Aspettando il 2024… auguri di cuore a tutti voi!

Con questo post mi ritrovo a congedarmi dall’anno in corso traendo il consueto bilancio personale e soprattutto colgo l’occasione per guardare avanti con gli auguri per il nuovo che verrà.
Devo ammettere di trovarmi un po’ condizionato dallo scrivere proprio oggi, dato che da una settimana a questa parte in pratica io, mia moglie Maria Teresa e nostro figlio Luigi Maria siamo alle prese con una brutta influenza. Dirò di più, la più brutta dai tempi nefasti che poi portarono il sottoscritto a combattere contro una brutta malattia.
Ma non voglio (e non ha senso) far brutti pensieri al riguardo o allarmare voi lettori più fedeli che probabilmente sapete bene a cosa mi riferisco, avendone scritto al tempo nel dettaglio proprio in questo blog.
Sì, l’allusione è a quanto superai ormai più di dieci anni fa: la terribile sindrome di Lyell; e no, confermo, niente di tutto questo grazie a Dio, solo un’influenza che si sta trascinando nonostante si stiano facendo le cure possibili e il fatto che da giorni siamo tutti e tre rintanati a casa.

Passerà, spero presto, e allora ecco che nel guardarmi indietro non posso fare altro invece che ringraziare, perché il 2023 è stato un anno positivo su più fronti: personale, famigliare (soprattutto) ma anche professionale.

Inizio da quest’ultimo punto, che reputo positivo perché ho consolidato il lavoro “nuovo”, sempre come educatore ma non più come nei quasi vent’anni precedenti nel mondo della disabilità, visto che ora opero all’interno dei servizi sociali, nel contrasto alla povertà.
Un lavoro non facile, anzi, e che ha visto un crescendo di situazioni limite da affrontare e gestire, con la consapevolezza, maturata magari tardi, che non tutto dipenda da me e dai miei sforzi.
Ovvio, mi impegnerò al massimo fin dove posso ma è importante sapere che ho dei referenti anche qui con cui gestire, programmare, intervenire e a cui riportare anche le situazioni più complesse, che poi saranno eventualmente di competenza altrui.

Riguardo la scrittura, sono soddisfatto di aver mantenuto bene in vita questo prezioso spazio personale che è “Pelle e Calamaio” che, avrete capito, non curo come fosse una testata giornalistica (d’altronde non è mai stata quella la mia mission) ma che da sempre mi da’ modo di esprimermi in piena libertà e di divagare, affrontando argomenti e materie che più mi interessano, ragion per cui mi fanno piacere i parecchi riscontri ottenuti dai più recenti articoli qui pubblicati, e detto ciò un ringraziamento gigante va in primis ai miei lettori!

Ho terminato poi la stesura di un nuovo libro, scritto anche questo su commissione (come nel caso del mio titolo più recente, “Simon sono io”, su idea della Fondazione Franchin Simon Onlus di Montagnana, che tante soddisfazioni ci ha regalato): stavolta a rivolgersi a me è stato un amico d’infanzia, desideroso di portare alla luce una storia molto intima e toccante.
Si è trattato per me di un lungo viaggio, anche doloroso per certi versi visto il tema dell’opera, ma spero davvero ne sia valsa la pena, e che questa storia così importante per i protagonisti in gioco, e così intensa e difficile dal punto di vista emotivo per il sottoscritto, possa emozionare i lettori.

Il manoscritto è stato consegnato a chi di dovere e, se il cerchio si stringe, dovremmo con i primi mesi del 2024 essere pronti per la pubblicazione. Poi chissà se avrò il tempo e le modalità giuste per inoltrarmi in un nuovo romanzo, stavolta di pura narrativa dopo le ultime esperienze (importanti) legate appunto a due biografie.

A livello di scrittura in questo 2023 sono stato molto impegnato sia con la rivista “Vinile” che con il sito di “Indie for Bunnies”. Ed è chiaro che il mio proposito sia quello di continuare queste bellissime collaborazioni, magari con l’opportunità di partecipare ancora ad alcune belle iniziative, come ad esempio il mastodontico Dizionario sui Cantautori e Cantautrici del nuovo millennio a cura di Michele Neri, il direttore di “Vinile” a cui sarò sempre molto grato, lo stesso che mi ha coinvolto pure in un libro collettivo su Lucio Battisti, pubblicato in occasione degli 80 anni del grande artista reatino.

Dicevo però che le cose più belle, emozionanti e intense di questo 2023 vanno ricercate nella sfera personale e familiare, il perché è presto detto: oltre al fatto di non aver subito perdite affettive (e non è scontato se penso invece a cosa scrivevo nei resoconti degli anni recenti), ciò che mi ha riempito il cuore è stato vedere la crescita felice attorno a me dei nipoti, constatare lo stato di salute di chi è più in là con gli anni (sappiamo bene che poter abbracciare e passare del tempo assieme ai propri genitori non è privilegio di tutti), e soprattutto vivere la mia quotidianità attorniato dall’amore della mia famiglia: Mary che, oltre alle qualità che mi hanno fatto innamorare di lei – e nel 2024 festeggeremo dieci anni di matrimonio! – come immaginavo si sta rivelando anche una madre splendida, e Luigi che cresce alla grande, riuscendo a stupirci e riempirci di meraviglia ogni giorno!

Certo, quanto io posso essere tranquillo nei miei confronti, forse anche troppo, tanto invece tendo ad essere apprensivo quando si tratta di lui, del mio piccolo, e non so se c’entri il fatto che è il primo figlio, credo sia piuttosto un fattore naturale quello che mi porta a preoccuparmi tanto per chi mi sta attorno, per gli affetti più vicini.

Ma detto questo, mi ritengo un uomo fortunato e ho buoni motivi per essere felice, perché Luigi sta bene, ha quasi due anni e sta imparando già un sacco di cose, soprattutto è un bimbo buono, sempre allegro, col suo bel sorriso; si è ambientato bene anche al Nido, peccato che come tanti altri bimbi spesso sia assente appunto per problemini di salute che nella maggior parte dei casi si trasmettono l’un l’altro.

Non so se è perché sto invecchiando… o meglio, dentro di me so di avere ancora quell’entusiasmo per la vita, per le cose che mi circondano, ma è indubbio che la carta d’identità non tradisce e nel 2024 saranno 47 le candeline da soffiare; fatto sta che, a maggior ragione, ritengo sia proprio questa dimensione familiare che mi da’ la motivazione più grande, lo sprono principale ad andare avanti, guardando comunque all’orizzonte con fiducia!

Credo veramente che stare bene con le persone che si amano sia la più grande ricchezza che la vita possa offrirci. Quindi io auguro a tutti voi per il 2024 proprio questo: di stare vicino alle persone che amate, godendo insieme anche delle piccole cose!

Dobbiamo essere fiduciosi, nonostante nel mondo tante cose non sembrano proprio andare per il verso giusto. So che corro il rischio di inondare questo post di tanta retorica (e magari per alcuni in effetti è così) e non sono così ingenuo da pensare che tutto migliorerà all’istante, però mi auguro che in un futuro non troppo lontano non staremo sempre a parlare di guerre, femminicidi, terrorismo e povertà, temi che hanno purtroppo inondato le cronache di tutti i giorni e continuano a farlo.

La strada è lunghissima per poter cambiare davvero volto alla società, ricordandoci di quanta umanità abbiamo bisogno, ma per quello che può dipendere da noi dobbiamo essere pronti a fare tutti la nostra parte.

