La Fase 2 per un soggetto immunodepresso

E così inizia la tanto agognata e attesa Fase 2… ormai non è più tempo di recriminare, chiedersi “perchè è successo tutto questo?” e, dal mio punto di vista, è fuorviante pure perdersi in elucubrazioni che riguardano argomenti nella maggior parte dei casi lontani da noi, o almeno lontani dal sottoscritto, quelle che io chiamo le “teorie del complotto”. Lasciatemi la mia ingenuità e la mia pigrizia nel non voler addentrarmi in territori che prima di tutto non mi competono.

Siamo tutti reduci da mesi difficili, e come spesso accade nelle maratone o nelle scalate – quando sono gli ultimi metri quelli più duri da affrontare – anche noi abbiamo iniziato a dare segni di stanchezza proprio nelle ultime settimane. La gente legittimamente reclama il ritorno alla propria normalità, e li posso capire: quella che da due mesi stiamo vivendo NON è la vita vera, ma è purtroppo l’unica che ci è concessa in questo momento e abbiamo pertanto imparato ad affrontare questo momento di difficoltà. E capito, seppur in minimissima parte (perchè secondo me non è giusto paragonare le due circostanze, nonostante da più parti vi si faccia ricorso), cosa abbiano provato i nostri nonni alle prese, chi con gli orrori della guerra, chi con la fatica di ricostruire tutto dalle macerie.

Si ritornerà quindi a “respirare” e a muoversi un po’ più liberamente, con la speranza che TUTTI ma proprio TUTTI abbiano capito l’enorme rischio a cui si va incontro se dovesse riallargarsi a macchia d’olio la linea dei contagi, laddove grazie a Dio, da alcune settimane stiamo assistendo a una lieve ma costante flessione dei malati in favore dei guariti.

Mia moglie lavora in ospedale in un reparto Covid (per lo più in una Regione come la nostra, il Veneto, tra le più colpite) e anche se le cose stanno migliorando, è indubbio che una preoccupazione da parte dei medici per l’imminente ripresa ci sia, non essendo del tutto conclusa l’emergenza sanitaria.

Tuttavia è giusto prima o poi riprendere a piccoli passi. Ed è la cosa migliore per tutti, anche per chi come me è un soggetto immunodepresso.

Ritratto casalingo in tempi di quarantena

Già, ma cosa cambia per una persona immunodepressa nella Fase 2 rispetto a quella che ci siamo faticosamente appena lasciati alle spalle? Poco o niente direi… e qui sì che posso dirlo con cognizione di causa visto che dal 2013 sto vivendo con una malattia autoimmune che in casi come questo mi fa inserire tra le categorie cosiddette a rischio.

In realtà, anche se ormai da tempo non aggiornavo più questo blog sulla mia malattia (chi mi legge da tempo sa cosa ho passato, chi volesse saperne di più può invece recuperare facilmente facendo la ricerca con le parole-chiave Les, Lupus, Lyell), io in tutti questi anni, come mi dicevano incoraggiandomi i vari specialisti che mi seguono periodicamente, non ho avuto chissà quali privazioni nella mia vita.

Diciamo tranquillamente che sto vivendo la mia vita in modo normale. Certo, ho dovuto all’inizio abituarmi alla mia condizione di soggetto immunodepresso, ho avuto le mie paranoie ogniqualvolta mi veniva una “semplice” influenza perché purtroppo non posso assumere i farmaci classici che si usano in quei casi. Soprattutto ho dovuto imparare presto la mia terapia quotidiana, sapere che dovrò fare degli esami di controllo specifici sugli anticorpi e altro, e che dovrò periodicamente essere visitato nello specifico dal reumatologo, dalla nefrologa, dalla diabetologa (perchè a me il Les nella sua fase acuta non aveva risparmiato nulla!). Questi medici per me sono diventati non solo dei volti famigliari ma soprattutto delle grandi sicurezze!

Detto ciò, pur con le dovute precauzioni, ho ripreso relativamente presto a fare tutto quello che facevo prima della malattia: lavoro a tempo pieno (e il MIO lavoro, non quelli di tipo protetto), sport (ovviamente non potrei più a livello agonistico ma come hobby anzi è importantissimo per il mio metabolismo che io mi muova, senza affaticarmi troppo però… sì, direte che è una contraddizione ma ormai ho imparato anche a sapermi dosare negli sforzi), viaggi… soprattutto come già detto riesco a condurre la mia normale vita di tutti i giorni, ed è in fondo la cosa più importante.

Tutto ciò fino alla comparsa di questo maledetto e indesiderato virus, che per la prima volta da sette anni a questa parte mi ha costretto a fermarmi, anche se per fortuna sono stato bene e non l’ho contratto. Ho tenuto botta, riuscendo a fare il mio lavoro e a spostarmi liberamente finché le notizie dei primi contagi erano ancora limitate a determinate aree (tra l’altro non lontane da dove lavoro, visto che il primo caso di paziente morto a causa del Covid-19 è stato riscontrato nell’ormai noto Vo’ Euganeo, a pochi km da Montagnana, nel padovano, il paese dove mi reco ogni giorno).

Poi però quando il contagio ha iniziato a diffondersi, sono stato preventivamente stoppato dal mio medico come soggetto immunodepresso e quindi potenzialmente molto più a rischio di contrarre la malattia rispetto a un’altra persona.

Ciò ha comportato non solo che stessi a casa fisicamente dal luogo di lavoro (sono referente educativo in una grossa Fondazione, in un ambiente per forza di cosa promiscuo, tra dipendenti e ospiti inseriti nelle varie strutture) ma anche che iniziassi una semi-volontaria quarantena, era mia moglie che usciva per fare la spesa tanto per fare un esempio. Ero comunque in contatto con i miei colleghi e da casa qualcosa riuscivo a fare, fermo restando che anche in una struttura come la nostra l’attività quotidiana, viste le circostanze, è stata stravolta. Siamo stati molto preventivi ad adottare ogni misura di sicurezza, a far evitare il più possibile i contatti sia tra le persone all’interno della Fondazione che dall’esterno ma lo stesso per me era troppo rischioso espormi in quel momento.

Che poi, considerando che nei vari reparti si stanno curando i pazienti con farmaci tipo i corticosteroidi, il plaquenil o in alcuni casi il plasma, io magari dovrei essere paradossalmente più al sicuro, visto che li assumo o li ho assunti per curare il Les. Ma per la mia tutela e la mia sicurezza è stato giusto così.

Il lavoro non è tutto nella vita ma ci siamo resi conto una volta di più in questa chiusura forzata che non si tratta solo di un aspetto economico – certo, è comprensibile la preoccupazione di tutti – ma di qualcosa che ha a che fare con la nostra quotidianità.

Non ho avuto certo bisogno che fosse uno spot pubblicitario a indicarmi come trascorrere le mie giornate a casa. Da subito ho organizzato bene il mio tempo, approfittandone per scrivere molto, ascoltare musica, leggere, riposarmi…

Io ho avuto la fortuna di stare bene in questi mesi, ho comunque fatto tre tamponi ravvicinati (tutti risultati NEGATIVI) e anche le persone a me più vicine non hanno avuto problemi di salute; certo, non abbiamo mai abbassato la guardia ma a volte da sola quella non basta, purtroppo si è capito che in tanti hanno contratto il virus senza riuscire a risalire in quale maniera.

Inizierà così anche per me la Fase 2, riprenderò anch’io il mio lavoro con le dovute precauzioni, con i dpi e quant’altro, distanziamento sociale ecc; soprattutto ritornerò a uscire, potrò rivedere ad esempio i miei nipotini che mi mancano tanto. Il più piccolo, Sebastiano, il primo figlio di mia sorella, l’ultima volta che ho potuto vederlo era uno scricciolino di appena un mese: dalle videochiamate ho visto come sta crescendo bene ma dal vivo capirete che è proprio tutta un’altra cosa!

Per quanto riguarda il resto ovviamente dovrò attendere come tutti ma, a scanso di sembrare frivolo, ammetto che ho voglia – ebbene sì – pure di farmi un bell’aperitivo con gli amici, di andare allo stadio, di divertirmi a un concerto… non so realisticamente quando sarà possibile, ma voglio pensare che saremo in grado di superare anche la Fase 2 e se ci saranno una Fase 3 e 4: tutto tornerà come prima, dobbiamo solo adattarci nei prossimi mesi ad altre limitazioni, pregare che i contagi vadano sempre più a diminuire e soprattutto portare ulteriore pazienza.

Io e Mary felici e spensierati in quel di Sanremo, in occasione della rassegna del Premio Tenco. Quest’anno le vacanze sono un po’ per tutti un’incognita ma incrociamo le dita che le cose possano andare sempre meglio nei prossimi mesi.

La cosa più bella della mia ripartenza, la mia gioia più grande sarà soprattutto rivedere mia moglie, perchè a causa di forze maggiori ci siamo dovuti dividere. Quando è stata trasferita in un reparto Covid, infatti, ci è stato subito detto che era troppo rischioso che condividessimo gli spazi, vista la mia patologia.

Sono molto orgoglioso del lavoro che sta facendo, vi lascio immaginare però che non è stato facile. Ora in reparto l’emergenza si sta allentando e, insomma, sono pronto a tornare a casa! In ogni caso lo faccio dopo aver goduto per un po’ del privilegiato status di “figlio maggiore coccolato” da parte di mia mamma, che in queste settimane ho letteralmente subissato di discorsi, parole e risate.

Il mio 2016 e i propositi per l’anno nuovo! Buon 2017 a tutti i miei lettori

Vado anch’io a scrivere per gli amici del blog e ovviamente per chiunque abbia piacere a leggermi, un sunto personale di questo 2016.

