Dura la vita dei figli d’arte, in particolare trattandosi di discipline artistiche e sportive, ma in fondo la regola si potrebbe applicare un po’ a tutti i campi esistenziali, laddove sia sempre in agguato il confronto o la responsabilità di portare avanti un’eredità, un passaggio di testimone, un’attività o quant’altro.
Ovvio, ci sono anche i dovuti vantaggi nel crescere in un ambiente dove la strada per certi versi sia già spianata ma poi, come facile è l’accesso a determinati approdi, allo stesso tempo diventa invece molto complesso mantenere tale status o determinati standard.
Siccome di sport parlerò in questo post, a maggior ragione vedremo quanto sia difficile in alcuni casi misurarsi con un cognome ingombrante, magari con chi ha fatto la storia in questo ambito, e mai come nel calcio ad esempio, se è vero che vi sia un canale preferenziale – per non dire diretto – nell’assaporare certe realtà difficilmente raggiungibili per il ragazzo che parta da zero dal campetto sotto casa, facendo leva sulle sole qualità tecniche, poi bisognerà sempre dimostrare sul campo di che pasta si è fatti.
E in un certo senso, mi vien da dire, sarà sempre più difficile, se non impossibile, riuscire a imporsi se non si dimostra con i fatti il proprio valore, a differenza del figlio di un imprenditore che, con ogni probabilità, un posticino nella ditta familiare se lo potrà tenere stretto più facilmente.
Uno a questo punto potrebbe sostenere che anche un figlio d’arte di un famoso calciatore avrà comunque accesso a una vita più che decorosa e non dovrà magari sgobbare per arrivare a fine mese; già, ma se le sue ambizioni (legittime) erano quelle di ripercorrere le tappe della carriera paterna (o materna, ma nel caso specifico tratteremo di un ex calciatore di cui oltretutto si sta parlando molto attualmente per questioni extra sportive), allora sono certo che il rammarico e la delusione per non essere riusciti nell’impresa saranno molto alti.
Il nome in questione, l’avrete capito dal titolo, è quello di Totti, il cui figlio Cristian sta cercando di ripercorrerne le gesta sul rettangolo verde.
Si fa riferimento quindi a uno dei più grandi campioni mai espressi di questo sport, non soltanto in ambito nazionale. Francesco ha vinto un Mondiale, è stato indissolubile simbolo della Roma (e di Roma), e il pensiero diffuso è che di calciatori come lui non ne nascano molti.

Cristian è l’unico maschietto di casa, il primogenito dell’allora coppia d’oro Totti/Blasi, ha due sorelle più piccole (Chanel e Isabel) e sin da bambino è dovuto crescere giocoforza con i fari puntati accesi, con la famiglia giustamente attenta a garantire privacy e la necessaria tranquillità per compiere tutte le tappe salienti della sua vita.
Il pallone non poteva che diventare un suo fedele compagno, la passione è nata spontanea: respirava calcio in casa Totti, e non poteva essere altrimenti.
Francesco, come tutti i padri amanti del calcio, certo sognava che il figlio diventasse un calciatore, ma è sempre stato anche prudente nel pronosticargli un futuro a certi livelli, consapevole lui per primo che essere “il figlio di” lo avrebbe di fatti penalizzato, esponendolo a continui e difficili paragoni.
Sono sempre stato attento e appassionato all’argomento, ne scrissi per la prima volta proprio su questo blog: era il 2013 e quel dossier a tutt’oggi è tra i miei articoli più letti e apprezzati.
C’è sempre una sorta di curiosità speciale nel vedere all’opera gli eredi di sportivi, musicisti, attori ecc, e anche solo immaginare di rivedere il nome di Totti stampato su una maglia giallorossa è fonte di emozione, non solo presumo per i tifosi giallorossi.
Cristian, classe 2005, da sempre si trova quindi a convivere con un peso notevole, ma la famiglia lo ha sempre protetto, perché per prima cosa giocare a calcio deve essere un divertimento, come per tutti i bimbi, poi i più meritevoli, i più bravi magari avranno accesso a un futuro glorioso, chi lo sa?