Sì, anche noi, nel nostro piccolo, proviamo almeno a comportarci bene col prossimo, a darci dei piccoli obiettivi di felicità, a fare del bene: non è poco credetemi.

In tutta sincerità ci tengo a mandarvi un abbraccio grande e augurare di cuore un buon 2024 a tutti voi!

A presto!

Gianni

Le belle collaborazioni pt.5: “Indie For Bunnies”, webzine musicale in continua crescita

Con il mondo dei blog e delle riviste digitali ho iniziato molto presto un rapporto che si è fatto via via sempre più stretto, dandomi modo oltretutto di assecondare la mia indole con grande autonomia e libertà d’azione.

Mi affascinava non poco l’idea di aprire qualcosa di mio in cui potermi esprimere e dare libero sfogo alle mie più grandi passioni, nella fattispecie la musica e lo sport; il calcio in particolare è stata a lungo la mia principale “materia” in fatto di scrittura, visto che cominciai a collaborare appena maggiorenne con il mensile “Calcio Dilettante” per passare poi tra i ranghi del mitico “Guerin Sportivo” sotto la magistrale gestione di Matteo Marani e dell’altro bel mensile “Il Nuovo Calcio”.

Insomma, se siete miei lettori avrete capito come poi ho sviluppato questo piccolo grande desiderio facendolo diventare realtà.

La musica, dicevo, almeno come argomento giornalistico, venne dopo, anche se in realtà una prima esperienza in tal senso, oltretutto entusiasmante direi perché condivisa dei carissimi amici ai tempi dell’università (Riccardo Cavrioli, Fabrizio Massegnan, Nicola Poffo, Claudio Rizzi), avvenne già nel 1998, quando debuttai a Radio Popolare Verona come co-conduttore di un programma sulla musica inglese (“L’impaziente inglese”, così battezzato giocando sul titolo di un celebre film dell’epoca e alludendo al contempo all’abitudine tipica di quelle parti di attendere sempre la next big thing in grado di rinverdire certi gloriosi fasti).

Già quello fu un modo importante di entrare a far parte di questo mondo, visto che iniziai a girare per concerti, intervistare tanti artisti e gruppi, specie quelli di passaggio nella mia città (Verona) e a conoscere tanti nomi più o meno illustri tra appassionati e addetti ai lavori.

Ebbi l’opportunità di realizzare in parte un piccolo sogno, quello di diventare giornalista musicale, e il bello appunto era che lo stavo condividendo con amici come Riccardo Cavrioli, il cui nome ricorrerà di nuovo più avanti.

La musica per me ha iniziato molto presto ad essere un affare “serio” e se è vero che in famiglia se n’è sempre ascoltata tanta, regalandomi il cosiddetto imprinting, devo dire che poi ho intrapreso una mia strada personale, sia per quanto riguarda gli ascolti, sia per come appunto ho cominciato a “viverla”, divenendo già in adolescenza un assiduo e curioso ascoltatore, consumatore di dischi e divoratore di riviste e libri musicali.

Certo, non era facile in tempi pre-Internet (soprattutto se come me si proveniva da un piccolo comune di provincia) entrare in contatto con certa editoria, tanto che il classico “romanzo nel cassetto”, guarda caso ambientato in contesti musicali, lo scrissi già durante gli anni dell’università, precisamente nel 1998 ma rimase appunto “fermo” addirittura fino al 2010 quando proprio grazie alla Rete e al fiorire di blog a tema riuscii a contattare la casa editrice (Nulla die di Massimiliano e Salvatore Giordano) che poi avrebbe messo il proprio marchio sia su quel mio primo vagito letterario – che intitolai “Verrà il tempo per noi” – sia nei libri successivi.

Alla luce di quanto detto, pertanto, ripensando ai giorni della radio mi pareva difficile cominciare a collaborare con qualcuna di queste riviste.

Sto divagando troppo lo so, fatto sta che poi sarebbero arrivate anche le riviste musicali ad accogliermi, e con esse tante altre belle occasioni ed esperienze da vivere e ricordare, ma tutto iniziò appunto dal web, dai siti musicali, dai magazine online, non solo delle vere palestre formative ma in alcuni casi soprattutto delle grandi opportunità di crescita.

Ho scritto negli anni per diversi blog e webzine, alcune delle quali non esistono più, da Indie Rock-It a Troublezine fino ad approdare a Indie For Bunnies, con cui invece il rapporto di collaborazione va avanti tuttora con mia grande soddisfazione.

L’elemento di congiuntura tra le varie esperienze è stato ancora una volta Riccardo Cavrioli che attualmente scrive pure per la storica rivista di settore Rockerilla, che mi ha sempre coinvolto ovunque andasse, ribadendo la stima e la fiducia nei miei confronti… stima e fiducia ampiamente ricambiate visto che posso dire senza timore di smentita sia una delle persone più importanti nella mia cerchia di amicizie, al punto che l’ho voluto anche come testimone di nozze, e gli affidai pure tornando a questioni musicali, la prefazione di un mio saggio sulla musica italiana degli anni novanta (“Revolution 90”).

Ricky mi aveva parlato benissimo di Indie For Bunnies, soprattutto per il modo in cui veniva gestito al di là che rispecchiasse al meglio i nostri gusti musicali e che avesse tante sezioni interessanti.

Non dubitai di queste sue sensazioni, anche se venivo da un momento in cui mi ero concentrato più su questioni prettamente lavorative, oltre che ero stato in effetti molto impegnato nella scrittura tra libri e quant’altro, ma alla fine avevo anche voglia di rimettermi a scrivere con continuità di musica, avendo possibilità di prendermi comunque i miei tempi.

Se devo fare un bilancio, beh, posso dire che la scelta di intraprendere questa collaborazione fu sicuramente giusta, tant’è che nel frattempo è divenuta quella più longeva della mia “carriera”, se consideriamo che il primo articolo su Indie For Bunnies con la mia firma risale al 21 maggio 2017 (in occasione del ventennale di “Ok Computer” magnifico album dei Radiohead) e che da allora ne ho pubblicati ben 314!

In mezzo mi sono occupato certamente di artisti e gruppi che amo, dedicando tanti pezzi ad esempio ai R.E.M., agli Oasis, agli Smashing Pumpkins o agli stessi Radiohead, tra celebrazioni, recensioni e approfondimenti, ma sono anche riuscito a intervistare nomi importanti legati alla musica italiana e ad ascoltare davvero molti dischi tra i più belli usciti negli ultimi anni… oltre ovviamente ad altri che invece non mi sono piaciuti, ma d’altronde la critica musicale serve ancora a dare giudizi il più possibile obiettivi, e a orientare un po’ il lettore spesso travolto dalle tantissime pubblicazioni di roba nuova, vero?

Proprio di recente tra l’altro Alessio Pomponi, direttore e factotum di Indie For Bunnies, ha inaugurato il nuovo sito, reso sicuramente più “bello” da vedere e più funzionale alla lettura anche da smartphone, ma mantenuto inalterato nei contenuti, nella sostanza, laddove ovviamente c’è sempre spazio e tempo per migliorare.

