profusione.

In “La Partita” il calcio funge un po’ da elemento catalizzatore, da pretesto, per provare a raccontare la Vita, fatta di scelte (a volte, per non dire spesso, sbagliate o azzardate) e di rinunce, di grandi cambiamenti, di sconfitte ma anche di nuove ripartenze (tanto per restare in tema sportivo).

E’ stato un piacere aver potuto affrontare tutta una serie di argomenti di un certo peso con Stefano: dal valore forte dell’amicizia, dello sport (in grado di prevaricare anche le differenze sociali e ambientali), all’unione di intenti che porta a colmare i limiti e raggiungere obiettivi comuni come pure quelli personali. Lo abbiamo fatto anche leggendo insieme alcuni passi tratti dai due libri.

Volendo andare un po’ nello specifico a proposito de “La Partita”, fidatevi delle mie parole: è assolutamente da leggere!

 

 

Fa davvero specie che sia già fuori dal giro grosso, perché ha tutti gli ingredienti ben miscelati per piacere ad un vasto pubblico di lettori, comprendente coloro che non sono amanti del calcio: storia avvincente, personaggi ben tratteggiati e ricchi di sfumature, il mix riuscito di comedy e drama, le situazioni personali dei protagonisti delle due squadre che si mescolano al contesto storico in cui sono narrate, con la forte spinta verso la politica che il finire degli anni ’70 – periodo in cui si dipana la prima parte della narrazione e da cui parte tutto il plot della storia – quasi “imponeva” e che investirà per sempre le loro vite.

La differenza l’ha fatto l’autore che, durante la nostra bella chiacchierata, ha approfondito alcuni temi pregnanti, come quello della dignità, ricordando che per ogni vincitore vi è anche un vinto che va ad avvalorare la vittoria dell’altro, rendendosi così comunque decisivo protagonista anch’esso.

Mi verrebbe voglia di raccontarvi davvero tutto di questo libro ma sarebbe riduttivo: le parole di Ferrio valgono molto, le immagini evocate, la sua “penna” così fluida, raffinata e davvero ricca e suggestiva. Un libro in cui è facile riconoscere dei tratti biografici, visto il periodo storico messo in evidenza e le esperienze personali che, vissute o di riflesso, fanno capolino in questo o l’altro personaggio.

In coda a un incontro che ha visto un pubblico, oltre che interessato, anche partecipe con domande e riflessioni condivise, Ferrio ha voluto, visto che era la giornata della lettura, leggere alcune parti di due libri che ha amato: “Diario di una Primavera” di Primo Mazzolari e “Scarti” di Jonathan Miles, riuscendo a emozionare tutti i presenti ancora una volta.

I primi frutti di tanto lavoro: dopo il convegno a Firenze sulla musica indipendente, domenica 4 presenterò al MEI di Faenza il mio quarto libro “Rock’n Words”

Mi rendo conto che è da un bel po’ di tempo che non scrivo di “cose personali” in questo blog, utilizzandolo (tra l’altro con una frequenza molto ridotta rispetto agli anni precedenti) tutt’al più per condividere alcuni miei articoli che pubblico on line su vari siti o eventi ai quali ho partecipato. Non è stata una scelta “a tavolino” la mia: semplicemente il tempo da potervi dedicare si era come compresso nell’ultimo periodo. Il lavoro in struttura mi impegna molto, e anche le altre attività extra che nel tempo si sono – come dire – moltiplicate. Si scrive di più, insomma,anzichè no, ma lo si fa in altre circostanze, per riviste, siti, o cercando il più possibile di procedere con la realizzazione di manoscritti, i quali poi si spera potranno diventare veri e propri libri.

Nel 2015 ho in pratica raccolto un po’ i frutti, o forse sto iniziando a farlo ora, di quanto seminato nel biennio precedente. A livello letterario, quindi, sono molto impegnato con le mie due ultime, ravvicinate (oltre che correlate) pubblicazioni, entrambe di saggistica musicale: “Revolution 90” e “Rock ‘n Words”, usciti come i miei due precedenti “Verrà il tempo per noi” (romanzo di narrativa) e “Pinguini di carta” (raccolta di testi) per “Nulla die Edizioni” di Massimiliano e Salvatore Giordano. rispettivamente nel 2014 e a giugno 2015.

Ho terminato da un po’ anche un saggio sulla mia “vera” materia, il calcio, una raccolta di ritratti di atleti di questo sport (di varie epoche e nazionalità) che, per un motivo o per l’altro, non sono riusciti a mantenere le grosse aspettative che c’erano su di loro.  Ho preso spunto per questo mio nuovo lavoro da una fortunata rubrica che tenni per qualche tempo sul “Guerin Sportivo”, testata per cui collaboro, chiamata “Stelle Comete”.

Quindi, ho rimesso mano alle schede e alle minibiografie già pubblicate, eventualmente riattualizzandole, integrando il tutto con molte altre storie, cercando così di dare un quadro più esaustivo e ricco dell’argomento preso in esame. Penso di aver scritto un buon lavoro, senz’altro ricercato e di un qualche interesse almeno per gli appassionati sportivi… pertanto, la mia “attesa scrittevole” è riposta qui al momento.

Ho in cantiere poi due progetti diversi: riprendere in mano un soggetto per un nuovo romanzo (ammetto che avrei voglia di cimentarmi con una nuova storia di narrativa, sperando di mettere a frutto quel po’ di esperienza maturata nel frattempo in questi anni, e data inoltre da moltissime letture) e dedicarmi a una nuova opera di saggistica, in questo caso però legata all’attualità.

Proprio per questo mi sa che dovrei riordinare le priorità e mettermi al lavoro per raccogliere materiale in tal senso, perchè sarebbe il momento giusto: scrivere di questi artisti – che per mantenere un po’ di suspence non nominerò –  oltretutto considerando che sono persone che stimo molto e che ho avuto modo di conoscere benissimo negli anni; quindi di informazioni anche “esclusive” o comunque inedite ne avrei, proprio per conoscenza diretta. Vedremo! Il problema è il solito, il tempo! Però, solitamente quando mi ci metto, poi divento molto “vorace” di parole, e lo scrivere fluisce quasi da sè. Con 4 libri pubblicati in 4 anni e uno già terminato credo di essere stato sin troppo prolifico in fondo 🙂

Poi si fa ogni cosa con passione, si scrive perchè si ha un bisogno, un’esigenza, un’urgenza, che poi genera irrimediabilmente altra urgenza, cioè quella di comunicare ciò che hai scritto. Nel mio caso non è più una questione “narcisistica” (e se lo è stata in parte, lo è stata solo inevitabilmente all’inizio, quando è innegabile faccia un certo effetto vedere il proprio nome e cognome stampato su una copertina e il proprio lavoro in uno scaffale di una libreria), anzi, forse in questo senso non me la sono mai “goduta” fino in fondo, e quando raggiungo un risultato che mi ero prefissato, mi vien naturale pensare al prossimo step. E’ una questione caratteriale, non è che sono uno scontento cronico… sono sicuramente soddisfatto di quanto fatto finora ma sono una persona che ambisce sempre a qualcos’altro, che cerca di arrivare altrove, dove ancora non è arrivato.