Come accennato nella premessa, ovvio che Cristian non debba aver sostenuto chissà quali provini per farsi visionare e scegliere dalla società giallorossa (per inciso, una delle più forti in assoluto da sempre in campo giovanile), ma cognome a parte, qualcosa dovrà pure aver mostrato, qualche segno del dna calcistico gli è stato trasmesso.
Ora però per il giovane Totti è venuto il momento di dimostrare il proprio talento, e io da appassionato conoscitore di calcio giovanile lo sto seguendo con attenzione almeno da tre anni, da quando il Nostro è stato confermato nella formazione Under 15 (ex Giovanissimi) per il primo campionato che ti fa conseguire un titolo nazionale.
Mi limiterò ai fatti, facendo ovviamente qualche considerazione personale e proiezione: nessuna pretesa di verità, perché sappiamo che nel calcio è molto complicato fare previsioni sul futuro degli atleti a determinati livelli.
E la realtà odierna ci dice che Cristian quest’anno disputerà con i coetanei il campionato Under 18, con vista sul torneo Primavera, palcoscenico che fa da preludio al calcio dei grandi.
Sarà un osservato speciale, come d’altronde lo è dai suoi precoci inizi: me lo ricordo in alcuni filmati di quando era poco più che un bambino, già con la maglia della Roma a giocare e segnare in alcuni tornei.
Ma da quando si è accostato a un livello più alto il suo nome è finito nelle retrovie, a iniziare proprio dall’Under 15 dove Cristian accumulò invero poche presenze, e non solo per l’avvento traumatico del Covid, che ha bloccato sul più bello la crescita dei ragazzi e la loro bella partenza in campionato.
Poche presenze per lui in quella prima stagione (in pratica mai titolare), e la sensazione che in un calcio schierato a 11 non avesse ancora trovato una collocazione ideale: niente di cui preoccuparsi in fondo, quella è davvero una fase di crescita non solo calcistica, dove i ruoli sono ancora poco definiti, e dove sta all’allenatore cogliere le qualità dei suoi giocatori e le modalità per farle esprimere al meglio.
La zona di campo in cui si muove è quella prettamente offensiva, anche se pare da subito evidente che, al di là di alcuni buoni fondamentali, non possegga certo la genialità del padre.
Non vanno meglio le cose l’anno successivo, quando è confermato per il campionato Under 16. Complice anche un infortunio al piede, si aggrega più tardi in gruppo e fatica tremendamente a competere con compagni come Marazzotti, Bolzan, Rozzi, Polletta o Graziani (che agiscono nella sua zona di competenza), i quali appaiono non solo più pronti ma a conti fatti più talentuosi.
Rimanendo alla sua annata, c’è già chi come Simone Ienco, difensore centrale mancino adattabile anche come terzino sinistro (arrivato nell’Under 15 dalla società satellite Carso), viene aggregato con buona continuità in Under 17, tanto da giocare titolare nella finalissima del campionato che verrà poi vinta dai giallorossi.
A parte questo, diversi giallorossi del suo ciclo finiscono presto nel giro delle nazionali giovanili (di cui il padre Francesco non solo era habituè ma pure predestinata stella): vengono chiamati dai selezionatori azzurri il centrocampista De Angelis e i già citati Marazzotti, Bolzan e Graziani; insomma la sensazione è che sia ancora indietro nelle gerarchie, e che abbia convinto poco l’allenatore Tanrivermis, fermo sostenitore del 4-3-3.
Si arriva così alla stagione calcistica 2021/2022, quando il giovane Totti viene confermato anche nell’Under 17, categoria una volta denominata Allievi, dove storicamente viene fatta una scrematura all’interno della rosa, che viene rimpolpata di volta in volta anche con profili stranieri.
Non fa specie una pur forte Roma che aveva già aggiunto in roster il portiere Razumejevs, il difensore Karagiorgis, il poderoso centravanti italo americano Misitano e il fantasista brasiliano Cesco Costa, per altro subito inserito con il ciclo vincente dei 2004 (qualitativamente in generale considerati più forti dei 2005 e dei 2006).