Dovrei dire che, allargando l’orizzonte e uscendo dal mio guscio, non si è trattato certo di una stagione facile o rassicurante. Una situazione sempre più instabile dal punto di vista sociale ed economico sta in qualche modo condizionando il nostro sentire quotidiano e soprattutto le aspettative per il futuro. Non si vede purtroppo una deriva al pericolo del terrorismo, e con esso la paura generalizzata si sta diffondendo, così come una certa ansia per il futuro.

Sono discorsi troppo grandi, io spero solo che la gente non smetta di perdere il sorriso e la fiducia, cercando sempre di andare avanti a testa alta, nonostante i tanti problemi.

Io nel mio piccolo voglio provare a farlo, come fatto per l’anno appena trascorso. Non posso definirlo a livello individuale un anno negativo, quello no, ma certamente intenso e complicato da gestire.

Mi sono successe molte cose, alcune le ho in qualche modo indirizzate, prendendomi dei seri rischi, però finora il mio bilancio è positivo. Ho cambiato lavoro dopo 8 anni e questo fatto è stato molto rilevante, perchè pur operando nel medesimo settore, questa mia scelta di cambiamento ha di fatto stravolto la mia esistenza, determinando la rinuncia ad abitudini consolidate, oltre che una sicurezza oramai acquisita per la lunga militanza.

Non è stato facile, ho lasciato il sorriso di tanti ragazzi ospitati nelle comunità, che ancora mi vogliono bene e mi chiamano, ho lasciato buoni colleghi e in alcuni casi veri amici.

Eppure sentivo che era il momento giusto per osare, per andarmene da un posto in cui, nel bene e nel male, ormai viaggiavo a occhi chiusi, e buttarmi in un’avventura stimolante ma che sapevo già in partenza avrebbe comportato un grande dispendio di energie, soprattutto mentali, con la presa in carico di un incarico (scusate il gioco di parole) di maggiore responsabilità.

Tutto si è tradotto in una ritrovata gratificazione e una giusta dose di soddisfazione dopo tanto aver seminato, ma è indubbio che sia andato a scapito di un periodo più stressante che mi ha assorbito molto, togliendo inevitabilmente spazio ad altri interessi o comunque limitandolo. In pratica ho scritto poco, e quella che era (ed è da sempre) una passione che si stava pure accompagnando a buoni riscontri, tra libri pubblicati e collaborazioni anche prestigiose con testate nazionali, è diventata ormai un’occupazione a latere, molto marginale purtroppo, sia per il poco tempo obbiettivamente a disposizione, sia per la stanchezza accumulata che mi ha impedito negli ultimi mesi di riprendere con regolarità le mie belle abitudini. So già che si tratta di un periodo di transizione. La voglia e la motivazione ancora mi guidano e non mi hanno abbandonato.

Era però necessario in questi primi 8 mesi dedicarmi in toto, anche più del dovuto, ma proprio perchè l’ho voluto io, nessuno me l’ha imposto, alla mia nuova realtà lavorativa. Io poi cerco sempre di operare secondo il mio stile… come dice qualcuno “educatori si nasce”, e anche se ora sono responsabile di unità operativa e referente di un’altra comunità, in un contesto molto più grande rispetto a dove avevo sempre lavorato, non ho smarrito le mie caratteristiche. Non riesco a percepire le mura in cui lavoro come “istituzionali”, mi piace sempre pensare che certe strutture che accolgono soggetti con le patologie più disparate, dall’autismo alla schizofrenia, dagli innesti psichiatrici alle turbe del comportamento, debbano rappresentare dei poli famigliari, degli approdi felici per persone in difficoltà.

E sono contento di averci sempre visto giusto, dacchè mi sono laureato ormai quasi 15 anni fa, scegliendo di lavorare con realtà attentissime da questo punto di vista, in cui non solo eticamente ci si comporta secondo coscienza, ma proprio si riversa qualcosa in più, direi quasi affetto, verso l’altro, se non fosse che potrei essere “accusato” di essere un inguaribile idealista romantico.

Non me ne vergogno, così fosse, e anzi, rivendico queste qualità; mi dispiace che anche nel 2016 siano saliti agli onori della cronaca tanti episodi incresciosi che riguardano il mondo socio-sanitario: per me è inaudito che soggetti simili a quelli che abbiamo conosciuto in tv possano anche solo rimettere piede nel luogo di lavoro. Ci vogliono misure drastiche, altrochè.

Va beh, poi non c’è stato solo il lavoro, ovvio… Proprio nel 2016 io e mia moglie ci siamo concessi due momenti di vacanza. Siamo tornati nella splendida Puglia (terra d’origine della mia dolce metà) e abbiamo soggiornato per la prima volta in una Polignano a Mare da sogno, per poi visitare tanti altri luoghi bellissimi. Eravamo a casa, così ci siamo sentiti, come sempre d’altronde quando scendiamo.

A novembre invece siamo stati a Roma e, per quanto se ne vogliano mettere in luce negli ultimi tempi solo brutture e disservizi, per noi resta sempre una città unica, la più bella del Mondo!

Tornando a questioni più personali, quest’anno nonostante appunto abbia “trascurato” la mia attività parallela di scrittore, ho avuto comunque buone soddisfazioni. Per la prima volta, dopo 4 libri pubblicati con una casa editrice “vera”, di quelle che vendono libri e ti corrispondono i diritti d’autore, ho deciso per un progetto particolare, di saggistica sportiva, di affidarmi ai servizi on demand, autopubblicandomi con la piattaforma Youcanprint. Devo dire che finora sono stato ripagato, visto che il libro sta vendendo regolarmente, che sono uscite recensioni anche su riviste nazionali e che in generale è stato apprezzato da chi lo ha letto o lo sta facendo. Il tutto senza avere avuto ancora la possibilità di presentarlo in maniera ufficiale.

Ho presentato poi in alcune circostanze i miei libri “vecchi”, addirittura in un’occasione sono stato invitato a parlare del mio primissimo libro, il romanzo Verrà il tempo per noi, edito da Nulla die ormai 5 anni fa! Mi ha fatto un enorme piacere, perchè è una storia che sento ancora molto vicino, seppure avessi iniziato a scriverla tanti anni fa, ben prima di proporla agli editori.

Anche Revolution 90 l’ho presentato di nuovo nel 2016, in una bellissima serata letteraria dalle mie parti, nel veronese. E’ stata una delle più riuscite degli ultimi anni, e sono felice di poterlo dire, grazie anche all’impegno dello storico e giornalista Francesco Occhi e delle sorelle Moira e Angelica Cappellari.

Poi su questo progetto sono stato intervistato in radio nazionali e, insomma, credo che con tutti i pregi e i difetti che possa aver avuto il mio saggio sulla musica italiana degli anni ’90, sia anche grazie ad esso che io sia arrivato ad aver la possibilità di figurare tra i giurati dell’ambito premio Tenco, dedicato ai migliori dischi ed esponenti della musica d’autore italiana.

Sono stato segnalato e accolto nel grande ma allo stesso tempo esclusivo Club e per me, che appunto non opero a tempo pieno in ambito musicale, è stato assolutamente un motivo di orgoglio. E’ stato bellissimo contribuire, con ascolti e giudizi, andare al Teatro Ariston a  Sanremo, assistere a uno spettacolo che meriterebbe maggiore esposizione mediatica, conoscere tante belle persone del settore, musicisti e non.

Anche per questo non voglio smettere di scrivere di musica, ma più in generale delle mie passioni. Ho una nuova storia che aspetta solo di essere tradotta in parole su carta (e come vedete, le parole… non mi mancano 🙂  ), e il momento è finalmente arrivato.

E’ un carburante per la mia esistenza, un’urgenza, qualcosa che mi piace accostare alla parte più razionale di me, al lavoro principale e agli impegni quotidiani. Lo stesso vale per il teatro, in cui per di più posso condividere il percorso con una persona speciale, mia moglie Maria Teresa (anche se chi mi legge la conosce meglio come Mary).

Proprio lei, Mary, assieme alla mia famiglia e agli amici più cari, rappresenta ciò che ho di più importante.

Mi sembrano lontanissimi, per fortuna, i periodi più bui della mia vita, quelli in cui ho letteralmente lottato per “rimanere”, nel 2012 e 2013. Ho superato due brutte malattie grazie al tanto amore ricevuto. Le medicine, le cure e infine l’operazione erano necessarie e i medici che mi hanno seguito non hanno sbagliato nulla, nemmeno nei momenti più delicati, ma fondamentale è stata anche la mia predisposizione d’animo, la mia forza interiore, come mi hanno sempre detto. E questa mi deriva solo dall’amore che ricevo nelle sue varie forme.

Rimango sempre all’erta… tradotto: faccio controlli periodici e resto coi piedi per terra ma di fatto, visto che di bilancio si tratta, il 2016 dal punto di vista della salute è filato liscio, e mi ha lasciato inoltre in dote per il 2017 una grandissima speranza che a un certo punto mi sono imposto (e con me mia moglie) non fosse del tutto spenta.

E ora davvero abbiamo un motivo in più, molto valido, per augurarci che il 2017 alle porte sia un buon anno.

Ed è quello che, dal profondo del mio cuore, voglio allargare a tutti voi… che sia un 2017 in grado di regalarvi gioia e tranquillità.

a presto

G.G.