Più che le vendite che, se paragonate ai bestsellers sono veramente risibili, ma in fondo lo sono ugualmente, se si considera che per arrivare a camparci bisogna proprio fare il botto o mille altre attività collaterali, a inorgoglirmi e a incitarmi a proseguire sono le occasioni di incontro con persone che ti stimano per quello che scrivi, o ancora meglio, per quello che sei. Nel mio caso mi fa molto piacere quando mi dicono che il mio stile è riconoscibile, non lo vedo assolutamente come un limite, e se ci penso è strano perchè avendo scritto un romanzo, una silloge, un saggio romanzato e un saggio con interviste e approfondimenti – quindi opere profondamente differenti –  è un fatto direi inusuale. Anche nella vita però sono così, non riesco a fare una cosa sola, perchè io per primo sono “tante cose”, abbastanza mutevole o forse più semplicemente “un curioso” per natura. Ciò mi incita a continuare, a voler sempre progredire, conoscere, sapere, per provare a migliorarsi.

Dicevo delle occasioni di incontri…  proprio lo scorso weekend, accompagnato dalla mia splendida moglie Mary (che mi asseconda seguendo la mia inclinazione, a volte faticando a starmi dietro, con tutto ciò che mi frulla per la testa e relativi progetti), sono stato a Firenze, nella splendida cornice di Villa Strozzi. L’occasione era ghiotta, una “due giorni” interamente dedicata alla musica e alla cultura indipendente della scena toscana, e fiorentina in particolare. Ero inserito in cartellone per presentare il mio “Rock ‘n Words” nel quale ho intervistato tantissimi esponenti della scena rock italiana tout court. Ho avuto modo di conoscere persone davvero influenti della musica italiana recente, membri storici di band come Litfiba, C.S.I., produttori, manager, editori, giornalisti, soprattutto tanti appassionati della musica che amo. E’ stato bellissimo stare in mezzo a loro, e poter intervenire a mia volta al convegno per presentare la mia opera. Tra le varie persone mi ha fatto immenso piacere conoscere finalmente di persona Giordano Sangiorgi, patron del MEI, bellissima manifestazione ventennale che si tiene a Faenza sul mondo della musica indipendente italiana (che ho intervistato fra gli altri proprio nel mio libro, e che in pratica mi ha messo in contatto con quelli dell’organizzazione qui a Firenze) e Bruno Casini, il primo storico manager dei Litfiba, i migliori, quelli della storica prima formazione. Bruno è stato il promotore della manifestazione fiorentina e si è mostrato una persona affabilissima, disponibile, con l’entusiasmo di un ragazzino, nonostante sia da decenni che opera in questo mondo.

E domenica 4 ottobre, quindi fra 3 giorni, avrò modo di presentare il mio libro proprio al MEI di Faenza, e per me sarà un’emozione davvero particolare. Al MEI ci sono stato in molte occasioni, era per me un po’ come andare al luna park, con tutta quella musica live, quei dischi spesso introvabili (delle etichette indipendenti, la cui rassegna è in pratica interamente dedicata), quei libri, le biografie, i saggi, i gadget, le bancarelle, i convegni, i molteplici incontri, le scoperte!

E’ vero che quest’anno avevo in mano la carta giusta e così ho provato a giocarmela dal momento in cui avevo, come detto, intervistato anche il patron Sangiorgi. Poi nel libro avevo fatto intervenire anche Federico Guglielmi, uno dei massimi critici di musica rock in Italia, lo stesso che poi,con mia grandissima soddisfazione, mi aveva coinvolto come giurato per l’assegnazione del PIMI 2015, targa speciale che va consegnata nei giorni del MEI (1-4 ottobre quest’anno) al miglior disco indipendente italiano dell’anno. Insomma, c’erano i presupposti per essere inserito nel programmone degli eventi, e così è andata. E se comunque il grande Guglielmi, impegnatissimo in simultanea con altri incontri, mi ha detto che gradirebbe intervenire sul palco per dire due parole, nel momento in cui mi è stato chiesto di indicare un nome di giornalista come possibile mio interlocutore, non c’ho pensato un attimo!

Ho subito fatto il nome di Riccardo Cavrioli, uno dei miei migliori amici, con cui in 20 anni ho condiviso un numero ormai non più quantificabile di eventi, concerti, momenti da ricordare. Una persona che non solo è di diritto tra quelle che contano nella mia vita – è stato anche fra i miei testimoni di nozze 🙂 – , ma anche un grandissimo esperto di musica, con una competenza incredibile. In pratica iniziammo insieme, in una radio locale, ma un po’ di strada evidentemente l’abbiamo fatta da allora, senza perdere di vista la nostra realtà quotidiana, senza voli pindarici, ma sempre procedendo a piccoli passi.

E quindi mi emoziona sapere che, proprio noi che per tanti anni ci ritrovavamo a girare come trottole impazzite tra i padiglioni e i gli spazi del MEI ad assistere a premiazioni, presentazioni ecc, ora saremo “dall’altra parte”: lui come giornalista a intervistare me come autore! Anche per questo, comunque vada, so già che per me “sarà un successo”, e un momento che rimarrà impresso… uno di quei motivi per cui dico che vale ancora la pena scrivere e raccontare.

Tanti progetti stanno vedendo la luce. E’ un periodo per me di grande positività e produttività

Mi rendo conto che è da un po’ che non uso questo blog a mo’ di diario. A pensarci bene forse non l’ho mai utilizzato davvero così, eccezion fatta per quando mi sono ritrovato in pessime condizioni di salute e allora diveniva quasi una valvola di sfogo condividere le paure ma soprattutto le mie speranze con i lettori.

Ultimamente però il tempo si era ridotto anche solo per aggiornarlo come si deve e, se da una parte mi fa piacere che le visualizzazioni si attestino comunque sulle mie medie, non subendo bruschi ridimensionamenti nei periodi di mia prolungata assenza, dall’altra avrei voglia di riprendere questo strumento e postare con cadenza più frequente.

