Il nome di Alex Snipers (alias Alessandro Cecchini) trovò già spazio in questo blog, in una sorta di articolo “mascherato” da recensione – nella fattispecie riguardo il disco “Flowers and Hurricanes Acoustic Ep (Quarantine sessions)” realizzato in pieno lockdown nel 2020 – nel quale di fatto cercai, non solo di attenermi a quell’interessante lavoro, ma di fare una panoramica più ampia sulla sua esperienza artistica, invero copiosa e assai variegata a livello discografico, al punto che il rischio di perdervisi dentro era alquanto tangibile.
Con colpevole ritardo ad esempio ho scoperto un Ep che esula un po’ dagli altri suoi proposti in precedenza, ma anche da quelli successivi, nel quale Cecchini si misura con un rock elettrico, onirico eppure sferzante, con punte acide che si uniscono e intersecano a momenti più delicati e psichedelici.
Il titolo era “Personalità incorretta”, che pare calzare a pennello con il suo autore, e fu autopubblicato una prima volta nel lontano 2005, ma che a ragione Alex ha voluto fare rivivere, concedendogli (e concedendosi) una seconda chance con la ristampa a distanza di ben 17 anni.
In effetti i motivi per andarne fieri ci sono tutti, sia da un punto di vista musicale, date le buone intuizioni in cui si muovono, nell’ordine, la riuscita cover dei Sabbath “Planet Caravan”, lo strumentale “The Bright Side of the Moon” (proverbiali nella produzione snipersiana le citazioni di brani o album altrui) e “Re Cremisi” che lo compongono, sia per quanto concerne la produzione che ne mette in luce una cura certosina dei suoni.
Stupisce più di tutti l’ultima traccia, in cui il Nostro si cimenta con la lingua madre, per un brano che avrebbe meritato di essere valorizzato diversamente.
E’ un discorso questo che potremmo tuttavia allargare a tutto il lavoro, all’epoca pressochè ignorato, per il quale il cantautore lombardo si volle dichiarare al mondo con il proprio nome e cognome, scrivendo testi e musica e impegnandosi alla produzione artistica; nel farlo si avvalse di validi musicisti come Paolo Manzolini alla chitarra, Nicola Mazzucconi al basso e Stefano Guidi alla batteria, e di Davide Perucchini e Valerio Baggio che si sono occupati rispettivamente di registrare e mixare il primo, e del mastering il secondo.
Pensavo fosse giusto saperne qualcosa di più, interpellando l’autore con una serie di domande:
“Buongiorno Alessandro, partirei proprio da “Personalità incorretta” che sta vivendo una seconda giovinezza in questo 2022. Da dove è partita questa esigenza? Pensavi che questo lavoro meritasse più attenzione di quanto ottenuta al periodo? Ne vai particolarmente orgoglioso?”
L’esigenza di riproporre questa produzione dal titolo appunto “Personalita’ incorretta” nasce dal fatto che nè al tempo, nè con lo scorrere del tempo, il disco è stato valutato o rivalutato, ma semplicemente pressoché ignorato.
Non lo trovo e non lo trovavo giusto, tutto qui. Meritava a mio dire più attenzione per come è stato realizzato e per il risultato a cui si è giunti tramite quel processo. Ne sono diciamo soddisfatto.
Riguardo questo ep devo dire che, a distanza di quasi 20 anni, non ha perso brillantezza e attualità. Suona ancora bene al giorno d’oggi, e questo è bello: vuol dire che stavamo facendo bene già allora.
Si è lavorato tanto sui suoni e sulla forma, sulla cura dei dettagli. La forma è contenuto dopotutto.
“La tua discografia è così ricca che risulta complicato orientarsi al suo interno: tra dischi ufficiali, live, cover, ep, non ti sei fatto mancare niente. Tanta compulsività musicale nasce da un’urgenza espressiva, o sei tra coloro che amano mettere nero su bianco ogni idea e ogni suggestione? Hai sempre pubblicato secondo il tuo istinto o ti sei dato una “guida”, avevi in testa un percorso che andasse proprio in questo modo?”
Un flusso di idee, nient’altro. Inizio a scrivere così, per passatempo, imparo delle covers che mi piacciono e decido di farne un ep o un album, perchè in quel momento sento che devo farlo. Istinto e ragione insieme. “Personalità incorretta” è un ep da rockstar, registrato con musicisti eccezionali, mixato e masterizzato da professionisti. Era, e lo sapevo e lo dicevo già allora, un punto d’arrivo.
Da quel momento in poi ho adottato la sigla Alex Snipers e ho registrato in maniera minimale; talvolta facendo di necessità virtù, tipo durante il lockdown, talvolta consapevolmente.
Sono di origine pesarese, il pesarese e’ minimalista. Siamo fatti cosi’. A Pesaro vedo tanti sognare in grande, salvo poi forse non saper gestire tutto questo. Siamo minimalisti ripeto. In ogni caso non avevo in mente alcun percorso, anzi pensare che questo ep “Personalita’ incorretta” sia uscito 17 anni fa la prima volta, mi fa proprio credere che gli Oasis abbiano ragione: time flies…
“Sono evidenti nei tuoi lavori i tanti richiami, più o meno espliciti, ad artisti e gruppi principalmente di derivazione americana. E’ a quelle latitudini che hai sempre volto il tuo sguardo, da dove nasce questa tua fascinazione per certi cantautori e per un certo sound classico?”