Ciò che colpisce in primis è la varietà delle sezioni che formano la testata: dalle news alle recensioni, con tanto di “Disco della Settimana”, alle varie rubriche (su cui spicca “Any Given Friday”, bollettino sulle uscite indie italiane con tantissima attenzione rivolta ai nomi emergenti, a cura di Manuel Apice, a sua volta promettente cantautore) che spaziano pure su libri, cinema, video, senza tralasciare una delle più seguite, vale a dire quella dei “compleanni” di album particolarmente significativi.

E poi i “Live Report”, le tanto apprezzate Top 10 brani, la “Other Side” (vale a dire la contro-recensione in casi di dischi particolarmente divisivi), e last but not least quella che è un po’ il fiore all’occhiello, vale a dire “Brand New”, dove viene letteralmente scandagliato il panorama indie italiano ed internazionale, seguendo sin dai primi passi i più fulgidi talenti in sboccio.

Insomma, ce n’è per tutti i gusti, ogni aspetto viene trattato con passione, impegno e competenza, senza nessuno che si atteggi da “professorone”

Giunto a questo punto, oltre ai già citati Alessio Pomponi e Riccardo Cavrioli, che si “smazzano” gran parte del lavoro in redazione, mi preme citare almeno tra le tante penne interessanti da tempo in organico Antonio Paolo Zucchelli, Valentina Natale, Alessandro Tartarino, Anban, Michele Brigante Sanseverino, Giuseppe Loris Ienco, Fabrizio Siliquini, Corrado Frasca e Luca Morello (l’elenco dei nomi sarebbe davvero lungo, tenendo conto anche delle “ospitate” eccellenti di Michele Corrado e Stefano Bartolotta), ai quali più di recente si sono aggiunti nuove leve di valore tra cui Dimitra Gurduiala, Gianluca Quadri e il già citato Manuel Apice, ma la rosa dei collaboratori (che spesso, come capita in ogni rivista, web e cartacea, è soggetta a cambiamenti) attualmente in organico ne comprende anche altri che si stanno inserendo nella maniera giusta, facendo ben sperare per il futuro del sito.

Ognuno ha un proprio stile, talvolta anche molto riconoscibile, ma mi piace pensare che lavoriamo come una squadra, in maniera seria e rigorosa, intenti a perseguire il medesimo obiettivo che è quello di regalare un buon servizio a tutti i lettori.

Dopo tutto questo “papirozzo” non mi resta che lasciarvi il link al sito di Indie For Bunnies, esortandovi a farci un giretto con la giusta voglia di farsi assorbire da tanta bella musica da noi proposta.

Buon 1° compleanno Luigi Maria!

Carissimo Luigi Maria, amore, potrei ricordare minuto per minuto tutti quelli che un anno fa hanno preceduto il tuo arrivo.

Eri ormai imminente, ma in teoria, saresti dovuto nascere ai primi di marzo… eppure la mamma già due giorni prima aveva cominciato a sentirsi strana…

Quel 20 febbraio di un anno fa era domenica, appena sveglio di mattina presto mi ero accertato che lei stesse bene e poi, visto che fortunatamente era così, decisi di andare fuori con Perla, la cagnolina che avevamo adottato da una settimana soltanto.. piccola anche lei, aveva dieci mesi e giustamente richiedeva le sue attenzioni.

Mentre mi sistemavo avevo ascoltato Tropicalia di Caetano Veloso e ricordo di averla postata anche su Facebook.

Mai mi sarei immaginato che di ritorno a casa dopo qualche minuto avrei trovato la mamma.. a dirmi tutta agitata ed emozionata che… dovevamo andare in ospedale!

Arrivammo quindi nello stesso posto dove già lavorava prima del tuo arrivo, e proprio in ostetricia ginecologia, dove ora ci saremmo affidati in pratica alle sue colleghe che da subito iniziarono a seguirla nel migliore dei modi.

Ti sei preso un po’ il tuo tempo prima di venire al mondo ma la mamma è stata bravissima e così, proprio mentre stavo a fianco a lei a incitarla quasi non mi sono reso conto che eri finito tra le braccia della brava ostetrica.

Che emozione indescrivibile, infatti mi fermo qui perché non potrei mai nemmeno avvicinarmi a rendere l’idea di quello che abbiamo provato.

Ci hai regalato un anno di gioie continue, ci hai cambiato la vita, rendendola migliore e vederti crescere giorno per giorno e imparare sempre cose nuove, è una gioia immensa che ci ripaga per averti atteso così tanto.. e tu sai amore quanto ti abbiamo desiderato.

Sei un bimbo buono, simpatico, sveglio, intelligente.. sei bellissimo… anche piuttosto testardo ☺️😅 e hai un sorriso che mette tutti d’accordo! 💙

Già, sempre sorridente!

Buon primo compleanno Luigi Maria! Ti vogliamo un mondo di bene!!!! ❤️❤️❤️

Le belle collaborazioni pt.4: “Il Ciuccio sulla Maglia del Napoli”, l’interessante blog di Giulio Ceraldi

Come ho avuto modo di specificare nella mia presentazione inaugurando questo blog, le mie prime esperienze giornalistiche hanno riguardato principalmente il calcio, per cui da sempre nutro una passione che va al di là del singolo tifo (pur fortissimo) per l’Hellas Verona, gloriosa squadra della mia città.

Sono sempre stato attratto soprattutto dalle storie degli uomini e delle epopee dei grandi club appartenenti a questo sport così popolare, in grado di unire ma anche di contrapporre spesso in modo pesante così tante persone.

Ero proprio un bambino quando ho iniziato a seguire il calcio in modo “patologico” conoscendo le varie formazioni, le classifiche dalla serie A in giù, le carriere dei calciatori grazie anche all’immancabile album delle figurine “Panini”e ai vari preziosissimi almanacchi.

Ho voluto approfondire la storia di questo sport, partendo dagli albori, appassionandomi così delle vicende salienti che hanno segnato i nostri campionati (e non solo), interessandomi in particolare al Grande Torino, la squadra degli Invincibili capitanati da Valentino Mazzola purtroppo spezzata via nella tragedia di Superga.

Anche qui fondamentali si rivelarono le letture (oltre a quelle assai numerose di libri di saggistica sportiva e le biografie di vari personaggi) delle varie riviste, su tutte il glorioso “Guerin Sportivo” ma poi ricordo, quando già ero più grandicello pure il grande impatto che ebbe su di me “Calcio 2000”, fondato da uno dei maestri della materia, il grande Marino Bartoletti.

Mai avrei pensato che un giorno nemmeno troppo lontano sarei finito per apporre la mia firma su tanti articoli per quella mitica testata, io in mezzo a tanti “giganti” del giornalismo nostrano (negli anni in cui vi collaborai, ero a fianco di gente come Gianni Mura, Roberto Beccantini, Adalberto Bortolotti, Nicola Calzaretta, Gianluca Grassi e altri giovani esperti di grande talento, tra cui Alec Cordolcini con cui avrei instaurato poi un rapporto di amicizia che dura tuttora, e che va al di là della sfera calcistica).

Ero un fedele guerinetto e poi mi ritrovai in redazione nel bolognese a parlare con l’allora direttore Matteo Marani per formalizzare l’inizio della mia collaborazione.

Nei miei anni di militanza al Guerino ho scritto diversi articoli, qualche dossier sul calcio giovanile, e sono stato coinvolto anche nella realizzazione di “speciali” in occasioni di eventi quali il Mondiale, gli Europei, la Champions League, la Copa America, la Coppa d’Africa, la Coppa d’Asia insieme a validissimi colleghi.