Il fatto, ne parlavo proprio ieri con un mio amico, è che in questo periodo di ritrovata salute (tocco ferro ma ormai è da un anno che, con le cure giuste, non ho più avuto problemi) oltre ad aver ripreso sempre a miglior ritmo il mio lavoro principale, quello di educatore in una struttura per disabili, ho ripreso a scrivere molto e fare altro, ampliando così il numero delle mie collaborazioni.

E tra poco le cose aumenteranno ancora, per questo ho voluto fare un sunto e scriverne qui, per mettere un po’ d’ordine, promettendomi però di non abbandonare questo spazio, che in fin dei conti è mio e solo mio. Qui in teoria non devo render conto a nessuno, se non ai miei lettori, per i quali nutrirò sempre rispetto, visto che probabilmente qualcosa da me giustamente si aspettano!

Parto dal lavoro, che ormai da tanti anni svolgo, pur avendo cambiato diversi ambiti, nel settore socio-sanitario e didattico, da quando mi sono laureato nel lontano (ahimè) 2002! Ho quasi 38 anni e, nonostante gli inevitabili momenti di stanca, perchè è indubbio che lavorare sempre a stretto contatto con realtà “difficili” se da una parte ti gratifica e ti rinforza, dall’altra anche un po’ ti toglie in termini di energia, finendo per logorarti.

Dicevo, a parte la stanchezza fisiologica che può far capolino a periodi,  mi rendo conto di avere tantissime motivazioni! Amo il mio lavoro, non potrei farne a meno e cerco sempre di metterci il massimo. Lo so, è importante trovare nuovi stimoli, non fossilizzarsi, in primis proprio per senso etico nei confronti di chi dobbiamo assistere, ma anche per noi stessi, per non perdere di vista il senso del nostro operare, per non spegnersi.

Da parte mia, con tutti i difetti (e ne ho molti!) che posso avere, di certo posso affermare che sono sempre sorretto da tanto sano, genuino entusiasmo, lo stesso che mi ha aiutato notevolmente anche nei periodi di grossa difficoltà, quando sono stato a lungo in ospedale.

Riguardo alla scrittura, beh, anche lì ciò che mi muove è principalmente la passione!

Inutile negarlo: se dovesse progredire al punto di doverle giocoforza dedicarle più tempo a scapito di altro, vorrò dire che avrò preso una piega magari voluta ma certo inaspettata.

Non lo dico per falsa modestia, ma voglio essere realista. Scrivere prima di tutto mi piace, mi fa stare bene e finchè non avrò il cosiddetto “blocco dello scrittore” credo andrò avanti a buttare su carta (immagine ormai metaforica!) le mie storie.

Già, le storie! Mi piacerebbe di fatto tornare a scriverne una, ad ampio respiro, come piace a me. come era successo quando ebbi l’intuizione, tanti anni fa, di provare ad allargare l’idea che mi balenava in mente e che ruotava attorno a un gruppo di adolescenti di provincia che sognavano in grande per il loro futuro, sorretti dall’amore per la musica.

Quel sogno è diventato per me “Verrà il tempo per noi”, il mio primo romanzo, che a 4 anni dall’uscita avrò modo e occasione di presentare nuovamente in pubblico grazie all’interesse e alla disponibilità di un’Associazione Culturale lombarda, guidata da Ivano Mingotti. Grazie davvero, ci vediamo ad Arese l’8 Aprile, ormai ci siamo!

Quello per ora è rimasto un episodio isolato della mia esperienza da autore, perchè nonostante avessi quasi subito un altro soggetto di narrativa da sviluppare, un tema portante dal quale partire, un po’ gli eventi mi hanno portato altrove. Già il successivo “Pinguini di carta” era un progetto anomalo, una raccolta di miei testi poi trasformati in un reading teatrale/musicale che ho avuto modo di portare in scena con mia grande soddisfazione.

Subentrata poi la malattia, e superata, mI rendo conto che questa ha finito inconsapevolmente per “condizionare” le mie scelte future, perchè riflettendo su molte cose, ha dato il via ai miei successivi due libri.

Ho sempre amato la musica, fin da piccolo, e poi ho avuto modo di iniziare a lavorare in una radio locale all’università con il mio migliore amico Riccardo, lui sì un espertissimo delle sette note. La faccio breve ma di strada ne abbiamo fatta e ho voluto condensare (anche) quell’esperienza esaltante, di crescita umana e professionale, di formazione e di vita, in “Revolution 90”, un saggio musicale “sui generis”, più che altro si tratta di un viaggio a ritroso negli anni belli e spensierati, pieni di dubbi  e di slanci emotivi, dell’adolescenza.

I riscontri che il libro, uscito come i precedenti per “Nulla die” edizioni, sta ottenendo mi stanno un po’ spiazzando, lo ammetto! Non si parla di grossi numeri, che comunque allo stato attuale non conosco, ma del feedback di tanti appassionati  che un po’ si sono riconosciuti nelle descrizioni di un’epoca segnata da certi dischi e certe canzoni, e che hanno finito così per condividere le mie emozioni. Stanno uscendo anche diverse recensioni e segnalazioni, anche da parte di riviste nazionali di un certo “peso”, le stesse che da lettore consumavo, sfogliavo avidamente alla ricerca di qualche nome nuovo, di qualche disco da ascoltare.

La cosa che più mi fa piacere è che i vari recensori abbiano per lo più compreso il significato del mio lavoro, ciò che volevo comunicare, al di là dei giudizi sulle schede degli album che possono essere condivisibili oppure no, perchè quando compi una scelta come la mia, di inserire 101 dischi significativi di un decennio,rischi sempre di scontentare qualcuno. Ma in linea di massima appunto le critiche finora sono per lo più positive e di questo ringrazio ovviamente coloro che mi hanno dato fiducia.

Grazie ai lettori soprattutto! Tra poco con grande piacere annuncerò l’uscita del suo volume gemello:“Rock ‘n Words”, in cui ho proseguito il mio lavoro di recupero di un’epoca mitica, che io ho avuto l’opportunità di vivere in prima persona, sia come ascoltatore che, nel mio piccolo, come addetto ai lavori. Ho intervistato veramente tanti esponenti della miglior musica (rock e dintorni) italiana: non solo artisti e musicisti, ma anche autorevoli giornalisti, discografici, addetti come organizzatori di eventi, produttori e fotografi.