Lo dice la parola: la moda passa, il classico resta: ecco da dove nasce la mia fascinazione. Cantautori come Neil Young o Bob Dylan sono esempi sempiterni, per tutti, credo. E loro come moltissimi altri provengono dal Paese che ha dato i natali al rock, impossibile perciò non rimanerne suggestionati.
“Siamo coetanei e mi pare di capire che hai assorbito anche tu la lezione del grunge, genere imperante negli anni novanta, che tanto mi sembra ti abbia influenzato, non dico a livello di scrittura, ma più come attitudine e visione del mondo. Sbaglio?”
Il grunge dipingeva bene quegli anni: anni ’90.
Era il grunge, dappertutto, nei dischi, negli abiti, nelle parole… nell’attitudine.
Ho amici che non l’hanno apprezzato molto a livello musicale, eppure hanno finito col condividerne i contenuti: credo si tratti di memoria storica. Puoi anche non aver vissuto un periodo direttamente ma venirne in qualche modo influenzato lo stesso.
“Il tuo essere per lo più indipendente a livello artistico si è scontrato talvolta con la necessità e il legittimo desiderio di voler far conoscere maggiormente la tua musica? Ci sono stati dei momenti in cui ti sentivi pronto per il “grande salto” o ritieni che la tua personalità “incorretta” sia più adatta per un pubblico più indie, di nicchia, in grado di intercettare il tuo sentire?”
Pensavo di poter diventare un compositore professionista.
O meglio: di poter vivere come “fabbricante di canzoni”. Non ho mai pensato che sarei finito col suonare negli stadi o palazzetti, ma perlomeno di vivere delle mie canzoni. Non è andata né in un modo, né in un altro. Oltre a limiti personali credo avesse ragione un discografico tanti anni fa, quando mi disse che avrei dovuto trovare qualcuno che mi “volesse bene” per produrre la mia musica. Il fatto buffo è che Neil Young disse qualcosa di simile di un collega negli anni ’60, cioè che questo suo collega, di Neil Young, non aveva trovato qualcuno che “gli volesse bene” abbastanza da produrgli i dischi.
Molto evidentemente, tornando a me, nel 2022, non avevo abbastanza talento, ecco perchè le cose sono andate così, comunque ci ho sempre creduto fingendomi altrove con la mente. E’ regola: provarci! (distrattamente).
“Il lockdown e in generale questi anni venti del secondo millennio, periodo segnato da pandemie, guerre e crisi politiche e ambientali, ha messo tutti a dura prova. Tu hai reagito continuando a fare musica, pubblicando un Ep e riuscendo a guadagnare qualche data in giro. E’ cambiata in te la prospettiva di continuare a inseguire il tuo sogno artistico o andrai avanti seguendo la tua strada?”
Ho avuto il covid. Ho immaginato Brad Pitt che entra nella stanza sotto le veci di Dio. Si mette seduto sulla sedia, si accende una sigaretta e mi dice: “ora io ti tolgo da qui, ti guarisco dal covid, ma tu fai come dico io quando lo dico io: tu ad ottobre smetti.”
Il covid è andato via. Sono credente, e convinto che Dio ci parli. Mi ha parlato, mi ha preso il braccio e mi ha detto: basta Cecchini: ottobre 2022, stop. Da lì in poi suonerai solo per grandi occasioni, se ce ne saranno, o per cause importanti.
“Ultima domanda, più personale: oltre che un musicista tu sei in primis un grande appassionato di musica, che snocciola a menadito titoli di album, canzoni, credits… cosa ne pensi del fatto che la musica, specialmente il rock, abbia perso nelle nuove generazioni la sua centralità? Diventerà, come sostengono in molti, come il jazz, cioè relegato a una pur numerosa nicchia, o a tuo avviso, prima o poi il rock tornerà a ruggire, proponendo l’ennesima nuova rinascita/rivoluzione?”
Il rock è Dioniso. Dioniso era un dio atipico, non aveva un Tempio.
Era fatto a pezzi dalle Baccanti, per rinascere. Il rock vaga per la Terra, scompare e riappare, come il Gatto del Cheshire.
Il rock resterà per sempre se, come diceva Seneca riguardo la commedia, non guarderà alla sua durata ma alla credibilità di come è replicato.
Se si manterrà un legame con lo spirito, con le radici blues del rock in uno sguardo in divenire. E infine ci sarà sempre rock quando, come i Sex Pistols, i Replacements, i Nirvana ecc., ci sarà qualcuno che si stuferà di tante troppe cose e si stancherà al punto che la sua insoddisfazione si è fatta troppo forte e dirompente perchè la società la possa ignorare.
Come diceva qualcuno che di rock se ne intende: get satisfaction if you want it– (Rolling Stones).
Il rock è stato dell’anima. Questo invece lo dico propriamente: il rock è stato dell’anima. Non della mente, dell’anima.