Mi viene ancora da sorridere se penso che nel 1996 a diciannove anni partecipai a “Ok il prezzo è giusto” condotto dalla Zanicchi e fui protagonista con lei di un siparietto dove mi chiese le formazioni di varie squadre di calcio (cosa assolutamente non preparata, anche se durante il “provino” era uscita voce che fossi un grande appassionato di calcio: fu mia cugina Deborah a rivelarlo facendomi passare per un “fenomeno” perchè conoscevo tutti i giocatori delle squadre di serie C! Esiste ancora il filmato di quella puntata, io ero piuttosto impacciato ed era marcato il mio accento veneto ma almeno potevo ancora vantare una folta capigliatura!)

Fu quello certo un momento indimenticabile, ancorché assai curioso, visto che più o meno nello stesso periodo parteciparono ad altri famosi quiz dei giovani Matteo Salvini e Matteo Renzi, non ancora dei politici affermati, anzi, erano poco più che ragazzi come me.

Ok, io fortunatamente, mi vien da dire, presi altre strade (per quanto sia stato impegnato anch’io in gioventù in politica a livello locale) ma resta il fatto che pure in quell’occasione emerse con forza la mia passione per il calcio.

Ovviamente ero un avido lettore anche dei quotidiani, su tutti la “Gazzetta dello Sport”, ma ripeto il fatto che a un certo punto me ne sarei potuto occupare come giornalista lo vedevo un’ipotesi molto lontana, pur avendo frequentato con profitto anche un interessante corso di formazione a Milano avendo come docenti illustri giornalisti sportivi delle più importanti reti televisive.

I primi approcci al riguardo ci furono quando iniziai a scrivere per “Calcio Dilettante”, diretto da Andrea Nocini. Una bella esperienza, molto emozionante per certi versi, nonostante l’inevitabile ingenuità dei miei vent’anni scarsi.

Una volta terminate pure l’esperienza con il “Guerin Sportivo”, coincisa col cambio di direzione, e con il “Nuovo Calcio”, pur continuando a seguire il calcio da ogni angolazione, davvero non trovai più riviste o webzine con cui portare avanti con continuità una collaborazione, nonostante diversi avvicinamenti e alcune proposte che in un primo momento parevano interessanti o quanto meno valutabili.

In qualche modo però il mio nome all’epoca era un po’ noto e così mi capitava di intervenire in varie trasmissioni radiofoniche (o più raramente televisive) o di essere interpellato in alcuni siti specializzati, per chiedermi dei pareri su determinati fatti ed eventi di attualità, sul tal giocatore e la tal squadra o su alcuni argomenti del passato.

Ricordo a tal proposito delle belle escursioni e partecipazioni in alcune testate di Bologna, Roma, Lecce, Firenze, Napoli… spesso poi mi sono ritrovato anche come semplice spettatore a intervenire in trasmissioni dedicate alle squadre che più sento vicine, come il Torino e il Verona appunto ma proprio in quei casi non ho mai avuto la soddisfazione di collaborare o di essere invitato e non nego che la cosa mi farebbe immensamente piacere. Mai dire mai!

In compenso in questo blog ho sempre dedicato grande spazio alla mia passione per lo sport, e il calcio in particolare, curando con buona frequenza degli approfondimenti sul calcio giovanile, mio argomento principe, e in generale continuando a seguire quei talenti emergenti (italiani o stranieri) che in futuro potrebbero diventare dei campioni, pur mettendo in conto che alcuni di essi rimarranno invece giocoforza inespressi.

Al tema dedicai una rubrica sul “Guerin Sportivo” intitolata “Stelle comete nel mondo del calcio” che poi, ampliata, è diventata oggetto di un mio saggio autopubblicato con il medesimo titolo grazie alla piattaforma Youcanprint.

Ho scritto inoltre in quegli anni anche la prefazione di un libro molto bello di Francesco Vannutelli, intitolato “9” edito da “La Gru”, sempre a sfondo sportivo.

Avendo quindi mantenuto sempre un forte interesse per il calcio in generale, mi capita sovente di guardare trasmissioni anche in streaming relativi alle squadre più svariate, e spesso negli anni mi sono ritrovato a seguire canali riservati ad esempio al Napoli, una delle squadre che più mi stanno in simpatia (da tempi non sospetti, non certo solo ora che stanno dominando il campionato…).

Uno di questi in particolare fu in grado di catturare lo scorso anno la mia attenzione, soprattutto per il garbo, unito alla competenza e al tifo più genuino con il quale viene proposto: si chiamava “Il ciuccio sulla maglia del Napoli” e a condurlo era Giulio Ceraldi, il suo ideatore.

La visione di quei dibattiti, dai toni che certo potevano anche accendersi a seconda degli argomenti, ma sempre gestiti ottimamente e mantenendo uno stile riconoscibile, era sempre piacevole, così diventai poco alla volta un assiduo e appassionato sostenitore, interagendo di tanto in tanto con qualche commento.

Fu poi un’amica comune, la super tifosa Pina Libretto (molto competente sulle questioni relative al calcio Napoli e anch’essa sovente in collegamento con la trasmissione) a fare da tramite con Giulio, mettendomi di fatto in contatto con lui, fino al primo invito a intervenire nel suo programma.

Superata, non dico la diffidenza, ma comunque una sorta di normale curiosità iniziale, essendo io non solo veronese doc ma anche tifoso della squadra gialloblu (e sappiamo bene quanto siano rivali i due club per motivi che spesso, ahimè, esulano anche da contesti sportivi), si è creato subito un rapporto di stima e di fiducia reciproco, con la disponibilità mia di partecipare altre volte in trasmissione.

Giulio Ceraldi si è rivelato presto essere una persona squisita, con dei valori che condivido, e ciò ha di fatto accelerato la nascita di una vera amicizia, seppure a distanza (visto che abita in Inghilterra!) che ha permesso che, sulla base di questa, potesse avviarsi un’interessante collaborazione innanzitutto sul suo blog “Il ciuccio sulla maglia del Napoli”.

Ho curato quindi una rubrica (intitolata “New Game”) in dieci puntate scrivendo dei più interessanti prospetti del vivaio del Napoli, dalla categoria Under 15 fino alla Primavera, contando anche quei giovani professionisti da poco usciti dalle giovanili azzurre (gente come Zerbin e Gaetano, quest’anno tornati alla base dopo aver ottimamente figurato la scorsa stagione in prestito in serie B) e poi la cosa si è ripetuta allargando gli orizzonti sui migliori talenti giovanili a livello internazionale, inserendo però anche un italiano tra i più promettenti in assoluto, quel Simone Pafundi, esordiente record in serie A e in Nazionale che è cresciuto e milita nell’Udinese ma che ha origini napoletane.

La nuova edizione della rubrica è stata ribattezzata “New Game XL” e con la recente pubblicazione del nono protagonista sta anch’essa giungendo al termine, visto che mi ero prefissato di inserire nuovamente una decina di nomi.

Ormai mi sento “di casa” nelle trasmissioni di Giulio: dal 2022 sono parecchie infatti le volte in cui mi ha invitato a intervenire in diretta e, impegni permettendo, mi fa sempre molto piacere essere “della partita”, come si dice in gergo; dirò di più: è assolutamente entusiasmante condividere i bellissimi momenti che sta vivendo la squadra con i suoi ospiti abituali (che ormai ho imparato a conoscere) e con i tanti tifosi che ci seguono.