Non vedo l’ora che sia in libreria! Poi ho terminato un progetto che mi auguro avrà anch’esso uno sbocco editoriale, molto ambizioso. Ho tenuto per un po’ di tempo per il sito del Guerin Sportivo (storica rivista con la quale, con mia grande soddisfazione, collaboro da quasi 5 anni) una rubrica chiamata “Stelle Comete” in cui tratteggiavo ritratti di giocatori che per i motivi più svariati hanno brillato solo per poco tempo, non mantenendo appieno le promesse. Sollecitato da alcuni lettori che mi chiedevano se mai ci sarebbe stato un seguito, ho pensato bene alcuni mesi fa di “andare oltre”, integrando quelle schede, nel frattempo aggiornate, con dei testi inediti. Così facendo ne è uscito un quadro molto composito, visto che ho provato a spaziare tra le varie epoche storiche, mettendoci tutta la mia passione e anche la mia competenza.

Da diversi mesi, rimanendo in campi calcistici, ho avviato anche una rubrica con il mensile “Il Nuovo Calcio”, dove ripercorro in ogni numero la storia delle squadre che hanno rivoluzionato questo sport, spesso segnando un’epoca. Sono argomenti che adoro, che sento nelle mie corde e ringrazio davvero il direttore Ferretto per la fiducia e l’opportunità di cimentarmi da giornalista con un tema così vasto e importante.

E poi, ultimo ma non in ordine di importanza, da qualche settimana ho iniziato una collaborazione con il sito musicale di Troublezine. Da anni ci scrive (ma non solo, fa molto di più) il già citato amico Riccardo, il quale ha pensato bene un giorno di coinvolgermi in questa bella avventura. Sapeva che il mio tempo è un po’ limitato per i miei molti impegni ma il cuore mi ha spinto ad accettare al volo! Ricky non solo è un amico, è una persona speciale a cui voglio bene, con cui ho condiviso una fetta importante della mia vita e, senza esagerare, alcuni dei momenti più belli. Mi è sempre stato vicino, anche nel giorno più importante, quando mi sono sposato con la mia stupenda Mary e lui era uno dei miei testimoni di nozze! Aver l’opportunità di scrivere assieme, di collaborare al suo progetto, di parlare della musica che più amo mi ha convinto a impegnarmi anche su questo fronte. E finora ci stiamo proprio divertendo! E poi Riccardo ho voluto anche coinvolgerlo in “Revolution 90”, dove oltre a comparire in vari “amarcord”, quelle sezioni personali in cui raccontavo degli aneddoti legati ad alcuni particolari dischi, gli ho affidato pure la prefazione. Il risultato, come immaginavo, è stato molto apprezzato!

E per non farci mancare niente, tra un mese circa tornerò anche al mio primo amore, quello per la radio, visto che riprenderò i programmi a Yastaradio, grazie al mitico amico Dalse! Continuerò con la mia trasmissione “Out of Time”, dove ho piena libertà di azione ma ho in mente anche altre idee, magari di realizzare un programma a tema, vedremo!

La radio mi dà modo di esprimermi attraverso la musica che sento più mia, ma mi piace mantenere lo spirito delle “radio libere”, parlando con l’interlocutore, affrontando talvolta argomenti extramusicali, senza pretese nozionistiche ma giusto per condividere qualcosa  che reputo importante. Anche fosse “semplicemente” musica, mi piace condire i pezzi con informazioni curiose, divertenti o anche solo ripassandone la storia, l’origine.

E’ in cantiere (ma è un’idea piuttosto concreta, conoscendo la natura operativa del fondatore) il progetto da parte di una persona che conosco da relativamente poco ma che già mi ha contagiato col suo spirito, di aprire una nuova webradio. Sapendo della mia esperienza in questo campo, mi ha chiesto un “aiuto”. Ovviamente sono stato molto sincero con lui, dicendogli che, se a livello tecnico mi reputo “un cane”, parlo proprio di mixer, software ecc, come spaker, autore o organizzatore invece avrei potuto dare una mano. Quindi, prepariamoci per una nuova avventura!

A volte mi dicono che dovrei fermarmi, specie alla luce dei due anni trascorsi tra problemi di salute e quant’altro, ma è anche vero che proprio in quei momenti difficili, oltre all’innegabile, incommensurabile, amore della mia famiglia e di quella magnifica ragazza che sarebbe diventata mia moglie, è stata proprio la mia compulsività, la mia voglia di continuare a scrivere, di sentirmi in sostanza vivo ad aiutarmi a uscire da quella situazione e a riprendermi con tutta la forza possibile!

Quindi vedrò di condensare tutte queste cose belle e di cercare il giusto equilibrio per stare bene e vivere in serenità, facendo le attività che più mi piacciono. Lo devo a tante persone che mi seguono e mi vogliono bene, ma lo devo soprattutto a me stesso.

Un abbraccio forte! A prestissimo!

Gianni

Sabato 8 Novembre presentazione del mio ultimo libro “Revolution ’90” alla Feltrinelli di Verona

Sabato 8 novembre finalmente presenterò per la prima volta il mio ultimo lavoro letterario: “Revolution ’90” (edito da Nulla die), un saggio sulla musica e la società italiana degli anni ’90. Anche nelle mie precedenti uscite avevo sempre scritto con la musica al centro di tutto. In “Verrà il tempo per noi”, è  proprio la passione per le sette note e tutte le emozioni che queste possono riservarci, a guidare le gesta, le scelte e la vita stessa dei miei giovani protagonisti. La musica vista come possibilità, come miraggio, come obiettivo, come valore. In “Pinguini di carta” erano tutti testi miei, poesie alcuni li hanno definite, ma io per primo ho sempre ridimensionato il tutto, anche se in quelle parole ci credo fermamente, mi rispecchiano al 100% e il progetto poi ho voluto declinarlo ulteriormente, coinvolgendo degli amici ma soprattutto persone a vario titolo accomunate dalla forte tensione verso le forme artistiche. Così, assieme al pianista e maestro di musica Martino Fedini, all’attrice e performer Cristiana Dalla Fina e al grandissimo attore e regista dialettale veneto Terenzio Mirandola, è nato un reading teatrale musicale, interamente da me scritto ma interpretato sul palco assieme a loro, in una bella commistione di generi. Una cosa fatta e vissuta in maniera molto artigianale, anche ingenua, se vogliamo, dove mi sono messo alla prova, mi sono buttato. Poi in un momento particolare della mia vita, alle prese con una lunga malattia e il conseguente ricovero ospedaliero durato mesi e mesi, girando per gli ospedali di Verona e provincia, è nata l’idea di un’opera interamente legata agli aspetti musicali. Da tempo covavo l’idea di scrivere una sorta di saggio sulla musica rock italiana del decennio dei ’90, un’epoca che ho interamente attraversato nella mia fase cruciale, che dall’adolescenza mi ha portato alla vita adulta, dal Liceo all’Università. Un periodo in cui, partendo molto dal basso e per la pura gioia di farlo, ho pure conosciuto meglio quella fetta di mondo, con le prime esperienze radiofoniche e le tante serate al seguito di gruppi più o meno noti, con i quali avrei poi  in alcuni casi avuto occasione di fraternizzare, anche grazie all’importante e decisiva mediazione di Riccardo Cavrioli, già mio fraterno amico tra i banchi universitari ma in special modo persona con cui ho potuto finalmente sviluppare le mie istanze più profonde legate a un certo modo unico di vivere la musica, le canzoni.