I primi frutti di tanto lavoro: dopo il convegno a Firenze sulla musica indipendente, domenica 4 presenterò al MEI di Faenza il mio quarto libro “Rock’n Words”

Mi rendo conto che è da un bel po’ di tempo che non scrivo di “cose personali” in questo blog, utilizzandolo (tra l’altro con una frequenza molto ridotta rispetto agli anni precedenti) tutt’al più per condividere alcuni miei articoli che pubblico on line su vari siti o eventi ai quali ho partecipato. Non è stata una scelta “a tavolino” la mia: semplicemente il tempo da potervi dedicare si era come compresso nell’ultimo periodo. Il lavoro in struttura mi impegna molto, e anche le altre attività extra che nel tempo si sono – come dire – moltiplicate. Si scrive di più, insomma,anzichè no, ma lo si fa in altre circostanze, per riviste, siti, o cercando il più possibile di procedere con la realizzazione di manoscritti, i quali poi si spera potranno diventare veri e propri libri.

Nel 2015 ho in pratica raccolto un po’ i frutti, o forse sto iniziando a farlo ora, di quanto seminato nel biennio precedente. A livello letterario, quindi, sono molto impegnato con le mie due ultime, ravvicinate (oltre che correlate) pubblicazioni, entrambe di saggistica musicale: “Revolution 90” e “Rock ‘n Words”, usciti come i miei due precedenti “Verrà il tempo per noi” (romanzo di narrativa) e “Pinguini di carta” (raccolta di testi) per “Nulla die Edizioni” di Massimiliano e Salvatore Giordano. rispettivamente nel 2014 e a giugno 2015.

Ho terminato da un po’ anche un saggio sulla mia “vera” materia, il calcio, una raccolta di ritratti di atleti di questo sport (di varie epoche e nazionalità) che, per un motivo o per l’altro, non sono riusciti a mantenere le grosse aspettative che c’erano su di loro.  Ho preso spunto per questo mio nuovo lavoro da una fortunata rubrica che tenni per qualche tempo sul “Guerin Sportivo”, testata per cui collaboro, chiamata “Stelle Comete”.

Quindi, ho rimesso mano alle schede e alle minibiografie già pubblicate, eventualmente riattualizzandole, integrando il tutto con molte altre storie, cercando così di dare un quadro più esaustivo e ricco dell’argomento preso in esame. Penso di aver scritto un buon lavoro, senz’altro ricercato e di un qualche interesse almeno per gli appassionati sportivi… pertanto, la mia “attesa scrittevole” è riposta qui al momento.

Ho in cantiere poi due progetti diversi: riprendere in mano un soggetto per un nuovo romanzo (ammetto che avrei voglia di cimentarmi con una nuova storia di narrativa, sperando di mettere a frutto quel po’ di esperienza maturata nel frattempo in questi anni, e data inoltre da moltissime letture) e dedicarmi a una nuova opera di saggistica, in questo caso però legata all’attualità.

Proprio per questo mi sa che dovrei riordinare le priorità e mettermi al lavoro per raccogliere materiale in tal senso, perchè sarebbe il momento giusto: scrivere di questi artisti – che per mantenere un po’ di suspence non nominerò –  oltretutto considerando che sono persone che stimo molto e che ho avuto modo di conoscere benissimo negli anni; quindi di informazioni anche “esclusive” o comunque inedite ne avrei, proprio per conoscenza diretta. Vedremo! Il problema è il solito, il tempo! Però, solitamente quando mi ci metto, poi divento molto “vorace” di parole, e lo scrivere fluisce quasi da sè. Con 4 libri pubblicati in 4 anni e uno già terminato credo di essere stato sin troppo prolifico in fondo 🙂

Poi si fa ogni cosa con passione, si scrive perchè si ha un bisogno, un’esigenza, un’urgenza, che poi genera irrimediabilmente altra urgenza, cioè quella di comunicare ciò che hai scritto. Nel mio caso non è più una questione “narcisistica” (e se lo è stata in parte, lo è stata solo inevitabilmente all’inizio, quando è innegabile faccia un certo effetto vedere il proprio nome e cognome stampato su una copertina e il proprio lavoro in uno scaffale di una libreria), anzi, forse in questo senso non me la sono mai “goduta” fino in fondo, e quando raggiungo un risultato che mi ero prefissato, mi vien naturale pensare al prossimo step. E’ una questione caratteriale, non è che sono uno scontento cronico… sono sicuramente soddisfatto di quanto fatto finora ma sono una persona che ambisce sempre a qualcos’altro, che cerca di arrivare altrove, dove ancora non è arrivato.

Più che le vendite che, se paragonate ai bestsellers sono veramente risibili, ma in fondo lo sono ugualmente, se si considera che per arrivare a camparci bisogna proprio fare il botto o mille altre attività collaterali, a inorgoglirmi e a incitarmi a proseguire sono le occasioni di incontro con persone che ti stimano per quello che scrivi, o ancora meglio, per quello che sei. Nel mio caso mi fa molto piacere quando mi dicono che il mio stile è riconoscibile, non lo vedo assolutamente come un limite, e se ci penso è strano perchè avendo scritto un romanzo, una silloge, un saggio romanzato e un saggio con interviste e approfondimenti – quindi opere profondamente differenti –  è un fatto direi inusuale. Anche nella vita però sono così, non riesco a fare una cosa sola, perchè io per primo sono “tante cose”, abbastanza mutevole o forse più semplicemente “un curioso” per natura. Ciò mi incita a continuare, a voler sempre progredire, conoscere, sapere, per provare a migliorarsi.

Dicevo delle occasioni di incontri…  proprio lo scorso weekend, accompagnato dalla mia splendida moglie Mary (che mi asseconda seguendo la mia inclinazione, a volte faticando a starmi dietro, con tutto ciò che mi frulla per la testa e relativi progetti), sono stato a Firenze, nella splendida cornice di Villa Strozzi. L’occasione era ghiotta, una “due giorni” interamente dedicata alla musica e alla cultura indipendente della scena toscana, e fiorentina in particolare. Ero inserito in cartellone per presentare il mio “Rock ‘n Words” nel quale ho intervistato tantissimi esponenti della scena rock italiana tout court. Ho avuto modo di conoscere persone davvero influenti della musica italiana recente, membri storici di band come Litfiba, C.S.I., produttori, manager, editori, giornalisti, soprattutto tanti appassionati della musica che amo. E’ stato bellissimo stare in mezzo a loro, e poter intervenire a mia volta al convegno per presentare la mia opera. Tra le varie persone mi ha fatto immenso piacere conoscere finalmente di persona Giordano Sangiorgi, patron del MEI, bellissima manifestazione ventennale che si tiene a Faenza sul mondo della musica indipendente italiana (che ho intervistato fra gli altri proprio nel mio libro, e che in pratica mi ha messo in contatto con quelli dell’organizzazione qui a Firenze) e Bruno Casini, il primo storico manager dei Litfiba, i migliori, quelli della storica prima formazione. Bruno è stato il promotore della manifestazione fiorentina e si è mostrato una persona affabilissima, disponibile, con l’entusiasmo di un ragazzino, nonostante sia da decenni che opera in questo mondo.

E domenica 4 ottobre, quindi fra 3 giorni, avrò modo di presentare il mio libro proprio al MEI di Faenza, e per me sarà un’emozione davvero particolare. Al MEI ci sono stato in molte occasioni, era per me un po’ come andare al luna park, con tutta quella musica live, quei dischi spesso introvabili (delle etichette indipendenti, la cui rassegna è in pratica interamente dedicata), quei libri, le biografie, i saggi, i gadget, le bancarelle, i convegni, i molteplici incontri, le scoperte!

E’ vero che quest’anno avevo in mano la carta giusta e così ho provato a giocarmela dal momento in cui avevo, come detto, intervistato anche il patron Sangiorgi. Poi nel libro avevo fatto intervenire anche Federico Guglielmi, uno dei massimi critici di musica rock in Italia, lo stesso che poi,con mia grandissima soddisfazione, mi aveva coinvolto come giurato per l’assegnazione del PIMI 2015, targa speciale che va consegnata nei giorni del MEI (1-4 ottobre quest’anno) al miglior disco indipendente italiano dell’anno. Insomma, c’erano i presupposti per essere inserito nel programmone degli eventi, e così è andata. E se comunque il grande Guglielmi, impegnatissimo in simultanea con altri incontri, mi ha detto che gradirebbe intervenire sul palco per dire due parole, nel momento in cui mi è stato chiesto di indicare un nome di giornalista come possibile mio interlocutore, non c’ho pensato un attimo!

Ho subito fatto il nome di Riccardo Cavrioli, uno dei miei migliori amici, con cui in 20 anni ho condiviso un numero ormai non più quantificabile di eventi, concerti, momenti da ricordare. Una persona che non solo è di diritto tra quelle che contano nella mia vita – è stato anche fra i miei testimoni di nozze 🙂 – , ma anche un grandissimo esperto di musica, con una competenza incredibile. In pratica iniziammo insieme, in una radio locale, ma un po’ di strada evidentemente l’abbiamo fatta da allora, senza perdere di vista la nostra realtà quotidiana, senza voli pindarici, ma sempre procedendo a piccoli passi.

E quindi mi emoziona sapere che, proprio noi che per tanti anni ci ritrovavamo a girare come trottole impazzite tra i padiglioni e i gli spazi del MEI ad assistere a premiazioni, presentazioni ecc, ora saremo “dall’altra parte”: lui come giornalista a intervistare me come autore! Anche per questo, comunque vada, so già che per me “sarà un successo”, e un momento che rimarrà impresso… uno di quei motivi per cui dico che vale ancora la pena scrivere e raccontare.

Tanti progetti stanno vedendo la luce. E’ un periodo per me di grande positività e produttività

Mi rendo conto che è da un po’ che non uso questo blog a mo’ di diario. A pensarci bene forse non l’ho mai utilizzato davvero così, eccezion fatta per quando mi sono ritrovato in pessime condizioni di salute e allora diveniva quasi una valvola di sfogo condividere le paure ma soprattutto le mie speranze con i lettori.