(una recente puntata della trasmissione di Giulio Ceraldi in cui sono intervenuto come opinionista)

https://ciucciomaglianapoli.com/

Le belle collaborazioni pt.3: “Vinile”, rivista di approfondimento musicale

Tra le collaborazioni che più mi stanno dando soddisfazioni in questi anni va annoverata sicuramente quella con la rivista musicale “Vinile”, edito da Sprea Edizioni e il cui direttore è Michele Neri che già ho avuto modo di citare e ringraziare nell’articolo dedicato al suo preziosissimo “Cantautori e Cantautrici del nuovo millennio. Il Dizionario”, del quale ho avuto modo di curare molte schede lì inserite assieme ad altri validi colleghi.


“Vinile” è un periodico che tratta la musica in maniera approfondita, e questo è senz’altro un punto a suo favore, qualcosa che – felici eccezioni a parte – lo va a distinguere da tante altre testate (cartacee, quelle che sono rimaste) e online, perché si rivolge a un pubblico di lettori attenti e molto appassionati.

Al suo interno è possibile trovare quindi articoli riguardanti discografie commentate di artisti significativi di varie epoche (sia italiani che internazionali), monografie, ricche e succose interviste, escursioni nel mondo del costume e tanto altro ancora, sempre comunque partendo da un’ottica di interesse storico e culturale.

Non mancano ovviamente i riferimenti all’attualità, non solo mediante recensioni ma anche attenendoci a eventi del momento, senza tralasciare le giuste celebrazioni a determinati artisti per il loro percorso.

Grande spazio, e qui ci tengo a sottolinearlo, viene dato agli emergenti, a quelle espressioni della musica italiana che magari troppe poche volte riescono a uscire in superficie: nomi però che presentano insite delle qualità evidenti, e che si cerca di far conoscere e valorizzare.

E poi il nome della testata è piuttosto emblematico, perché non mancano sezioni dedicate ai vinili e al collezionismo.

Insomma, per chi ama la musica in ogni sua sfumatura, per chi ricerca la modernità ma al contempo desidera saperne di più attraverso le storie dei suoi più importanti protagonisti dagli anni sessanta ad oggi (ma anche andando talvolta più a ritroso), “Vinile” è la rivista perfetta, perché punta sempre e soprattutto sulla qualità dei suoi contributi.

A me fa molto piacere far parte di questa squadra, composta da persone che stimo e con cui sento delle affinità e nel mio piccolo cerco di dare il mio contributo, mettendo in campo tutta la mia passione e la competenza acquisita in tanti anni di ascolti e scrittura.

Le belle collaborazioni pt.2: “Cantautori e cantautrici del nuovo millennio – Il Dizionario” di Michele Neri è un’opera unica nel suo genere

Uno dei progetti a cui ho preso parte di recente, e che sta avendo grande riscontri, è quello di Michele Neri, stimatissimo giornalista nonché direttore di “Vinile” (rivista con cui collaboro da anni), dedicato ai cantautori e alle cantautrici del nuovo millennio.

Si tratta di un’opera davvero unica nel suo genere, un vero Dizionario completo di tantissimi nomi di artisti emersi soprattutto da metà anni novanta fino ad arrivare ai giorni nostri, con tutte le relative discografie.

Un volume enciclopedico, in cui sono inseriti a tutt’oggi (perché l’intenzione di Neri è quello di integrare in vista di una seconda edizione con ulteriori nomi) ben 1966 biografie e 10.000 dischi.

Sì, avete letto bene: sono così tanti gli artisti di casa nostra ascrivibili ancora alla categoria dei cantautori, termine per nulla desueto, ma di certo rinnovato nella sua forma espressiva, ora più che mai contaminata e meno stereotipata.

Accanto a nomi illustri e assai noti, figurano trovando il meritato spazio tanti altri che magari gravitano distanti dal mainstream o dal successo commerciale propriamente detto, ma il cui valore è assolutamente riconosciuto, così come la qualità delle loro opere.

E’ una sorta di censimento insomma, una fotografia vivida e cangiante dello stato della musica italiana ai tempi odierni, che si nutre appunto di tante esperienze interessanti e su cui vale la pena soffermarsi.

Sono davvero grato a Michele di avermi coinvolto, dandomi fiducia e libertà di scelta su quelli che erano i tanti nomi cui attingere. Nella fattispecie mi sono occupato di 100 schede di artisti che stimo per il loro percorso, molto differenti se vogliamo per background e proposta artistica. Ma in fondo il carattere di eterogeneità, oltrepassando steccati di genere un tempo assai più codificati, è alla base di questo immane lavoro di ricerca iniziato ormai qualche anno fa e che finalmente ha visto la luce agli inizi di quest’anno.

Oltre al titolare del progetto, sono in compagnia di ottime firme del giornalismo musicale italiano e questo mi inorgoglisce ancora di più, perché ci si rende conto – anche e soprattutto in virtù dei tanti feedback arrivati sin dai primi giorni dopo la pubblicazione del libro – di aver realizzato qualcosa di importante e che di certo mancava nel frastagliato mondo editoriale di oggi.

E’ stato davvero bello, e lo è ogni volta che si rinnova questa cosa, ricevere i ringraziamenti di molti artisti coinvolti, la maggior parte dei quali magari totalmente ignari dell’esistenza di qualcosa che li avrebbe riguardati così da vicino, dando testimonianza del proprio lavoro e della propria arte.

E’ un libro che consiglio a tutti, non solo ovviamente ai più stretti appassionati, perché rappresenta veramente una fotografia realistica di come si sta muovendo la musica italiana, con i suoi più bravi e talentuosi rappresentanti.

“CANTAUTORI E CANTAUTRICI DEL NUOVO MILLENNIO – IL DIZIONARIO” lo trovate ovviamente nelle librerie ma si può acquistare anche ordinandolo direttamente dal sito della casa editrice “Iacobelli Editore”, oltre che in tutti i principali bookstore presenti online.

  • di seguito la scheda tecnica del libro:

Cantautori e cantautrici del nuovo millennio. Il dizionario, il nuovo libro di Michele Neri. Prefazioni di David Riondino, Pino Marino e Chiara Raggi.

CREDITI:

Schede: Angelo Barraco (AB), Viviana Berardi (VB), Susanna Buffa (SB), Simona Cipollone (SC); Silvia Conti (ST); Paolo Di Orazio (PDO), Andrea Direnzo (AD), Gianni Gardon (GG), Mario Giammetti (MG), Imma Iavazzo (IMA), Alessio Lega (AL), Alberto Marchetti (AM), John N. Martin (JNM), Alberto Menenti (AMT); Michela Moramarco (MM); Michele Neri (MN), Antonella Putignano (AP), Noemi Serracini (NS), Daniele Sidonio (DS), Gustavo Tagliaferri (GT), Francesco Saverio Vernice (FSV)

Discografie: Michele Neri

Supervisione alle schede: Michele Neri e Imma Iavazzo

Editing: Diego Coniglio

Impaginazione: Daniele Giorgi

Copertina: Massimiliano D’Affronto

Ufficio stampa: Chiara Giorgi

Comunicazione Social: Musica di Seta

Numero pagine: 540

Prezzo di copertina: 35€

Le belle collaborazioni: esce domani con Tv Sorrisi e Canzoni un libro sulla storia del Festival di Sanremo

Tempo di Sanremo e, al di là della volontà di seguirlo e di scriverne come fatto anche negli anni precedenti (tenendo però presente che nel frattempo gli impegni sono decisamente aumentati), mi preme condividere con voi lettori questa bellissima iniziativa legata alla kermesse rivierasca che mi riguarda da vicino.