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Poi però sul letto d’ospedale qualcosa è cambiato, e la narrazione convulsa, l’analisi dettagliata di tanti dischi – anche dimenticati e quindi riesumati nella mia memoria – si sono fatte raggiungere e poi sopraffare da qualcos’altro di più profondo, di più personale, qualcosa legato alla sfera cosiddetta “affettiva”. Nei momenti difficili mi è venuto di ulteriore conforto, oltre a quello ineguagliabile dettato dall’amore dei miei cari, il ricordo di certe atmosfere, vicende legate a quegli anni, quei dischi, quelle canzoni, quelle facce. Così “Revolution ’90”, che in un primo momento doveva affiancare a una parte prettamente tecnica, saggistica anche tutta una serie di interviste ad esterni, di interventi di persone addette ai lavori, pure molto noti, è divenuto il libro che ora molti di voi già, con mia somma gioia e soddisfazione, tenete tra le mani. Un libro vero, sincero, autentico, dentro il quale ho riversato tantissimo di me e della mia esperienza. La parte relativa ai prestigiosi contributi esterni è stata solo relativamente accantonata per confluire in un progetto nuovo, del quale ho già inviato la bozza al mio editore. Tempo permettendo dovrebbe uscire entro l’anno e farebbe da completamento al saggio. Saggio che appunto già in diverse persone, nemmeno tanto erroneamente, hanno definito romanzo musicale, o saggio romanzato, proprio perchè è facile trovare riferimenti a una sfera più intima, senza – questo mi sento di dirlo – andare a inficiare l’essenza di un libro di questo genere, e cioè l’attendibilità delle fonti, dei numeri, dei titoli e delle citazioni. Sono però scelte che spaziano, non solo il rock e affini che ascoltavo in prevalenza e che sentivo più mio, ma anche tanti artisti anche commerciali che hanno in qualche modo segnato la mia crescita in quegli anni, quando la musica italiana era davvero competitiva su più fronti. In “Revolution ’90” ho voluto raccontare come ho vissuto io, che all’epoca avevo tra i 14 e i 22 anni, tanti cambiamenti in atto nella nostra società, nel nostro costume, attraverso l’inclusione di determinati dischi. Sarà un immenso piacere per me poter condividere tutto questo con gli spettatori presenti in sala. Poi il 29 replicherò alla libreria Giunti di Legnago, che mi ha già ospitato anche in occasione delle presentazioni dei miei libri precedenti, un luogo dove torno sempre con grande piacere. In entrambe queste presentazioni novembrine, a farmi da relatore sarà il già nominato Riccardo che nel frattempo è divenuto non solo uno tra i più validi giornalisti musicali di settore (collabora stabilmente con uno storico mensile, Rockerilla, ed è una delle colonne del sito Troublezine) ma anche mio recente testimone di nozze! Inoltre sarà possibile, per chi abitasse lontano, seguire la diretta dei due eventi, grazie alla partecipazione del mitico Dalse, l’uomo che ormai quasi 8 anni fa ha dato vita a quella splendida realtà indipendente che risponde al nome di yastaradio.com.

Si torna a parlare di “Verrà il tempo per noi”

In queste ultime settimane sono stato molto preso su più fronti, personali (con una vacanza programmata da tempo e finalmente espletata) e professionali (con l’uscita del mio terzo libro e i primi frenetici giorni relativi alla promozione). Di conseguenza ho letto in ritardo l’invito da parte del mio editore, rivolto a tutti gli autori, di partecipare a un concorso interno. Una bella idea, con la possibilità che l’autore del libro più votato potesse risultasse il vincitore. Scongiurati nel mio caso i favoritismi del tipo “io ho votato il tuo libro, tu mi ricambi?” (metodo che comunque non avrei mai adottato!), visto che non ho appunto partecipato, mi ha fatto molto piacere leggere che tra i finalisti c’è pure il mio primo titolo “Verrà il tempo per noi”.

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E’ una soddisfazione perché il libro era uscito nel 2011 e nel frattempo la famiglia Nulla die si è di molto allargata, proponendo davvero una vasta gamma di scelte letterarie, libri di ogni genere.

Resterò per sempre legato al mio romanzo d’esordio, nonostante proprio in queste settimane appunto la mia mente e il mio impegno siano quasi esclusivamente rivolti a “Revolution ‘90”, un saggio musicale per il quale ho lavorato e investito molto di me, a livello emozionale. E sto pure ultimando il suo volume gemello che conto di consegnare per fine ottobre.

Ma proprio di recente ho pensato di rilanciare il romanzo in vista di un’interessante iniziativa che si terrà a Macherio, in Brianza. Avrò modo di presentare una mia opera e la scelta, considerando il contesto, è caduta proprio su “Verrà il tempo per noi”, che per me significa tanto. Sono sicuro che il romanzo abbia ancora delle potenzialità e in fondo essendo un esordio è chiaro che non sia molto conosciuto su larga scala. Per questo  con molto piacere ad aprile 2015 in una bella cornice lo ripresenterò più che volentieri. In fondo da lì per me è partito tutto e la storia che avevo proposto la sento tanto mia nel profondo.

 

Un bilancio personale dell’anno che va concludendosi ma soprattutto… Buon 2014 a tutti!

E così anche il mio, il nostro, 2013 va a concludersi. Un anno che, sembra (ma ovviamente, per fortuna, ci sono eccezioni positive) non essere stato particolarmente felice per la maggior parte di noi, degli italiani. Tanti problemi assortiti, e in generale un clima sempre più proteso alla sfiducia.

Io tendenzialmente non sarei così: chi mi conosce nella realtà di tutti i giorni, ma penso pure coloro che più o meno abitualmente mi leggono tra queste pagine del blog, sanno che difficilmente mi lascio abbattere e contagiare dal pessimismo, finanche quello più dilagante.

Venivo da un anno estremamente pesante a livello personale, con un 2012 trascorso all’insegna della scoperta e poi della miracolosa guarigione della sindrome rara di Lyell, una gravissima malattia della pelle, di cui avevo dato ampia testimonianza anche su PELLEeCALAMAIO, proprio per dare in qualche modo aiuto e supporto a chi si trovava nelle mie stesse condizioni.