Ultimamente però il tempo si era ridotto anche solo per aggiornarlo come si deve e, se da una parte mi fa piacere che le visualizzazioni si attestino comunque sulle mie medie, non subendo bruschi ridimensionamenti nei periodi di mia prolungata assenza, dall’altra avrei voglia di riprendere questo strumento e postare con cadenza più frequente.

Il fatto, ne parlavo proprio ieri con un mio amico, è che in questo periodo di ritrovata salute (tocco ferro ma ormai è da un anno che, con le cure giuste, non ho più avuto problemi) oltre ad aver ripreso sempre a miglior ritmo il mio lavoro principale, quello di educatore in una struttura per disabili, ho ripreso a scrivere molto e fare altro, ampliando così il numero delle mie collaborazioni.

E tra poco le cose aumenteranno ancora, per questo ho voluto fare un sunto e scriverne qui, per mettere un po’ d’ordine, promettendomi però di non abbandonare questo spazio, che in fin dei conti è mio e solo mio. Qui in teoria non devo render conto a nessuno, se non ai miei lettori, per i quali nutrirò sempre rispetto, visto che probabilmente qualcosa da me giustamente si aspettano!

Parto dal lavoro, che ormai da tanti anni svolgo, pur avendo cambiato diversi ambiti, nel settore socio-sanitario e didattico, da quando mi sono laureato nel lontano (ahimè) 2002! Ho quasi 38 anni e, nonostante gli inevitabili momenti di stanca, perchè è indubbio che lavorare sempre a stretto contatto con realtà “difficili” se da una parte ti gratifica e ti rinforza, dall’altra anche un po’ ti toglie in termini di energia, finendo per logorarti.

Dicevo, a parte la stanchezza fisiologica che può far capolino a periodi,  mi rendo conto di avere tantissime motivazioni! Amo il mio lavoro, non potrei farne a meno e cerco sempre di metterci il massimo. Lo so, è importante trovare nuovi stimoli, non fossilizzarsi, in primis proprio per senso etico nei confronti di chi dobbiamo assistere, ma anche per noi stessi, per non perdere di vista il senso del nostro operare, per non spegnersi.

Da parte mia, con tutti i difetti (e ne ho molti!) che posso avere, di certo posso affermare che sono sempre sorretto da tanto sano, genuino entusiasmo, lo stesso che mi ha aiutato notevolmente anche nei periodi di grossa difficoltà, quando sono stato a lungo in ospedale.

Riguardo alla scrittura, beh, anche lì ciò che mi muove è principalmente la passione!

Inutile negarlo: se dovesse progredire al punto di doverle giocoforza dedicarle più tempo a scapito di altro, vorrò dire che avrò preso una piega magari voluta ma certo inaspettata.

Non lo dico per falsa modestia, ma voglio essere realista. Scrivere prima di tutto mi piace, mi fa stare bene e finchè non avrò il cosiddetto “blocco dello scrittore” credo andrò avanti a buttare su carta (immagine ormai metaforica!) le mie storie.

Già, le storie! Mi piacerebbe di fatto tornare a scriverne una, ad ampio respiro, come piace a me. come era successo quando ebbi l’intuizione, tanti anni fa, di provare ad allargare l’idea che mi balenava in mente e che ruotava attorno a un gruppo di adolescenti di provincia che sognavano in grande per il loro futuro, sorretti dall’amore per la musica.

Quel sogno è diventato per me “Verrà il tempo per noi”, il mio primo romanzo, che a 4 anni dall’uscita avrò modo e occasione di presentare nuovamente in pubblico grazie all’interesse e alla disponibilità di un’Associazione Culturale lombarda, guidata da Ivano Mingotti. Grazie davvero, ci vediamo ad Arese l’8 Aprile, ormai ci siamo!

Quello per ora è rimasto un episodio isolato della mia esperienza da autore, perchè nonostante avessi quasi subito un altro soggetto di narrativa da sviluppare, un tema portante dal quale partire, un po’ gli eventi mi hanno portato altrove. Già il successivo “Pinguini di carta” era un progetto anomalo, una raccolta di miei testi poi trasformati in un reading teatrale/musicale che ho avuto modo di portare in scena con mia grande soddisfazione.

Subentrata poi la malattia, e superata, mI rendo conto che questa ha finito inconsapevolmente per “condizionare” le mie scelte future, perchè riflettendo su molte cose, ha dato il via ai miei successivi due libri.

Ho sempre amato la musica, fin da piccolo, e poi ho avuto modo di iniziare a lavorare in una radio locale all’università con il mio migliore amico Riccardo, lui sì un espertissimo delle sette note. La faccio breve ma di strada ne abbiamo fatta e ho voluto condensare (anche) quell’esperienza esaltante, di crescita umana e professionale, di formazione e di vita, in “Revolution 90”, un saggio musicale “sui generis”, più che altro si tratta di un viaggio a ritroso negli anni belli e spensierati, pieni di dubbi  e di slanci emotivi, dell’adolescenza.

I riscontri che il libro, uscito come i precedenti per “Nulla die” edizioni, sta ottenendo mi stanno un po’ spiazzando, lo ammetto! Non si parla di grossi numeri, che comunque allo stato attuale non conosco, ma del feedback di tanti appassionati  che un po’ si sono riconosciuti nelle descrizioni di un’epoca segnata da certi dischi e certe canzoni, e che hanno finito così per condividere le mie emozioni. Stanno uscendo anche diverse recensioni e segnalazioni, anche da parte di riviste nazionali di un certo “peso”, le stesse che da lettore consumavo, sfogliavo avidamente alla ricerca di qualche nome nuovo, di qualche disco da ascoltare.

La cosa che più mi fa piacere è che i vari recensori abbiano per lo più compreso il significato del mio lavoro, ciò che volevo comunicare, al di là dei giudizi sulle schede degli album che possono essere condivisibili oppure no, perchè quando compi una scelta come la mia, di inserire 101 dischi significativi di un decennio,rischi sempre di scontentare qualcuno. Ma in linea di massima appunto le critiche finora sono per lo più positive e di questo ringrazio ovviamente coloro che mi hanno dato fiducia.

Grazie ai lettori soprattutto! Tra poco con grande piacere annuncerò l’uscita del suo volume gemello:“Rock ‘n Words”, in cui ho proseguito il mio lavoro di recupero di un’epoca mitica, che io ho avuto l’opportunità di vivere in prima persona, sia come ascoltatore che, nel mio piccolo, come addetto ai lavori. Ho intervistato veramente tanti esponenti della miglior musica (rock e dintorni) italiana: non solo artisti e musicisti, ma anche autorevoli giornalisti, discografici, addetti come organizzatori di eventi, produttori e fotografi.

Non vedo l’ora che sia in libreria! Poi ho terminato un progetto che mi auguro avrà anch’esso uno sbocco editoriale, molto ambizioso. Ho tenuto per un po’ di tempo per il sito del Guerin Sportivo (storica rivista con la quale, con mia grande soddisfazione, collaboro da quasi 5 anni) una rubrica chiamata “Stelle Comete” in cui tratteggiavo ritratti di giocatori che per i motivi più svariati hanno brillato solo per poco tempo, non mantenendo appieno le promesse. Sollecitato da alcuni lettori che mi chiedevano se mai ci sarebbe stato un seguito, ho pensato bene alcuni mesi fa di “andare oltre”, integrando quelle schede, nel frattempo aggiornate, con dei testi inediti. Così facendo ne è uscito un quadro molto composito, visto che ho provato a spaziare tra le varie epoche storiche, mettendoci tutta la mia passione e anche la mia competenza.

Da diversi mesi, rimanendo in campi calcistici, ho avviato anche una rubrica con il mensile “Il Nuovo Calcio”, dove ripercorro in ogni numero la storia delle squadre che hanno rivoluzionato questo sport, spesso segnando un’epoca. Sono argomenti che adoro, che sento nelle mie corde e ringrazio davvero il direttore Ferretto per la fiducia e l’opportunità di cimentarmi da giornalista con un tema così vasto e importante.

E poi, ultimo ma non in ordine di importanza, da qualche settimana ho iniziato una collaborazione con il sito musicale di Troublezine. Da anni ci scrive (ma non solo, fa molto di più) il già citato amico Riccardo, il quale ha pensato bene un giorno di coinvolgermi in questa bella avventura. Sapeva che il mio tempo è un po’ limitato per i miei molti impegni ma il cuore mi ha spinto ad accettare al volo! Ricky non solo è un amico, è una persona speciale a cui voglio bene, con cui ho condiviso una fetta importante della mia vita e, senza esagerare, alcuni dei momenti più belli. Mi è sempre stato vicino, anche nel giorno più importante, quando mi sono sposato con la mia stupenda Mary e lui era uno dei miei testimoni di nozze! Aver l’opportunità di scrivere assieme, di collaborare al suo progetto, di parlare della musica che più amo mi ha convinto a impegnarmi anche su questo fronte. E finora ci stiamo proprio divertendo! E poi Riccardo ho voluto anche coinvolgerlo in “Revolution 90”, dove oltre a comparire in vari “amarcord”, quelle sezioni personali in cui raccontavo degli aneddoti legati ad alcuni particolari dischi, gli ho affidato pure la prefazione. Il risultato, come immaginavo, è stato molto apprezzato!

E per non farci mancare niente, tra un mese circa tornerò anche al mio primo amore, quello per la radio, visto che riprenderò i programmi a Yastaradio, grazie al mitico amico Dalse! Continuerò con la mia trasmissione “Out of Time”, dove ho piena libertà di azione ma ho in mente anche altre idee, magari di realizzare un programma a tema, vedremo!