Sarà disponibile infatti da domani in tutte le edicole “Sanremo – La storia del Festival”, volume realizzato in collaborazione con Tv Sorrisi e Canzoni e che sarà possibile acquistare assieme al popolare quotidiano al prezzo di soli 12 euro e 90 centesimi.

La preziosa opera è a cura di Francesco Coniglio e realizzata da Maurizio Becker, e tratta le 100 canzoni più iconiche della manifestazione dai suoi albori ai giorni nostri.

Io, come altri validi giornalisti del settore, mi sono occupato delle schede di alcuni di questi imperdibili titoli, da “Destinazione Paradiso” a “Vorrei incontrarti fra cent’anni”… ma non mi va di spoilerare ulteriormente: il mio invito caloroso è quello di recarvi presso la vostra edicola di fiducia e acquistarne una copia!

Ci tengo però a ringraziare ancora una volta Michele Neri, direttore di Vinile, rivista con cui collaboro ormai da qualche anno, per avermi voluto in questo progetto, dopo che già mi aveva coinvolto nella realizzazione del suo mastodontico volume dedicato ai cantautori e alle cantautrici del nuovo millennio.

Si tratta di un libro unico nel suo genere, un vero Dizionario musicale enciclopedico uscito a inizio anno, che sta raccogliendo meritati consensi e di cui avrò modo di scrivere a breve, perché la soddisfazione di averne fatto parte (contribuendo con un centinaio di schede) è davvero tanta.

Salutando il 2022 che per me rimarrà sempre un anno fondamentale, auguro a tutti un buon 2023!

Sono solito a fine anno trarre delle conclusioni personali su quello che ci lasciamo alle spalle per proiettarci avanti, consapevoli che il tempo è un flusso inarrestabile e che di fatto il 2023 inizierà da dove il 2022 terminerà la sua corsa.

E’ un modo per fare il punto di quello che è successo, chiamarli “bilanci” potrebbe sembrare azzardato, e allora quelle che di seguito andrò a fare non sono altro per me che semplici considerazioni, per lo più a briglie sciolte.

Nell’articolo di un anno fa preannunciavo gioioso un evento che avrebbe rivoluzionato la mia vita, o meglio la “nostra” (mia e di mia moglie Mary): aspettavamo il tanto desiderato primo figlio e in pratica di questi tempi stavamo già iniziando trepidanti il conto alla rovescia!

Luigi Maria è nato il 20 febbraio e in effetti nulla da quel giorno è stato più lo stesso: potrei scrivere un libro sulle emozioni che mi hanno travolto durante l’attesa: il travaglio di mia moglie; mentre ero in sala parto con lei; quando l’ho visto per la prima volta e tenuto in braccio, quando abbiamo incrociato i nostri sguardi…

Pensavo che il culmine della felicità fosse stato raggiunto in quel preciso istante, e invece mi rendo conto che per tutti i successivi 10 mesi la gioia si è rinnovata quotidianamente: abbiamo festeggiato il nostro primo Natale in tre, fra due mesi compirà un anno e, insomma, mamma mia, il tempo è davvero volato! Sta diventato grande!

Certo, insieme sono arrivate anche le prime ansie “da neo genitori”, ma il tutto lo stiamo vivendo sorretti da un entusiasmo e da un amore tangibili, il nostro in primis e poi, preziosissimo, quello delle persone che più ci stanno vicino e ci vogliono bene: i nonni, fratelli e sorelle, i nipotini, gli amici…

La nascita e la crescita di Luigi rappresentano proprio una gioia condivisa, perché nessuno come queste persone sa quanto abbiamo voluto un figlio e le difficoltà per coronare questo sogno.

Mi fermo qui per non diventare sin troppo sdolcinato e stucchevole, ma fidatevi (immagino poi che molti lettori abbiano vissuto le mie stesse emozioni!) che vederlo imparare cose nuove ogni giorno, con quella curiosità innata, quel sorriso spontaneo, quegli occhi di un verde/grigio intenso e magnetico, quella spigliatezza e naturalezza che comprende e connota ogni suo gesto, è una sensazione così forte che davvero (non è un modo di dire) fa passare in secondo piano certe brutture del quotidiano, i malumori che di volta in volta incombono, le giornate storte e così via: non è che i problemi spariscano per magia, ma almeno li si riesce ad affrontare meglio, definendo senza mai più perderle di vista, le vere priorità della vita.

Io ringrazio il cielo perché ho ancora i miei affetti più grandi vicino, la salute bene o male ci ha sorretto tutti, c’è chi invecchia e chi cresce (penso ai miei nipoti) andando incontro al fiore dell’età e alle prime scelte importanti, e inoltre la famiglia si è ulteriormente allargata, visto che il 15 settembre mio fratello Jonathan e sua moglie Fatima sono diventati genitori di due splendidi gemellini, Aaron e Rayan, incrementando quindi il numero di bambini che gravitano per la casa!

E’ stato un anno di cambiamenti non soltanto per quanto riguarda la sfera più prettamente personale, ma anche perché in maniera assolutamente inaspettata – almeno nelle tempistiche – la primavera scorsa ho chiuso una (splendida) esperienza lavorativa per aprirne un’altra, ancora nella sfera sociale ma piuttosto differente per obiettivi e finalità. Che poi, io sono convinto – anche perché altrimenti non svolgerei questo lavoro da vent’anni – che chi faccia l’educatore sia dettato da una predisposizione dell’animo e che questa attitudine che ti ritrovi inconsapevolmente (magari quando ancora non si ha chiaro cosa fare della propria vita) giocoforza poi la saprai esprimere in ogni contesto in cui ti ritroverai a operare, che sia una scuola, una struttura sanitaria, una comunità alloggio, un centro diurno per ragazzi o per anziani, o appunto, venendo quindi alla più stretta attualità, seguendo dei progetti sulla povertà per i servizi sociali di vari comuni.

A chi mi chiedeva notizie sul perché di una tale scelta, ho sempre risposto che un vero motivo non c’era, non avevo mai avuto problemi con nessuno, né tanto meno c’entravano i soldi: forse però (ma ci sono giunto dopo a certe conclusioni) ero consapevole che, pur con qualche inevitabile errore lungo il cammino, lì dentro avevo dato tutto ed era venuto il momento di trovare una dimensione diversa.

Pur avendo acquisito una certa competenza e potendo contare su tanta esperienza anche riconosciuta nel campo, ho dovuto comunque un po’ reinventarmi, perché ero sempre stato abituato a lavorare diversamente, a strettissimo contatto con le persone e in equipe numerose dove il confronto era alla base di tutto, pur nel rispetto dei ruoli (che ovviamente nelle grosse realtà sono indispensabili).