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Il periodico controllo annuale svolto pochi giorni fa ha confermato i buoni esiti di tutto questo 2013, e cioè che ne sono definitivamente uscito indenne, sebbene la brava dottoressa specialista che mi ha seguito e tuttora mi ha in cura mi abbia ribadito che se non avessi incrociato per la mia strada un dermatologo ci avrei lasciato le penne.

Il 2013 avrebbe dovuto rappresentare – e i presupposti c’erano tutti – l’anno della vera rinascita, della svolta, con tanto di progetti stupendi e concreti. Ho raccontato per bene la mia nuova vicenda legata alla salute, e non sto qui a riscriverla nei particolari. Comunque, purtroppo, non si potrà mai stabilire con esattezza se le due malattie sono correlate direttamente o una avesse spianato la strada all’altra, fatto sta che a maggio sono stato ricoverato dapprima per un problema renale, poi scopertosi – dopo lungo iter diagnostico – derivare in realtà da una rara malattia autoimmune, il LES, o lupus.

Questa, a differenza della Lyell, è una malattia – magari meno invalidante – ma di fatto cronica e pertanto il difficile è semmai trovare la cura adatta, mirata, dosata al punto giusto-

Sto facendo dei bei passi in avanti (dopotutto, sono stato ricoverato in ospedali vari per 4 mesi, ai quali hanno fatto seguito quasi 80 giorni di convalescenza), i valori stanno ben rientrando nei parametri e soprattutto sono seguito da medici specialisti tra i migliori della zona. Hanno approntato una cura più specifica, un po’ per volta, sempre sotto stretto controllo (analisi periodiche, controlli ecc) e quello che mi dicevano è vero.. ci vuole tempo per trovare la terapia “ideale”: ogni corpo reagisce a modo suo, in fondo. Tuttavia, devo far sì che i momenti di ansia e paura non prendano il sopravvento sulle tante cose positive che sto riscontrando. Sto tornando alla mia “normalità”, a una quotidianità fatta di lavoro (ho ripreso, seppur da poco e per il momento in forma un po’ ridimensionata, dopo una batosta simile), progetti e sogni. Sogni che, ben inteso, erano vicinissimi alla realizzazione e che, senza i proclami dell’anno scorso (un po’ di scaramanzia non  guasta…), sono stati – come dire – posticipati. Avrei dovuto essermi già sposato con la mia Mary ma la data stabilita (da moltissimo tempo!) era troppo vicina a quella delle mie dimissioni definitive dall’ospedale, appena una settimana successiva e, francamente e con tanta amarezza, ma pure con sano realismo, non ero proprio in condizioni fisiche per il “grande passo”, per una giornata speciale, di gioia e di amore, quella che attendavamo da così tanto tempo. Purtroppo, quando a luglio, contrassi un’infezione cerebrale dovuta alla stessa cura che stavo seguendo in fase acuta per la comparsa del lupus (insomma, le mie difese immunitarie si erano abbassate troppo, indebolendo il mio organismo), i medici subito mi dissero che la guarigione sarebbe stata possibile (in un primo momento non fu facile nemmeno con le biospie stabilire che tipo di battere avessi contratto) ma comunque molto lunga. Fu necessario addirittura un delicato intervento neuro chirurgico in stereotassi per stabilire cosa avessi: dovettero in pratica prelevare del liquido dal cervello, in soldoni… Tutto è bene quel che finisce bene, alla fine si è individuato il germe attivo e lo si è curato efficacemente. Grandissimi i medici, e grande la Provvidenza, grande, Immenso, l’AMORE delle persone che mi sono state vicine in quei momenti. Per questo, se ho superato tutto questo, non mi farò spaventare ora da qualche normale intoppo sulla terapia, da qualche inevitabile effetto indesiderato. Non sapevo di essere così forte, me lo hanno fatto capire tante persone, a iniziare dagli stessi medici, fino ai compagni di stanza – con alcuni di loro si sono creati dei legami di amicizia (sì, Daniele, Mauro, Sante.. sto parlando di voi e vi ringrazierò sempre!), per finire alle persone che mi amano, che  sono sempre state presenti in quel lungo periodo di incertezza. Grazie! Grazie! Grazie!

Mi vedevano scrivere, buttare giù idee per il romanzo, bozze di articoli per le riviste (sono riuscito a completare due lunghi articoli poi usciti sul Guerin Sportivo in condizioni quasi proibitive, se ci penso!), ho portato avanti il progetto del saggio musicale che con l’anno nuovo vedrà la luce in libreria.. ormai siamo alle fasi conclusive! Riprenderò pure le trasmissioni a yastaradio.com!

Insomma, io non mollo, sono tanto acciaccato, devo controllarmi e seguire la terapia, ma ho 36 anni, il peggio è passato: e come scrivevo nel mio primo romanzo, prendendo proprio spunto dal mio titolo, credo che mai come nel 2014… “Verrà il tempo per noi”, per me e te Mary, visto che ormai non ci fermerà nessuno, e verrà il tempo di riprendere in mano tante belle iniziative, tanti bei discorsi lasciati giocoforza a metà.. verrà il tempo di riprendere una condizione accettabile.. non dico che tornerò a “scalare le mie adorate montagne dell’Alto Adige” ma voglio rimettermi in forma.. anche l’occhio vuole la sua parte e io sono pure vanitoso, eh? Mi sa che lo avevo già scritto da qualche parte 😉

Ora chiudo, augurando davvero di cuore a tutti gli amici più cari, ai tanti che pure in silenzio mi hanno aiutato, supportato e incitato, ai lettori, a chi viene ogni tanto a sbirciare, a chi invece è un affezionato.. insomma, a tutti, che sia un 2014 all’insegna di un ritrovato sorriso, uno sguardo che vada oltre la realtà quotidiana pesante da affrontare. Chiudete gli occhi, esprimete qualche desiderio, prefiggetevi degli obiettivi e tentate in tutti i modi di raggiungerli.. diamoci degli scopi, coloriamo le nostre vite e sapremo controbattere tanta negatività e tanto pessimismo. La mia non vuole essere una facile cifra demagogica, ma davvero, quando si passano momenti difficili, viene più semplice e naturale dare valore a certe cose e capirne la reale importanza.