La radio mi dà modo di esprimermi attraverso la musica che sento più mia, ma mi piace mantenere lo spirito delle “radio libere”, parlando con l’interlocutore, affrontando talvolta argomenti extramusicali, senza pretese nozionistiche ma giusto per condividere qualcosa  che reputo importante. Anche fosse “semplicemente” musica, mi piace condire i pezzi con informazioni curiose, divertenti o anche solo ripassandone la storia, l’origine.

E’ in cantiere (ma è un’idea piuttosto concreta, conoscendo la natura operativa del fondatore) il progetto da parte di una persona che conosco da relativamente poco ma che già mi ha contagiato col suo spirito, di aprire una nuova webradio. Sapendo della mia esperienza in questo campo, mi ha chiesto un “aiuto”. Ovviamente sono stato molto sincero con lui, dicendogli che, se a livello tecnico mi reputo “un cane”, parlo proprio di mixer, software ecc, come spaker, autore o organizzatore invece avrei potuto dare una mano. Quindi, prepariamoci per una nuova avventura!

A volte mi dicono che dovrei fermarmi, specie alla luce dei due anni trascorsi tra problemi di salute e quant’altro, ma è anche vero che proprio in quei momenti difficili, oltre all’innegabile, incommensurabile, amore della mia famiglia e di quella magnifica ragazza che sarebbe diventata mia moglie, è stata proprio la mia compulsività, la mia voglia di continuare a scrivere, di sentirmi in sostanza vivo ad aiutarmi a uscire da quella situazione e a riprendermi con tutta la forza possibile!

Quindi vedrò di condensare tutte queste cose belle e di cercare il giusto equilibrio per stare bene e vivere in serenità, facendo le attività che più mi piacciono. Lo devo a tante persone che mi seguono e mi vogliono bene, ma lo devo soprattutto a me stesso.

Un abbraccio forte! A prestissimo!

Gianni

E Mary scelse “Belle e Sebastien”… ottimo film!

Ieri sera Mary mi ha piacevolmente sorpreso proponendomi di vedere un film tra i numerosi che grazie a MySky Hd riusciamo a registrarci. Rincasava, come spesso le capita, dal lavoro alle 21 e solitamente è molto stanca, specie se si mette anche a recuperare alcune mansioni di casa, nonostante io continui a dirle che in fondo, da bravo marito, sarei in grado di aiutarla in alcune faccende!

Beh, ho voluto assecondarla più che volentieri, d’altronde immagino avesse bisogno di rilassarsi, lei che il divano non lo vede praticamente mai. E allora, dopo aver terminato la visione di uno splendido speciale sui miei adorati R.E.M., ecco che, dimenticandomi completamente che sarebbe iniziato anche l’atteso posticipo di serie A tra Roma e Juventus, le ho fatto scegliere fra i vari titoli, ipotizzando che avrebbe optato per una commedia leggera.

Invece Mary, pur chiedendomi conferma che non si finisse in un bagno di lacrime, ha scelto di vedere la trasposizione cinematografica del bellissimo “Belle e Sebastien”, uno dei miei cartoni dell’infanzia (lei è più piccola di me di sette anni e non credo l’avesse visto all’epoca).

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Il film lo registrai nel periodo natalizio e avevo in effetti molta voglia di vederlo ma lì per lì non seppi rassicurarla nel migliore dei modi, temendo che il film ci avrebbe potuti quantomeno commuovere, come spesso accade quando protagonisti sono gli animali, e nella fattispecie i nostri amati cagnolini.

La splendida Belle, come immagino saprete, è in realtà una cagnolona, bellissimo esemplare di cane da montagna dei Pirenei. Dapprima è tacciata di essere una belva dalla comunità montana del luogo, intenta con frequenza a sbranare le pecore dei pastori e per questo temuta e perseguitata dagli abitanti, che attendono solo di acchiapparla e ucciderla.

Il piccolo Sebastien, cresciuto senza madre che crede essere in America, al di là delle innevate montagne, presto entrerà in contatto con lei, scoprendo quanto in realtà essa sia dolce, pacifica e reagisca in modo aggressivo soltanto se minacciata e attaccata.

Ambientato nel 1943, sullo sfondo il film narra delle vicende legate strettamente all’attualità, con gruppi di cittadini ebrei che quotidianamente si troveranno scortati dai francesi del posto a valicare i monti per raggiungere la neutrale Svizzera, mettendosi così al riparo dagli ostili tedeschi. Si intersecano così le azioni dei protagonisti che ruotano attorno al bambino, da quello che crede essere lo zio che lo ha allevato, alla nipote di quest’ultimo, intenta a combattere assieme agli inglesi per difendere la sua Terra, dal medico fino a un ufficiale tedesco che si scoprirà essere poi in realtà un amico.

Sarà proprio la stupenda coppia di amici, così particolare e autentica, pura e sincera, composta da Belle e Sebastien a far compiere l’impresa a un gruppo di disperati ebrei, e al termine di questo viaggio di sola andata per i due, il bambino scoprirà anche quella che è la sua vera storia. Nel frattempo Belle sarà già diventata eroe non solo per il piccolo protagonista, ma finalmente amata da tutti, dopo che avrà aiutato il medico – che già in precedenza l’aveva curata, capendo quanto fosse in realtà buona e mansueta – a salvarsi da un branco di lupi, quello stesso che indisturbato vagava di notte per uccidere le pecore dei greggi.

Un film per nostra fortuna a lieto fine insomma, di quelli che ti riappacificano con te stessi, capace di mettere in scena sentimenti belli, di amicizia, lealtà e candore e in grado di emozionare.

 

Addio mia piccola Simba!

Non è facile in questo momento per me scrivere queste righe e so che già che il flusso di parole farà sì che ci saranno un sacco di strafalcioni, ma d’altronde quando si sta con le lacrime agli occhi è difficile mantenere la lucidità.

Oggi se ne è andata per sempre Simba, la mia cagnolina!

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Sapevo che questo giorno sarebbe arrivata, ormai aveva superato i 18 anni che, per una cagnetta della sua piccola taglia, rappresenta davvero un’enormità. Eppure, anche se ero preparato da qualche giorno al tristissimo evento, visto che da due giorni stava trascorrendo male le sue giornate, senza bere e mangiare, vomitando e stando male di notte, non ce l’ho fatta a trattenere le tante lacrime quando mia mamma mi ha contattato stamattina mentre ero al lavoro. L’avevano già accompagnata dal veterinario, il quale tuttavia ci disse che il quadro clinico, nell’ambito di una specie di alzheimer canino conclamato, era buono, per lo meno per quanto riguarda cuore –  fortissimo, a discapito di due pesanti interventi chirurgici subiti negli anni – e respiro. L’idea del medico era comunque di tenerla in osservazione per oggi e stanotte e nel frattempo alimentarla artificialmente con flebo. Però non c’è stato il tempo per rianimarla un pochino e stavolta dopo mille battaglie vinte, la mia piccola leonessa ha alzato bandiera banca. Questa la fredda cronaca di una mattinata funesta, vissuta tra una mera illusione che potesse andare avanti e la consapevolezza, soprattutto da parte di mia madre, che la accudiva da sola con i miei fratelli da quando io mi sono sposato a luglio e trasferito altrove, che non si poteva continuare a vederla soffrire a lungo in questo modo. I peggioramenti, causa avanzata età, erano in realtà iniziati all’incirca un paio d’anni fa, con un calo fisiologico delle facoltà. Insomma, ormai ci vedeva e sentiva poco, non abbaiava frequentemente –  a parte finchè ha condiviso gli spazi col nostro gatto, che ci ha lasciati molto prima rispetto a lei – e cosa peggiore faceva fatica ormai a orientarsi per casa.

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Tuttavia per noi era importante vederla di tanto in tanto muoversi allegramente, ritrovare qualche sprazzo della sua energia, della sua grinta, della sua voglia di giocare, anche se correva poco ormai e non riusciva più a fare le scale. La trattavamo con il rispetto e la riverenza che si danno agli anziani di casa, perché così era diventata allo stato attuale, dandole tutte le attenzioni e l’amore possibili, non fosse altro per provare a ricambiare tutto l’affetto incondizionato che lei ci ha regalato in questi lunghi 18 anni di vita trascorsi nella nostra famiglia, nella quale lei faceva parte a tutti gli effetti. Quando arrivò era il febbraio 1997, non aveva ancora 2 mesi, essendo nata il 23 dicembre 1996. Io ero un giovane studente di 19 anni, appena iscritto all’Università, pieno di sogni, di slanci ma anche di incertezze e qualche paura. Simba ha attraversato tutte le fasi cruciali della mia esistenza, il mio passaggio dall’adolescenza alla fase adulta, dalla condizione di studente a quella di lavoratore, ha incrociato davvero tutte le persone più importanti, quelle che hanno segnato, nel bene o nel male, la mia vita. Ha riempito le nostre giornate e i nostri cuori. Quanto era bella e vivace, non temeva proprio nulla, casa nostra era il suo territorio ed era difficile per gli esterni conquistare la sua fiducia, ne sanno qualcosa le fidanzate, gli amici, coloro che passavano qualche volta in visita. Una delle emozioni più forti che abbia mai provato fu quando, al termine di un delicatissimo intervento, con la rimozione dell’utero, io e mia sorella Mersia andammo a riprenderla. Era ovviamente molto provata, non si reggeva in piedi, aveva gli occhi lucidi, eppure non appena mi vide entrare nella sala operatoria, riuscì a sobbalzare, mi venne faticosamente incontro e provò ad arrampicarsi sulla mia spalla, in attesa di ritornare a casa. In quel caso fu la bravura e la prontezza dei medici a salvarla, e magari non ci immaginavamo che si sarebbe ripresa alla grande e sarebbe stata con noi ad allietare le nostre giornate per altri 6/7 anni. Mi mancherai tanto, tantissimo, ma dopo il forte dolore, so che avrai sempre uno spazio nel mio cuore e conserverò un’immagine bella, allegra della bellissima cagnolina che sei stata.