Inoltre salgono più o meno stabilmente in Under 17, per farli misurare da subito in un torneo più competitivo, alcuni calciatori nati nel 2006 come il difensore centrale Plaia, il polivalente Mannini (entrambi acquistati l’anno prima dallo Spezia, quest’ultimo anch’egli nazionale giovanile) e il neo acquisto Surricchio, centrocampista che addirittura vanta già qualche presenza da professionista con il Teramo in serie C.
Tra coloro che invece salutano la compagnia ci sono il laterale destro Marcelli, il terzino Mulè e l’attaccante Cipolletti – che a tredici anni giganteggiava letteralmente in campo, essendo altissimo rispetto ai compagni – : tutti loro negli anni precedenti avevano contribuito bene ai risultati della squadra, giocando spesso e volentieri anche da titolari, eppure quest’ultimo finisce al Sassuolo, i primi due invece alla Ternana (Mulè dopo un solo anno cambia di nuovo casacca, visto che inizierà la nuova stagione con la Under 19 del Latina; stessa sorte è toccata a Cipolletti, passato in prestito al Cittadella con cui disputerà il Campionato Primavera2).
Cristian a un primo colpo d’occhio somiglia tantissimo a Francesco, biondo come lui, con qualche movenza simile, ma al momento i punti in comune sono solo questi: al termine di una stagione letteralmente sopra le righe per la Roma Under 17, che per lunghi tratti domina in campionato salvo cadere poi in semifinale, i minuti accumulati dal giovane Totti sono veramente pochissimi, e al netto di qualche problema di natura fisica, pare ancora più grande il divario tecnico fra lui e i suoi compagni.
Guidati dal nuovo allenatore Ciaralli, i ragazzi non solo arrivano fin quasi a giocarsi il titolo nazionale (saranno sconfitti in una combattuta semifinale contro l’Inter, che poi a sua volta perderà la finalissima contro la rivelazione Bologna) ma in campo spesso e volentieri danno spettacolo.
Schierati per lo più con un 4-2-3-1, vengono esaltati in particolare Marazzotti e Graziani sulla trequarti (mentre perdono posizioni De Angelis e Rozzi), Cichella in mediana anche dopo l’arrivo del predestinato Ivkovic, e i due attaccanti Bolzan e Misitano che si completano divinamente in campo e fanno sfracelli in zona gol, diventando oltretutto perni della Nazionale che ha disputato l’Europeo di categoria.
In maniera naturale molti di questi ragazzi esordiscono da sotto età con l’Under 18, cavandosela bene anche lì.
In mezzo a tutto questo Cristian fa molta anticamera, come detto gli restano le briciole in campo, eppure gli basta solo un gol (tra l’altro pregevole) contro la Reggina, per salire clamorosamente agli onori della cronaca.
E’ di Totti jr infatti il sigillo finale di una gara vinta agevolmente dalla Roma per sei reti a zero; sembrava l’inizio, almeno leggendo i titoloni, di una storia finalmente ricca di soddisfazioni per il giovane attaccante, tanto che addirittura si scommetteva su quando sarebbe avvenuto il suo esordio in serie A!
Capisco l’attesa di rivedere un altro Totti diventare campione, la stessa che era stata riposta nei figli di Maradona, Pelè, Roberto Baggio, Zidane e altri ancora… basterebbe conoscere l’epilogo delle loro avventure per comprendere che tanto entusiasmo attorno a Cristian è davvero esagerato, e che occorre essere molto prudenti per non bruciare il ragazzo sotto il peso di troppe aspettative.
Da lì in avanti infatti – si era a fine marzo – Totti non saprà ricavarsi tanto altro spazio, concludendo l’intera stagione con sole otto presenze che, al netto di qualche infortunio patito, sono davvero pochissime per pensare tanto in grande.
Poi, per carità, questa come rimarcato in precedenza è una fase cruciale per i giovani calciatori: i tempi di maturazione di ognuno cambiano, e chi è più indietro adesso ha davvero tutto per recuperare, variabili impazzite a parte.