E così, per una volta.. niente classifiche, niente graduatorie consuete.. niente “i migliori libri, i migliori film, i migliori dischi del 2013” ma un invito a guardare avanti al futuro con rinnovata fiducia.. come faccio io, come voglio fare io…

un abbraccio forte a tutti… ora mi godrò qualche giorno di relax in montagna con la mia morosa e una coppia di cari amici: i primi giorni di “vacanza” dopo tanti mesi, un po’ di stacco fino al 2 gennaio, poi si riparte appunto… 🙂

a presto e… voi che potete… mangiate pure TUTTO quello che volete (ormai è un mio tormentone ma… non appena mi sarò ristabilito del tutto tornerò ai miei cibi preferiti!!!)

Stupenda recensione per il mio libro “Verrà il tempo per noi”

Segnalo il link dell’interessante blog della scrittrice Manuela Micheli, nel quale trova spazio una stupenda recensione del mio primo romanzo “Verrà il tempo per noi” che vi riporto volentieri qui 🙂

http://lafontecapricciosa.blogspot.it/2013/06/premetto-che-e-stata-una-piccola-sfida.html

VERRA’ IL TEMPO PER NOI (Gianni Gardon)

Premetto che è stata una piccola sfida per me, perché generalmente non mi approccio a libri di questo genere, e sono sincera quando dico che è stata anche una bella sorpresa.
La storia si incentra sulle vicende legate ad alcuni amici che usciti dalle scuole superiori si proiettano verso il futuro ognuno con un suo progetto personale e con il desiderio di realizzarlo il prima possibile. Viene aperto un pub con l’obiettivo di renderlo uno spaccato di vita irlandese, c’è chi si butta sulla musica e chi sullo sport; le loro storie si mescolano a quelle delle persone che li circondano dipingendo un quadro di vite connesse tra loro e allo stesso tempo molto diverse. Tutti saranno costretti a crescere e a lasciarsi alle spalle qualcosa, che sia un trauma subito o un sogno irrealizzato. L’ingresso nel mondo degli adulti è accompagnato da vicende familiari problematiche, relazioni destinate a durare o a spegnersi del tutto e da piccole e grandi delusioni che al termine dell’adolescenza sono necessarie per affrontare il futuro. Un giorno guardandosi indietro questi giovani, che si tratti di uomini o di donne, potranno dire che il loro tempo è finalmente arrivato.

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Un romanzo talmente realistico da essere a tratti tragico (lacrimuccia e brivididabidi). E’ un pò la storia di tutti noi da quando inziamo a muoverci in mezzo ai “grandi” e vorremmo “spaccare il mondo” con i nostri sogni e le nostre ambizioni, ci sentiamo forti e pensiamo di poter raggiungere ogni obiettivo. Ci sono persone con i piedi più per terra, come il personaggio di Davide, che rimane in secondo piano tutto il tempo ma alla fine ti segna con la sua storia molto più di alcuni altri, e persone che invece vogliono volare in alto e che trovano lo slancio materiale per poterlo fare. Poi però tutti facciamo i conti con la realtà e allora qualcuno deve invertire la rotta e reinventarsi, altri invece per capacità o per altri motivi possono proseguire su quella strada che si sono segnati fin dall’inizio. Ecco a me il messaggio che è arrivato è questo e lo trovo meravigliosamente profondo e sensato.
Io sono seriamente innamorata del padre di Ricky, lo psicologo di Valeria, una figura salvifica che vorrebbe fare di più per la giovane ma non può.
Il realismo della storia viene accompagnato dalla semplicità della narrazione, senza troppi fronzoli, chiara e lineare. Il rimando continuo a brani musicali devo essere sincera mi ha un attimo spiazzata, perché molti non li conosco, è un limite mio che sono ignorante in materia, al contrario evidentemente di Gianni che invece sembra ferratissimo.

Ho impiegato in tutto sei ore a leggere questo romanzo, mi ha colpito proprio per questo, una volta iniziato avevo voglia di vedere cosa accadeva ai ragazzi e alle loro famiglie e non sono riuscita a metterlo da parte finché non ho risolto tutti i nodi.
Complimenti, è una storia coinvolgente, reale e in certi casi molto dolce.

 

Esami di maturità: tutti contro Claudio Magris, un grande autore poco conosciuto

Ho trovato curioso, anche se comprensibile – mettendomi dalla parte degli studenti – il moto di stupore, per non dire di insoddisfazione poi sfogato in una (talvolta) feroce ironia riversata nei social network da parte di molti studenti nel leggere la traccia del tema dedicata a Claudio Magris.

Che, detto per inciso, considero tra i migliori pensatori e autori italiani. Lo dico però con la consapevolezza e appunto la “maturità” che si spera abbia anch’io nel frattempo acquisito, ora che sto sui 36 anni!

In effetti, i contemporanei, specie di quello stile, non vengono affrontati, non dico approfonditi, dalla maggior parte dei piani di studi.. parlo per esperienza, ho insegnato per un anno proprio italiano alle scuole medie. Alle superiori poi, mettiamo in un Classico, anche di quelli “prestigiosi” dove posso aver studiato anch’io, dovrebbe essere quasi scontato, spontaneo. Ma sembra quasi di fare dei “torti” a qualcuno, penalizzando non so un D’Annunzio, un Boccaccio in luogo, chessò di un Verga o un Pavese, a mio avviso, ma parlo a livello personale ovviamente, poco studiati a dovere.

Mi fermo qui, era solo un appunto..

Forza ragazzi, che la vita vera, parlo con la saggezza presunta della mia fase adulta, è davvero fuori, ma prendete la maturità con il giusto piglio e la giusta concentrazione, riversando tutto voi stessi. E’ una piccola grande sfida, si superano le prime paure, ci si mette in gioco, prendetela con responsabilità. E sul serio, capita a tutti, fra 20,30, 40 anni vi ritroverete ancora a parlarne nelle rimpatriate, con un mix di nostalgia e tenerezza, ricordando anche perchè avevate odiato quell’autore 🙂

Piccola chicca… è un caso, ma nel mio romanzo d’esordio “Verrà il tempo per noi”, ogni capitolo era corredato da una citazione. Ho spaziato tanto, seguendo comunque il pensiero di artisti che stimo e che mi hanno trasmesso molto con le proprie opere. Tra questi poeti, scrittori, musicisti, filosofi, psicologi.. e proprio il primo capitolo, guarda un po’ te, si chiama “Finalmente Maturi”, perchè la storia che ho voluto raccontare nasce proprio dal “dopo MATURITA'” dei miei personaggi, ora alle prese davvero con la vita che verrà.

Quel capitolo, il primo del mio libro, è aperto proprio da un aforisma di CLAUDIO MAGRIS

 

“Scrivere è trascrivere. Anche quando inventa, uno scrittore
trascrive storie e cose di cui la vita lo ha reso partecipe: senza
certi volti, certi eventi grandi o minimi, certi personaggi, certe
luci, certe ombre, certi paesaggi, certi momenti di felicità e
disperazione, tante pagine non sarebbero nate”
(C. Magris)

Una splendida giornata trascorsa con Alberto Morselli, in occasione del suo ritorno sulle scene musicali.