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TI VOGLIO TANTO BENE SIMBA, spero che in questa vita siamo riusciti a darti tutto l’amore che ti meritavi. Ce l’abbiamo messa tutta, io, mia mamma, i miei fratelli, mia sorella, tante persone amiche che ti volevano bene. Veramente tutti ti ricordano, persone che non vedevo da anni si meravigliavano quando, mentre si parlava, saltava fuori il tuo nome. Pareva impossibile, ad esempio ad alcuni amici dell’Università ritrovati negli anni, che tu fossi ancora con noi dopo tanto tempo. Ahi voglia, dicevo io, Simba è una roccia,  è sempre uguale. Poi con l’età ti sei ammalata ma hai tirato avanti, anche “accettando” che qualche altro bell’animale occupasse un po’ dei tuoi spazi, prima il gatto, poi le incursioni di Bella, la cagnolina di Mersia e mio cognato Luca, infine la convivenza pacifica con Lady, che mio fratello Jonathan ha portato con sé a casa. Lady che aveva tanto rispetto per la “vecchietta” di casa, quasi soggezione! Ora probabilmente le sembrerà strano non averti più vicina, a mangiare, dormire, gironzolare per la casa. Buon viaggio piccola mia, non ti dimenticherò mai! Grazie per tutto, per esserci stata vicina tutti questi anni, fedelissima, davvero, non è un modo di dire! Solo chi ama veramente gli animali può comprendere come ci si sente alla loro perdita e può provare quanto amore e affetto incondizionato ci possono dare!

Cosa bolle in pentola?

Mi lascio alle spalle il Ferragosto più piovoso della mia vita e ne approfitto, in questo sabato mattina che mi pare domenica, per riprendere a scrivere su questo blog, ultimamente un po’ trascurato, ma solo per motivi contingenti. Negli ultimi mesi… mi sono sposato, ho fatto una piccola ma salutare vacanza, ho continuato a scrivere altrove – per fortuna – e ripreso il lavoro piuttosto velocemente e a buon ritmo.
Da settembre in poi si dovranno concretizzare un bel po’ di cosette. Innanzitutto con agosto terminerò la mia fortunata rubrica sul sito del Guerin Sportivo (“Stelle Comete”). Era stato un esperimento, una proposta fatta ormai diversi mesi fa al direttore Matteo Marani e alla redazione, un modo per omaggiare non solo quei campioni conclamati per i quali i gol e le carriere parlano da sé, ma anche coloro che magari per un breve ma intenso lasso di tempo hanno fatto comunque sognare i loro tifosi. E allora, via via, ho presentato le storie di Morfeo, Massimo Orlando, De Franceschi, Pirri, Meghni, Paro, Martinez, Dell’Anno, Iannuzzi, Cipriani, Bernacci, Oshadogan, Coco, Baronio, Ventola e altri ancora. All’appello ne mancano due, che verranno nelle prossime conclusive settimane del mese. Poi, mi auguro, riprenderò a scrivere sulla rivista, dopo aver dato il mio buon contributo nel numero speciale del Guerin sui Mondiali Brasiliani. Avevo scritto di Costa d’Avorio, Ghana e Nigeria e alla fine è stata proprio quest’ultima, la meno accreditata alla vigilia, a fare la miglior figura. Con l’autunno riprenderò la collaborazione anche con “Il Nuovo Calcio”, iniziata quest’anno, e probabilmente anche il programma radio su yastaradio.com dopo le 10 puntate andate in onda fino all’estate. Ma soprattutto finalmente sarà la volta di “Revolution 90”, il mio terzo lavoro letterario. Devo dire la verità, pensavo onestamente che a quest’ora il libro, che verrà pubblicato da Nulla die Edizioni, sarebbe già stato presente in libreria, ma purtroppo i tempi si sono allungati. Dapprima la decisione, concordata con l’editore Salvatore Giordano e condivida pienamente dal sottoscritto, di dividere il volume in due parti, vista la mole dell’opera: un saggio vero e proprio con schede di dischi e rubriche e una parte dedicata all’approfondimento, con interviste esclusive e tanti contributi di addetti ai lavori (artisti/musicisti, giornalisti, discografici, organizzatori di eventi). Alla fine quindi per la prima settimana di settembre uscirà il saggio, sul quale ho riversato tutto me stesso, mentre confido entro anno possa essere disponibile anche il suo “gemello”, per il quale sto assemblando al meglio tutto il materiale inedito finora raccolto. E’ stata una vera sfida, finora avevo pubblicato un romanzo e una raccolta di testi, mi ero cimentato in opere teatrali ma coltivo da sempre una passione per la saggistica di vario genere. Ne leggo in quantità industriale, negli anni ho scritto tanti articoli e brevi saggi, quindi ormai più di un anno fa ho deciso di provarci. E devo dire che la fatica è stata, non dico più grande, ma sicuramente “diversa” rispetto a quella per scrivere un’opera di narrativa. Laddove infatti reputo difficile articolare la storia e renderla al meglio, una volta identificata una buona trama, in un saggio contano elementi di veridicità, di verifica delle fonti, di attendibilità e di obiettività: niente deve essere lasciato al caso, anche se a fare la differenza può essere lo stile personale dell’autore, almeno per me (da lettore) è sempre stato così. Mentre per l’altro libro in lavorazione la soddisfazione è ancora maggiore, perché la quasi totalità della gente interpellata – che non svelo solo per non togliere “suspence” ai miei potenziali lettori – mi ha dato da subito piena disponibilità a far parte del progetto, concedendomi fiducia e in molti casi arricchendolo notevolmente l’opera dall’alto delle loro esperienze dirette in materia. In realtà sto ancora attendendo due contributi, di persone che stimo profondamente, ma – ahimè – ho dovuto/voluto darmi anch’io ormai un termine per la consegna della bozza definitiva, in quanto temo altrimenti di slittare troppo in avanti col tutto, considerando che alcune interviste le ho realizzate quasi un anno fa, e pur essendo l’argomento del libro circoscritto a un’epoca precisa (la musica italiana emersa negli anni ’90), è chiaro che nelle risposte ci entri sempre anche l’attualità del momento in cui si scrive. Per questo quindi vorrei davvero che il libro uscisse al limite entro il 2014, non oltre. Ma direi che ormai sono a buon punto. Pertanto, visto che un po’ di cose bollono in pentola, speriamo che dal calderone si possa estrarre qualcosa di veramente significativo, fermo restando che sto già covando nuovi progetti per l’anno venturo… non riesco proprio a stare con le mani in mano. Spero di ritrovarvi numerosi al mio fianco lungo questo cammino che ho intrapreso, pressappoco nel periodo in cui ho aperto questo blog, che grazie a tutti voi – che crescete di settimana in settimana – continua ad alimentarsi, seppur con i miei tempi. Ps.. in mezzo a tanto lavoro però mi aspetta anche il vero viaggio di nozze nella seconda metà di settembre. anche Mary sta tirando tantissimo in questo periodo. Un abbraccio. Gianni G.

…. e Gianni si sposa!!! :-)

Torno a scrivere dopo un po’ di tempo di argomenti strettamente personali… ogni tanto mi fa ancora piacere condividere con chi mi legge le mie emozioni e i miei stati d’animo. E’ stato così quando i momenti erano brutti – vedi il lungo periodo della malattia, dei ricoveri e quello della ripresa post-ospedaliera (in quei momenti ognuno di voi mi ha dato tanta forza), è così anche e specialmente nei momenti belli, e quello cui vado incontro domani è da annoverare certamente fra questi!

L’anno scorso, più o meno esattamente in queste settimane, i medici giunsero alla conclusione di operarmi per rimuovere un’infezione cerebrale e improntare la cura, una volta scoperto il battere agente. Quella notizia, oltre a preoccuparmi non poco – perchè l’intervento non era certo di quelli ordinari – significava in ogni caso andare incontro a mesi di terapie, riabilitazione e cure, cosicchè fu doloroso – sebbene a quel punto scontato – per me e Mary giungere alla realistica conclusione di rinviare la data delle nostre nozze previste per il 14 settembre di quell’anno.

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Una mossa dicevo difficile, che mi ha causato anche parecchia sofferenza, perchè inconsciamente mi sentivo in colpa, nonostante fossi stato investito da qualcosa di più grande di me.

Io e la mia compagna siamo sempre stati forti, uniti più che mai e anche grazie all’amore della mia famiglia, all’affetto di tante persone che ci tengono a noi siamo andati avanti, recuperando un po’ per volta il tempo perduto.

Ora a distanza di circa un anno sono qui a condividere con voi la lieta notizia: proprio domani, SABATO 5 LUGLIO, mi sposerò 🙂

Lo so, per molti non è un fatto di primaria importanza, e io sono una persona che da sempre rispetta gli altri e le loro opinioni, poosizioni… però per me e Mary è il momento giusto ed è quello che più vogliamo, lo consideriamo un coronamento, un punto di arrivo ma anche e soprattutto di partenza, nella speranza, se Dio lo vorrà, di diventare una famiglia più allargata 🙂

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Non è una questione di età o momenti, e se guardiamo bene, non si potrà mai sapere quando si è davvero pronti per compiere determinate scelte, fare certi passi ma nella vita bisogna anche rischiare. Sento che è la persona giusta, me lo ha dimostrato negli anni e io con lei sono molto felice, sento di aver trovato un giusto equilibrio.