Oltretutto occupandomi di progetti educativi a favore di persone con disabilità ho scoperto ben presto quanto sia molto più in realtà quello che si riceve rispetto a ciò che si da’ e si fa: non è sicuramente un posto per tutti, ci sono tante variabili e tante difficoltà ma si ha a che fare con persone con esigenze tutte diverse e tutte importanti, che per tanti aspetti dipendono da te, o per lo meno confidano in te come interlocutore, professionista, amico…

Penso in tanti anni di attività di avere maturato un mio modo di operare, non sono l’educatore perfetto ma di certo non ho mai perso di vista l’obiettivo che muove dal profondo ogni mio intervento, vale a dire il benessere della persona che ho davanti a me, che non è né materiale né a volte fisico e psicologico (nessuno, ahimè, ha la bacchetta magica per certe cose), ma che spesso si può concretizzare anche nei piccoli e semplici gesti.

Ecco, tutto questo ho provato a riversarlo nel mio nuovo incarico, ora che ho a che fare principalmente con nuclei famigliari svantaggiati per i motivi più vari, e alla fine al di là di protocolli validi cui attenersi, la differenza sono convinto la faccia sempre la relazione di fiducia che si instaura con la persona.

Il mio “bilancio” lavorativo lo posso definire soddisfacente, mi sento di più dentro questo “vestito” rispetto ai primi mesi e sono molto sereno e in pace con me stesso, però come si sarà capito, il nostro non è un mestiere come un altro, e pertanto quando chiudo non è mai per sempre: proprio perché dall’altra parte ci sono persone con cui negli anni si sono instaurati legami forti, questi non vengono recisi, e sono felice e orgoglioso di sentirmi dire che “le porte sono sempre aperte”, è gratificante rivedere i sorrisi dei miei “ragazzi” e degli ex colleghi quando passo in visita.

In particolare poi, lo dico senza remore e senza nulla togliere ad altre esperienze lavorative passate, quello intrapreso nei sei anni in cui ho prestato servizio come referente educativo presso la Fondazione Franchin Simon di Montagnana (PD) è stato il percorso che più di tutti mi ha segnato, lasciandomi qualcosa dentro che mi porterò per sempre. Ed è bello – anche se quando lo scrissi non pensavo che da lì a un anno le strade dal punto di vista lavorativo si sarebbero separate – sapere che un libro come “Simon sono io” rimarrà per sempre a suggellare quello che è stato vissuto.

I signori Franchin, genitori di Simon, si erano affidati in toto a me per la stesura del testo, raccontandomi la loro vita e quella del loro figlio speciale, confluita poi nella realizzazione di una realtà importante per la vita di tante persone, la Fondazione che porta il suo nome appunto, e di questo sarò sempre orgoglioso e riconoscente, perché poi quella storia è stata pubblicata da un editore “vero” e letta e apprezzata da tanta gente!

Probabilmente da quando inaugurai questo blog (sono quasi tredici anni ormai che esiste Pelle e Calamaio) non avevo mai scritto così diffusamente del mio lavoro, perché qui vengono inseriti per lo più articoli inerenti alle mie passioni più grandi – passioni che grazie al cielo negli anni hanno trovato spazio per liberarsi anche altrove – , vale a dire la musica e il calcio, principalmente.  

Scrivo così tanto che in effetti molti pensano (perché mi è stato detto e chiesto più volte) sia quello il mio “vero” lavoro, e a tutti rispondo che “no, non è con quello che ci pago il mutuo, ma con il mio lavoro di educatore e formatore”, anche se poi mi rendo conto ogni giorno che passa quanto la scrittura sia davvero imprescindibile per me.

In questi ultimi dodici mesi fortunatamente sono stato impegnato moltissimo su questo fronte, portando avanti le collaborazioni con la rivista “Vinile” diretta da Michele Neri, con il sito “Indie for Bunnies”, figurando ancora come giurato in rassegne di musica d’autore, curando delle rubriche per altri media, venendo interpellato per visionare o correggere testi, bozze e quant’altro, partecipando a varie trasmissioni, e a quanto pare ci saranno delle novità importanti al riguardo anche per il 2023.

Se, come avete visto, gran parte del mio tempo è assorbito dal lavoro di educatore, vi chiederete come faccio a portare avanti tutto questo? Beh, è una domanda che ho smesso di farmi, ma la risposta più semplice che mi do’ è che voglio portare avanti solo cose che mi piacciono e mi danno soddisfazione, gestendomi in autonomia i tempi (dove possibile), organizzandomi, senza tralasciare mai la famiglia, che come avrete capito è la cosa per me più importante.

La realtà è che “scrivere” non mi costa fatica, anzi, è una cosa che mi rilassa e mi fa star bene, che posso certamente ridimensionare (ad esempio quando mi trovo davanti a tante incombenze necessarie), ma di cui non potrei fare a meno: c’è solo un’altra cosa che forse mi piace di più rispetto alla scrittura ed è… “leggere”.

Lo so, possono sembrare consequenziali o complementari le due passioni ma fidatevi che non sempre è così, ne conosco di gente che quasi si “vanta” di scrivere senza però leggere, come se fosse una perdita di tempo o se non ne avesse bisogno, essendo già padroni della loro penna… mah, per me la lettura è davvero fondamentale, sia per svagarmi ma anche perché amo conoscere, sapere, approfondire…

E quindi, in soldoni, continuerò a farlo pure l’anno prossimo, e chi avrà voglia di leggermi o seguirmi avrà sempre la mia gratitudine: a quasi 46 anni ho trovato il mio equilibrio e la mia dimensione, non sono mai stato in cerca di particolari consensi, o meglio determinati risultati non li do’ assolutamente per scontati, vanno anzi guadagnati sul campo. So bene che non si potrà mai piacere a tutti (non capita nemmeno ai più grandi, i “criticoni” ci sono sempre da che mondo è mondo), ma anche solo riuscire a emozionare qualcuno con le proprie parole è un regalo che ogni volta mi tengo nel cuore.

Posso anticiparvi per il momento che i tempi sono maturi per la ripresa di una mia trasmissione sulla webradio www.yastaradio.com gestita dall’amico Dalse e che a gennaio uscirà un’importante pubblicazione del già citato Michele Neri, un volume enciclopedico dedicato ai cantautori e alle cantautrici emersi nel nuovo millennio, in cui sono stato coinvolto durante la realizzazione: ho contribuito occupandomi di un centinaio di schede, si tratta di un progetto editoriale rilevante dal punto di vista storico e musicale, partito da molto lontano e che finalmente vedrà la luce. Anche in questo caso, voglio cogliere l’occasione per ringraziare ancora una volta pubblicamente il mio direttore per la fiducia e la stima dimostratami.

In merito ad altri progetti invece parlerò diffusamente a tempo debito, anche perché grazie al cielo di roba buona che bolle in pentola ce n’è davvero parecchia!

Per questo nel mio piccolo voglio guardare con ottimismo al futuro, ma non perché io sia insensibile a quello che sta accadendo fuori dalla mia “bolla”, ma perché credo che se ognuno avesse la possibilità di seguire le proprie passioni poco alla volta riusciremo a lasciare in eredità un mondo, se non migliore, quantomeno diverso, forse più autentico.

Ho capito crescendo, e lo dico da fervente idealista, che purtroppo ci sono situazioni più grandi di noi che non potremo cambiare (guerre, pandemie, cambiamenti climatici… non ci stiamo facendo mancare proprio nulla!) e allora cerchiamo almeno di vivere in armonia con gli altri e prima di tutto con noi stessi, di migliorarci, trovare un appiglio, uno spunto, qualcosa con cui e per cui svoltare, o semplicemente per trovare la forza di andare avanti.