Domenica, pur bersagliato da problemini di salute (i reumatismi che non mi stanno dando tregua) sono riuscito a realizzare uno dei miei sogni: conoscere di persona il mio cantante preferito, Alberto Morselli, la storica prima voce dei Modena City Ramblers, sì, proprio colui che con la sua calda e profonda voce ha abbellito e reso unici brani dell’album d’esordio “Riportando tutto a casa” come “In un giorno di pioggia”, “Canto di Natale” e soprattutto “Ninnananna”.

Ero giovane quando scoprii i Modena, nel 92 avevo in pratica 15 anni quando uscì in tiratura limitata il demo “Combat Folk”, anticipatore dei suoni e delle atmosfere del debut album. Mi piaceva tutto del gruppo: la spontaneità, la genuinità, l’approccio, l’attitudine, l’ideologia, il messaggio, ma è indubbio che a colpirmi fu soprattutto la voce di Morselli.

Fui spiazzato quando lasciò il gruppo, e purtroppo vidi il gruppo live quando lui già aveva salutato la compagnia, cedendo il microfono a un giovane Cisco, che poi si rivelerà degno erede.

Uscì solo nel 2005 un disco solista di Alberto, “”Da un’altra parte”, splendido e semplice, lontano dalle istanze politiche che avevano minato i rapporti e gli equilibri all’interno del gruppo madre, ma sempre radicato in un corollario caro alla musica irlandese, se non proprio in modo diretto, essendo poi mischiato con atmosfere cantautorali e vaghi echi di new wave, specie in “I miss you” con coda alla Joy Division e l’oscura “Vorrei”.

Poi di nuovo il silenzio, rotto soltanto da alcune sporadiche collaborazioni con gruppi emiliani di area folk, come i parmensi Me, Pek e Barba.

Contattai, con molta discrezione, Alberto via mail un paio d’anni fa e nacque un rapporto di stima e una bella corrispondenza. Mi rivedevo in lui, nelle sue scelte, nel suo modo di vedere la vita. Gli promisi che gli avrei portato una copia del mio romanzo d’esordio, dai forti connotati musicali, e ambientato negli anni ’90 con i personaggi che talvolta nominano pure i Modena e pure la sua dipartita della band. Alberto fu incuriosito dalla singolare citazione ma a me venne spontanea… in quei personaggi c’ero io, con i miei pensieri e i miei concetti.

L’occasione tardava ad arrivare, finchè non mi giunse una sua mail che mi preannunciava una data zero di un nuovo progetto, ribattezzato “The Morsellis”.

Ho pensato subito di approfittare di un’occasione che avrebbe potuto rivelarsi unica, vista la cadenza poco regolare con cui ha volutamente deciso di esibirsi.

Il problema era che stavo male, maledetti reumatismi, che a guidare fino sopra Scandiano, paese che conosco bene perchè ci lavora mia sorella, non ce l’avrei fatta da solo. La mia ragazza lavorava e proprio non sarebbe riuscita a scambiarsi di turno. Peccato, un grande peccato, perchè morivo dalla voglia di dedicarle dal vivo e con la voce di Alberto, la splendida “Ninnananna”, un po’la nostra canzone, a mio avviso la più bella canzone d’amore italiana, da una trentina d’anni a questa parte. Così ad accompagnarmi ci ha pensato addirittura mia mamma, splendida, dopo una mattinata intensa di lavoro, lei che a malapena i Modena li aveva sentiti nominare e che temeva di trovarsi davanti a una bolgia di ragazzini. Io l’avevo rassicurata, conoscendo l’identikit dell’ascoltatore dei Modena e di conseguenza di Alberto. Tutto è stato entusiasmante e bello sin dall’inizio. Locale bello, raccolto, ma casinaro, sullo stile dei pub irlandesi, buona cucina e ottima musica, tra le colline del Reggiano. Il titolare di una gentilezza estrema, Robby Bedeschi del Red Mosquito, l’atmosfera giusta. Arrivati durante il soundchek, timidamente ma non troppo mi sono avvicinato ad Alberto, dopo aver riconosciuto il grande Filippo Chieli, grande musicista al violino e alla viola e Gianfranco Fornaciari, un nome una garanzia, avendo egli contribuito fortemente al lancio di un certo Luciano Ligabue, idolo locale, abitando a Correggio, a una quindicina di km.

Alberto mi è sembrato di conoscerlo da sempre… semplice, genuino, disponibile, con valori importanti come quello per la famiglia, i figli, le amicizie. La platea era composta da molti amici, alcuni intimi e che lo seguono da sempre, molti bimbi, tanta allegria, ma soprattutto tanta ottima musica. Una voce unica, mai sopra le righe che ha raggiunto vette inarrivabili quando ha cantato le già citate hit dei Modena, emozionando tutti con Ninnananna, In un giorno di pioggia, le sue Twice, I miss you, le cover, su tutte “Una città per cantare”, resa particolarmente profonda e “Nothingman” dei Pearl Jam, da brividi.

Io con il grande (in tutti i sensi!) Alberto Morselli. In mano tiene i miei libri!!!

Io con il grande (in tutti i sensi!) Alberto Morselli. In mano tiene i miei libri!!!

E poi gli inediti, splendidi e ancora più irlandesi rispetto al suo disco d’esordio. Su tutti “Eire”, un omaggio incredibile alla Magica Terra Verde. E’ stato emozionante dargli di persona i miei libri, l’ho visto felice, e anche il titolare del locale si è complimentato, dicendomi che sarebbe una bella idea, una volta uscito il saggio, fare qualcosa di particolare insieme. La promessa è di rimanere in contatto, magari passerà un anno, ma è mia intenzione mantenere i rapporti, visto come sono nati in modo spontaneo, non da fans a cantante.

Non mi piace troppo invadere la sfera privata degli artisti ma è bello quando vedi che l’intesa è buona, che ci si capisce. Che poi Alberto sia la miglior voce italiana da 20 anni a questa parte è un altro discorso e anche solo l’idea di poter condividere un palco con lui, alternando magari un suo pezzo e un mio testo, beh, mi emoziona fortemente. Torno con i piedi per terra, ma è certo che nonostante avessi tanto male a causa dei reumatismi, ho vissuto una splendida giornata, come immaginavo sarebbe successo. Grazie Alberto per la tua musica, per ciò che sei in grado di trasmettere. A presto.