Per questo, non volendo dilungarmi ulteriormente e preferendo non virare troppo sul melenso e sul romantico, ma soprattutto perchè sto bene, sono felice e sereno, volevo dedicare queste righe a lei e gioire di questo evento con tutti voi che mi seguite qui con costanza. Poi ci aspetterà qualche giorno di sano relax perchè… quando ci vuole, ci vuole! 🙂

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2014: primo resoconto personale e “cosa bolle in pentola?”

Di questi tempi l’anno scorso scrivevo che il 2013 sarebbe stato l’anno della mia “rinascita”, o per lo meno più realisticamente parlando, della mia piena ripresa, dopo aver superato una malattia molto pesante e pericolosa, la sindrome di Lyell, alla quale più volte ho fatto riferimento qui. Purtroppo chi mi legge con costanza sa che non è andata proprio così, e che per una seconda volta in pratica sono quasi stato messo al muro dalla malattia… non steso o finito, perchè in fondo sono ancora qui che vi scrivo, più forte e determinato che mai, ma un po’ acciaccato sì, o comunque più ancora con i piedi per terra, nonostante sia davvero fuori pericolo ormai (diciamo per una volta le cose come stanno, pane al pano, vino al vino, inutile nascondersi).
Più di metà del 2013 l’ho trascorso, come sapete, tra letti d’ospedale, ricoveri e successiva lunga convalescenza: ben 4 i mesi consecutivi trascorsi nei vari reparti, perchè ho fatto un po’ il giro stavolta, lo ammetto, avendo avuto delle difficoltà oggettive i medici per venire a capo di cosa avessi contratto di così debilitante. Alla fine dopo appunto un percorso tortuoso, si era scoperta la causa, una malattia autoimmune congenita sin dalla nascita, ma che silente per molto tempo, aveva sempre agito nell’ombra, manifestandosi solo nella sua fase acuta, quando cioè poteva in teoria essere troppo tardi. I primi sintomi ci furono proprio un anno fa, con la comparsa di forti, frequenti, continui dolori reumatici, analisi sballate e gonfiamento dei reni con forte ritenzione idrica. Il primo verdetto sembrava quello più scontato: insufficienza renale cronica, non certo una passeggiata per un 36enne apparentemente in piena salute e vigoria fisica qual ero io in fondo. Invece le cure specifiche non sortirono effetti, se non chè ci fu bisogno di due biopsie per individuare la causa di tanta disfunzione generale del mio organismo. Appurato che si trattasse del Les (o Lupus, che dir si voglia), una volta iniziata la terapia specifica tutto sembrava andasse per il verso giusto, anche se nel frattempo erano già trascorsi quasi due mesi dal mio primo ricovero, che mi fece in pratica saltare due importanti progetti personali, ma questa è un’altra storia. Capitò però, visto che la sfiga a volte ci vede benissimo, che quelle stesse salvifiche cure fossero anche pesanti per il mio sistema immunitario, col risultato di andare ad abbassarmi pesantemente le difese. Così da una semplice febbre, un colpo d’aria ho contratto un’infezione cerebrale e lì davvero me la sono vista brutta! Settimane di attese, altre biopsie, medici che non si sbilanciavano, nel frattempo io che cambio ospedali, reparti e inizio una terapia antibatterica bomba, per un totale di più di 8 ore al giorno di flebo! Fu necessario un delicato intervento chirurgico alla testa per essere certi cosa avessi contratto nello specifico, che tipo di infezione. Poteva essere un battere “semplice”, un germe, un fungo (già più pesante da curare), per non dire altro di più “pesante”. Intervento di 5 ore in stereotassi (cliccate su google, l’ho fatto anch’io all’epoca, è troppo difficile da spiegare, anche se ormai mi sono fatto una “cultura” in tal senso. Aspirato l’ascesso e prelevato il liquor dal cervello, alla fine si è scoperto che era un battere piuttosto comune, lo staffilococco aureus. Come sempre spiegato bene dall’equipe medica, una volta manifestata l’origine del battere agente, è stato semplice calibrare la cura e porre fine al calvario, pur con le incognite legate alla reazione della singola persona alla terapia. A me però hanno sempre detto che sono stato molto forte, in tutte le numerose fasi della malattia, della caduta, della prima illusione di guarigione, alla nuova mazzata dell’infezione, l’ansia di non sapere, fino al buon esito dell’operazione e la scoperta che il tutto fosse in qualche modo recuperabile. C’è stato in mezzo soltanto un altro piccolo imprevisto, ma alla fine davvero sono guarito e tornato a casa, anche se nel frattempo avevo perso quasi tutto l’anno, con conseguente inevitabile slittamento di tanti eventi importanti, primo fra tutti il matrimonio che avrebbe dovuto celebrarsi il 14 settembre. Quel giorno lo porterò comunque nel cuore, perchè abbiamo in qualche modo compensato con una splendida festa tra parenti, amici e persone che mi vogliono bene: in tanti sono accorsi per farmi visita, festeggiarmi, salutarmi. La giornata era splendida, sarebbe stata scenario ideale per il mio matrimonio con Mary ma realisticamente ci siamo dovuti arrendere al fatto che, essendo io stato dimesso la settimana precedente, davvero non sarei stato in grado fisicamente di reggere una giornata bella, ma comunque intensa sotto tanti punti di vista. Sono cose di cui ho già scritto, ma mi rendo conto che tanti arrivano al mio blog anche cercando info sulle due malattie che mi hanno colpito: la Lyell e il Les, nel mio caso correlate tra loro, anche se appare impossibile stabilire l’esatto nesso, quale delle due sia stata in qualche modo propedeutica all’altra. Non è stata facile la ripresa, non lo è, ma di fatto sono andato avanti, sempre con fiducia, forte del fatto che sono attorniato da una struttura solida accanto a me, da una famiglia unita che mi sostiene, da una ragazza che mi ama, e il fatto che anche nei momenti più complicati non abbiano mai ceduto davanti a me, ha contribuito enormemente a mantenere quanto più inalterato il mio equilibrio e la mia serenità. Non era scontato, nonostante io sia uno che guarda sempre il lato positivo delle cose e veda il classico bicchiere sempre mezzo pieno. Non era facile perchè quando hai 36 anni, ti devi sposare dopo che è quello che hai sognato da una vita, avendo trovato la persona giusta accanto a te, quando hai un buon lavoro di questi tempi e devi portare a compimento un lungo progetto di teatro terapia che ti ha tenuto impegnato anima e corpo per mesi, quando devi esordire con i tuoi due libri al Salone del Libro di Torino, invitato per un’interessante tavola rotonda con altri colleghi di casa editrice, quando sei lanciato con diverse collaborazioni sportive e ti ritrovi per non rinunciare a un pezzo cui tieni particolarmente, a scrivere sotto dialisi (l’ho fatta per 5 sedute e basta) o con flebo e trasfusioni di sangue… allora davvero capisci che devi per forza o essere incosciente, oppure un animo puro e forte, come hanno sempre sostenuto tutti i medici che mi hanno curato e seguito amorevolmente in quei lunghi mesi.
Il 2014 pertanto sarà sì quello del pieno recupero, stavolta non farò proclami. Non per scaramanzia, ma perchè in fondo non serve. E’ più importante la conquista del quotidiano, constatare come giorno per giorno mi stia riprendendo, nonostante ci voglia in effetti tanta pazienza, nonostante non sia facile perchè la malattia è cronica ed è necessaria curarla con un’adeguata terapia. Però non è molto limitante, dopo pochi mesi ho ripreso quasi del tutto le mie attività, solo con un pizzico in più di controllo, di moderazione. Porto ancora degli strascichi a livello fisico, nulla di come sarebbe potuta andare, fosse stato qualcosa di peggio, ma qualche segno tangibile di tanta sofferenza c’è, specie in merito all’operazione chirurgica, visto che giocoforza le cicatrici, seppur piccole, sono rimaste. A volte capita mi faccia prendere dallo sconforto, col rischio magari di apparire superficiale perchè guardo all’estetica, alla vanità personale quando dovrei solo ringraziare di essermela cavata. Per carità, sono momenti, e tutti mi dicono che il cortisone – che tuttora sono costretto ad assumere a dosaggi cospicui – una volta ridimensionato, finirà per condizionare l’aspetto (il più saliente è il gonfiore al viso) però mi pesa, penso sia umano. Logico che sono grato, felice e fiducioso, le analisi stanno andando sempre bene, io per primo sento che rispondo perfettamente alle cure e me ne accorgo appunto nella quotidianità. Ho avuto un forte slancio fisico ed emotivo in questi mesi, e ho cercato di incanalare tutta questa rinnovata energia positiva nei miei progetti professionali e di vita. Di fatto il giorno delle nozze si sta riavvicinando, saranno a luglio, siamo prontissimi… di fatto al lavoro ho ripreso da dove ci eravamo lasciati e con gli ospiti del centro dove opero da anni come educatore formatore abbiamo messo a puntino nuove scene sul progetto troncato l’anno scorso (andremo la prima volta su un palco domenica 25 maggio), nuove collaborazioni giornalistiche le sto portando avanti e la lunga degenza ospedaliera mi ha per lo meno dato il tempo per approntare un nuovo progetto letterario che covavo da tempo. Avevo voglia di cimentarmi in un saggio musicale. Alla fine ne è uscito, ne uscirà (ma la pubblicazione ormai è davvero prossima!) qualcosa di molto più grande, dal mio punto di vista, qualcosa di molto sentito, di vero e profondo, perchè attraverso la musica, i dischi, la passione, ci sono io, con i miei ricordi, le mie emozioni. Poi da quel primordiale libro, da quella bozza complicata (perchè ci saranno spunti di riflessioni e rimandi a tanti aspetti del decennio preso in esame, quello dei ’90, periodo per me cruciale come crescita umana e professionale) sono usciti in realtà due volumi! Uno appunto (il cui titolo sarà “Revolution ’90”)uscirà a breve e raccoglierà schede di dischi significativi del decennio, con miei contributi appunto su diversi contesti dell’epoca, 10 excursus più rubriche “amarcord” con episodi legati a un determinato disco o artista; il secondo (dal titolo provvisorio “Rock ‘n Word”) invece uscirà a distanza di qualche mese, sarà il suo “gemello”, e conterrà approfondimenti, interviste esclusive, lasciando la voce ai protagonisti dell’epoca (artisti, gruppi, discografici, giornalisti, addetti ai lavori, organizzatori di eventi). Inutile dire che credo molto in questi lavori, ci ho messo davvero tutto me stesso e spero di riuscire a coinvolgere il lettore, ad emozionarlo, non puntando esclusivamente sul fattore generazionale e nostalgico (che pure è presente, e negarlo sarebbe sbagliato) ma proprio sull’empatia e la spontaneità che spero di essere riuscito bene a trasmettere! Lo so, è stato un lungo sfogo, di cose magari già dette, ma ne ho avvertito il bisogno, è stato come catartico. D’altronde, come si vedeva dai post degli ultimi mesi, col blog avevo ripreso alla grande, con articoli, recensioni, interviste.. in pratica non mi sono mai fermato, l’ho fatto oggi ma solo per fare il punto della situazione, guardarmi attorno, tirare le fila e… ripartire, senza stavolta più fermarsi! Grazie a tutti voi lettori per il tanto supporto dimostrato! Il libro è stato concepito per lo più in ospedale, per questo nei ringraziamenti trovano spazio, mai come in passato, così tante persone, moltissimi di voi che magari inconsapevolmente avete contribuito alla mia risalita!