Vale ovviamente anche il contrario, quanti campioncini in pectore, piccoli fenomeni la cui avanzata nel calcio che conta sembrava inarrestabile, un approdo naturale, si sono arenati poi per tutta una serie di cause diverse (mentalità sbagliata, vita non da professionista, consigli errati di chi ti sta intorno, infortuni gravi, l’allenatore che non ti vede, banalmente sfortuna…)?
La lista è interminabile, perciò non mi sento certo di bocciare Totti prima ancora che inizi un percorso professionistico, in fondo senza andare tanto a ritroso nel tempo ricordiamo che anche Federico Chiesa, pure alle prese con il paragone ingombrante col padre Enrico (fortissimo attaccante degli anni 90, tra i migliori cannonieri di sempre in serie A), fino agli Allievi sembrava fermo in un limbo, invece poi ha svoltato grazie anche a un allenatore, (in quel caso Paulo Sousa) che ha intravisto qualcosa di speciale e non ha esitato a gettarlo nella mischia, puntando molte carte su di lui.
Certo, anch’io auspico che Cristian possa arrivare a giocare in A, ma da un punto di vista giornalistico vorrei essere prima di tutto realista: arrivati alla soglia della maggiore età (i 2005 compiranno 18 anni nel 2023) i ragazzi calcisticamente si stanno formando e sono pronti per l’ultimo step del calcio giovanile, il campionato Primavera (e difatti Bolzan, Costa, Graziani o Misitano sono stati aggregati in una rosa composta per la maggior parte da gente del 2004, più i fuoriquota del 2003).
Alcuni di loro probabilmente durante la stagione esordiranno in Prima Squadra in serie A, non parliamo poi dell’estero dove i più bravi e talentuosi si trovano facilmente a bruciare le tappe, diventando protagonisti anche a livello internazionale.
Per Totti invece si sono aperte al momento le porte della formazione Under 18, storicamente denominata Berretti, in cui dovrà necessariamente cambiare marcia.
Nel campionato nazionale che inizierà domani (18 settembre, con la Roma impegnata nella prima giornata contro il Genoa) ritroverà come molti altri compagni il giovanissimo tecnico turco Tanrivermis (classe 1989) che già allenò la nidiata dei 2005 in Under 15 e Under 16, prima di approdare allo Spezia per una breve parentesi come allenatore della Primavera.

Non sarà facile per Cristian, lo abbiamo capito: le attese sono enormi, ogni sua giocata è vivisezionata, si cerca di scovare col binocolo qualche barlume del talento immenso del padre Francesco, ma ricordiamoci che egli a 16 anni aveva già esordito in A e da lì a poco avrebbe spiccato il volo.
Diamo a Cristian il tempo di crescere (non ha ancora compiuto 17 anni, li farà a novembre) e di fare la sua strada, l’augurio è che possa giocare serenamente, con la giusta voglia e passione, divertendosi, senza quella fretta e ansia di dover per forza dimostrare qualcosa.
E’ ovvio che qualunque sua giocata verrà amplificata, in fondo è bastato davvero un semplice gol per scatenare tanto entusiasmo intorno a lui… a volte mi chiedo se avesse fatto i numeri di compagni come Marazzotti o Bolzan, cosa sarebbe successo, forse davvero avrebbe già assaporato la Prima Squadra.
In conclusione, tutto dipenderà da lui, da come affronterà anche mentalmente, dopo un’estate passata involontariamente sotto i tabloid per le note vicende dei suoi famosi genitori, la nuova stagione calcistica.
L’augurio sincero che gli faccio, e che allargo ovviamente a ogni giovane calciatore in erba, è che abbia le possibilità reali per esprimere al massimo il suo potenziale. Utopistico forse, ma già che uno riuscisse a raccogliere quanto di seminato in tanti anni di settore giovanile in base ai reali valori tecnici, sarebbe un grande traguardo.
Nel caso di Cristian Totti, invece, spero si inizi presto a parlare di lui per le gesta sportive e che il suo nome non sia tirato in ballo soltanto per notizie legate al gossip.