Un bilancio personale dell’anno che va concludendosi ma soprattutto… Buon 2014 a tutti!

E così anche il mio, il nostro, 2013 va a concludersi. Un anno che, sembra (ma ovviamente, per fortuna, ci sono eccezioni positive) non essere stato particolarmente felice per la maggior parte di noi, degli italiani. Tanti problemi assortiti, e in generale un clima sempre più proteso alla sfiducia.

Io tendenzialmente non sarei così: chi mi conosce nella realtà di tutti i giorni, ma penso pure coloro che più o meno abitualmente mi leggono tra queste pagine del blog, sanno che difficilmente mi lascio abbattere e contagiare dal pessimismo, finanche quello più dilagante.

Venivo da un anno estremamente pesante a livello personale, con un 2012 trascorso all’insegna della scoperta e poi della miracolosa guarigione della sindrome rara di Lyell, una gravissima malattia della pelle, di cui avevo dato ampia testimonianza anche su PELLEeCALAMAIO, proprio per dare in qualche modo aiuto e supporto a chi si trovava nelle mie stesse condizioni.

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Il periodico controllo annuale svolto pochi giorni fa ha confermato i buoni esiti di tutto questo 2013, e cioè che ne sono definitivamente uscito indenne, sebbene la brava dottoressa specialista che mi ha seguito e tuttora mi ha in cura mi abbia ribadito che se non avessi incrociato per la mia strada un dermatologo ci avrei lasciato le penne.

Il 2013 avrebbe dovuto rappresentare – e i presupposti c’erano tutti – l’anno della vera rinascita, della svolta, con tanto di progetti stupendi e concreti. Ho raccontato per bene la mia nuova vicenda legata alla salute, e non sto qui a riscriverla nei particolari. Comunque, purtroppo, non si potrà mai stabilire con esattezza se le due malattie sono correlate direttamente o una avesse spianato la strada all’altra, fatto sta che a maggio sono stato ricoverato dapprima per un problema renale, poi scopertosi – dopo lungo iter diagnostico – derivare in realtà da una rara malattia autoimmune, il LES, o lupus.

Questa, a differenza della Lyell, è una malattia – magari meno invalidante – ma di fatto cronica e pertanto il difficile è semmai trovare la cura adatta, mirata, dosata al punto giusto-

Sto facendo dei bei passi in avanti (dopotutto, sono stato ricoverato in ospedali vari per 4 mesi, ai quali hanno fatto seguito quasi 80 giorni di convalescenza), i valori stanno ben rientrando nei parametri e soprattutto sono seguito da medici specialisti tra i migliori della zona. Hanno approntato una cura più specifica, un po’ per volta, sempre sotto stretto controllo (analisi periodiche, controlli ecc) e quello che mi dicevano è vero.. ci vuole tempo per trovare la terapia “ideale”: ogni corpo reagisce a modo suo, in fondo. Tuttavia, devo far sì che i momenti di ansia e paura non prendano il sopravvento sulle tante cose positive che sto riscontrando. Sto tornando alla mia “normalità”, a una quotidianità fatta di lavoro (ho ripreso, seppur da poco e per il momento in forma un po’ ridimensionata, dopo una batosta simile), progetti e sogni. Sogni che, ben inteso, erano vicinissimi alla realizzazione e che, senza i proclami dell’anno scorso (un po’ di scaramanzia non  guasta…), sono stati – come dire – posticipati. Avrei dovuto essermi già sposato con la mia Mary ma la data stabilita (da moltissimo tempo!) era troppo vicina a quella delle mie dimissioni definitive dall’ospedale, appena una settimana successiva e, francamente e con tanta amarezza, ma pure con sano realismo, non ero proprio in condizioni fisiche per il “grande passo”, per una giornata speciale, di gioia e di amore, quella che attendavamo da così tanto tempo. Purtroppo, quando a luglio, contrassi un’infezione cerebrale dovuta alla stessa cura che stavo seguendo in fase acuta per la comparsa del lupus (insomma, le mie difese immunitarie si erano abbassate troppo, indebolendo il mio organismo), i medici subito mi dissero che la guarigione sarebbe stata possibile (in un primo momento non fu facile nemmeno con le biospie stabilire che tipo di battere avessi contratto) ma comunque molto lunga. Fu necessario addirittura un delicato intervento neuro chirurgico in stereotassi per stabilire cosa avessi: dovettero in pratica prelevare del liquido dal cervello, in soldoni… Tutto è bene quel che finisce bene, alla fine si è individuato il germe attivo e lo si è curato efficacemente. Grandissimi i medici, e grande la Provvidenza, grande, Immenso, l’AMORE delle persone che mi sono state vicine in quei momenti. Per questo, se ho superato tutto questo, non mi farò spaventare ora da qualche normale intoppo sulla terapia, da qualche inevitabile effetto indesiderato. Non sapevo di essere così forte, me lo hanno fatto capire tante persone, a iniziare dagli stessi medici, fino ai compagni di stanza – con alcuni di loro si sono creati dei legami di amicizia (sì, Daniele, Mauro, Sante.. sto parlando di voi e vi ringrazierò sempre!), per finire alle persone che mi amano, che  sono sempre state presenti in quel lungo periodo di incertezza. Grazie! Grazie! Grazie!

Mi vedevano scrivere, buttare giù idee per il romanzo, bozze di articoli per le riviste (sono riuscito a completare due lunghi articoli poi usciti sul Guerin Sportivo in condizioni quasi proibitive, se ci penso!), ho portato avanti il progetto del saggio musicale che con l’anno nuovo vedrà la luce in libreria.. ormai siamo alle fasi conclusive! Riprenderò pure le trasmissioni a yastaradio.com!

Insomma, io non mollo, sono tanto acciaccato, devo controllarmi e seguire la terapia, ma ho 36 anni, il peggio è passato: e come scrivevo nel mio primo romanzo, prendendo proprio spunto dal mio titolo, credo che mai come nel 2014… “Verrà il tempo per noi”, per me e te Mary, visto che ormai non ci fermerà nessuno, e verrà il tempo di riprendere in mano tante belle iniziative, tanti bei discorsi lasciati giocoforza a metà.. verrà il tempo di riprendere una condizione accettabile.. non dico che tornerò a “scalare le mie adorate montagne dell’Alto Adige” ma voglio rimettermi in forma.. anche l’occhio vuole la sua parte e io sono pure vanitoso, eh? Mi sa che lo avevo già scritto da qualche parte 😉

Ora chiudo, augurando davvero di cuore a tutti gli amici più cari, ai tanti che pure in silenzio mi hanno aiutato, supportato e incitato, ai lettori, a chi viene ogni tanto a sbirciare, a chi invece è un affezionato.. insomma, a tutti, che sia un 2014 all’insegna di un ritrovato sorriso, uno sguardo che vada oltre la realtà quotidiana pesante da affrontare. Chiudete gli occhi, esprimete qualche desiderio, prefiggetevi degli obiettivi e tentate in tutti i modi di raggiungerli.. diamoci degli scopi, coloriamo le nostre vite e sapremo controbattere tanta negatività e tanto pessimismo. La mia non vuole essere una facile cifra demagogica, ma davvero, quando si passano momenti difficili, viene più semplice e naturale dare valore a certe cose e capirne la reale importanza.

E così, per una volta.. niente classifiche, niente graduatorie consuete.. niente “i migliori libri, i migliori film, i migliori dischi del 2013” ma un invito a guardare avanti al futuro con rinnovata fiducia.. come faccio io, come voglio fare io…

un abbraccio forte a tutti… ora mi godrò qualche giorno di relax in montagna con la mia morosa e una coppia di cari amici: i primi giorni di “vacanza” dopo tanti mesi, un po’ di stacco fino al 2 gennaio, poi si riparte appunto… 🙂

a presto e… voi che potete… mangiate pure TUTTO quello che volete (ormai è un mio tormentone ma… non appena mi sarò ristabilito del tutto tornerò ai miei cibi preferiti!!!)