Ci sono dei vuoti che non verranno mai più riempiti, lo sappiamo bene ed è pure azione crudele constatarlo, come quando ci vengono a mancare dei riferimenti importanti, fondamentali, degli affetti così profondi per i quali non saremo mai veramente preparati a separarcene.

La vita ci presenta il suo conto, spesso senza preavviso, e questo 2022 che ho voluto celebrare e in modo sottointeso ringraziare per quanto mi ha regalato, ha anche generato momenti duri, tragedie delle quali non sai darti un perché, perdite importanti. Fra queste, per alcuni, figurano anche le (purtroppo tante) persone celebri che hanno salutato questo mondo, ultimo il leggendario Pelè.

Ognuno di noi può vivere come un lutto profondo la morte di una celebrità: spesso chi si occupa di spettacolo, gli attori, i musicisti, gli uomini di sport, gli scrittori, ecc. diventano familiari, entrano a far parte della nostra vita e che con la propria arte ci stanno vicino, rendendola persino migliore. Per questo comprendo il dolore che a volte si fa collettivo e che ha bisogno di essere manifestato, esorcizzato: a me ad esempio ha colpito molto la morte di Taylor Hawkins, anche se ovviamente non lo conoscevo, perché mi ha sempre trasmesso molto con la sua musica e vedere (nei social specialmente) tanti ricordi e omaggi su di lui ha reso la cosa molto partecipata e toccante.

Allargando ancora il cerchio, quest’anno sono accaduti anche tanti gravi fatti di cronaca che non possono certo lasciare indifferenti, gente che ha perso tutto e che dovrà in qualche modo ricominciare.

E’ davvero difficile accettare l’irreversibilità delle cose, qualcosa che in maniera ineluttabile ti piomba addosso rivoluzionandoti l’esistenza; credo però che finchè c’è anche una sottile, flebile, speranza, le persone abbiano comunque una nuova chance importante da giocarsi, pur riconoscendo che ovviamente non tutto può sempre dipendere da te.

Pensiamo ai rapporti umani, soffermiamoci per un attimo sulle amicizie: quante volte per svariati motivi ci si perde per strada, e nomi e volti con cui hai condiviso una fetta importante della tua vita a un certo punto diventano marginali? Ecco, se c’è volontà da entrambe le parti, se ne vale la pena, diamoci il tempo di riallacciare rapporti, e se il caso accorciamolo quel tempo… questo anno che si sta chiudendo ha certamente consolidato diverse amicizie, mentre altre si sono affievolite ma ci sono legami destinati a non spezzarsi, e altri che dureranno per sempre.

Personalmente ci tengo a ricordare in questo spazio personale due persone in particolare, due amici, la cui perdita mi fa ancora male e a cui il mio pensiero torna spesso.

Il primo si chiama Giovanni, conosciuto proprio in Fondazione, con cui negli anni avevo instaurato un rapporto speciale, di complicità mi verrebbe da dire. Quando torno da quelle parti, ed è successo anche di recente poco prima di Natale, ancora devo abituarmi all’idea che non ci sia più. Era veramente una presenza importante, si faceva indubbiamente conoscere e voler bene, e io gliene ho voluto tanto, come lui a me.

Il secondo amico che ho perso si chiama Alex, e nel suo caso è stato tutto così improvviso che davvero si fa una gran fatica ad accettare. Non è sbagliato dire che ci conoscevamo da una vita, perché siamo cresciuti da vicini di casa praticamente, amici di famiglia, nella stessa via di un piccolo paese della sperduta provincia veronese (Menà) e poi a distanza di un anno ci siamo trasferiti entrambi nel vicino comune di Castagnaro, ancora nello stesso quartiere.

Lui coetaneo di mio fratello Jonathan, con cui ha condiviso un sacco di esperienze, io grande amico di suo fratello Mirco, che ho voluto anche come mio testimone di nozze. E’ vero, negli ultimi tempi non ci si vedeva più tanto spesso, entrambi alle prese come tutti con mille impegni e ormai anche lontani geograficamente, ma quando capitava era davvero come se ci fossimo salutati il giorno prima. Avevi, Alex, quella capacità di rallegrare tutti, di fare gruppo, di coinvolgere, di dare attenzione massima al tuo interlocutore, chiunque esso fosse. Ci hai fatto un brutto scherzo, l’ultimo dei tuoi, ma tutti preferiamo ricordarti per i tantissimi momenti felici che ci hai regalato negli anni.

Perdonate lettori questa mia lunga digressione, giuro che questo voleva essere un articolo snello, di saluto al 2022 e di benvenuto sotto buoni auspici al nuovo anno. Ma immagino anche che mi segue e legge da tanto tempo sa che, nonostante tutto, non sono tipo che si abbatte facilmente e che mi ero ripromesso, ormai dieci anni fa, quando scampai a una rara e gravissima malattia ristabilendomi col tempo del tutto, che sarei sempre stato grato per questo dono chiamato Vita. 

Non sarà mai tutto perfetto, ci saranno ancora problemi o motivi per stare male, incazzarsi, litigare, ma grazie al cielo so che troverò sempre anche dei buoni motivi per sorridere!

BUON 2023 A VOI TUTTI, CARISSIMI LETTORI!

A presto!

(Gianni Gardon)

Salutiamo il 2021 confidando in tempi migliori: l’anno nuovo alle porte è per me il più atteso di tutti!

Mi piace pensare che questo blog (che traslocato da Splider si è poi consolidato con gli anni in questa bella e funzionale piattaforma), abbia mantenuto nel tempo la sua funzione di “diario” pur connotandosi poi maggiormente come contenitore di miei vari articoli legati più al mondo della musica o dello sport (mie principali “materie” preferite!).

I lettori più affezionati – che mi scrivono ancora regolarmente e chiedono aggiornamenti sul mio stato di salute – hanno seguito le tappe della fase più critica della mia vita, quando ho voluto raccontare il periodo contrassegnato dalla malattia, che per due anni circa ha coinvolto tutto il resto.

Come sapete poi mi sono ripreso e di conseguenza ho fatto ripartire la “macchina”, provando a recuperare il tempo perduto nel migliore dei modi: è la vita ragazzi! – direbbe qualcuno – e io ho già dovuto due volte difenderla con le unghie e con i denti, ma non mi sono mai abbattuto e chi mi conosce da vicino lo sa.

Fatto sta che nel 2022 saranno dieci anni dall’insorgere di quel grave problema che mi colpì e credo che avrò modo di parlarne a tempo debito, non certo per “festeggiare” l’evento ma per riordinare una volta di più le pagine del mio libro e rendermi conto di come sia arrivato sin qui, di quanta strada abbia percorso, di come sia tutto un ricordo lontano, quasi non fosse realmente accaduto quel biennio 2012/2013 passato per lo più su un letto d’ospedale.

Oggi però sono qui per chiudere l’anno con voi, augurandomi che stiate bene, perchè mai come in tempi odierni stiamo toccando con mano quanto sia proprio la salute il bene più prezioso, e non certo quest’ultima una semplice frase di circostanza.

La pandemia ci ha dato poca tregua in questi dodici mesi, ha forse un po’ illuso tutti noi, che il peggio fosse alle spalle, grazie al vaccino – in cui credo, lavorando oltretutto nel settore socio-sanitario e trovandomi spesso in prima linea, ma che come si sapeva da solo non basta al momento per debellare il virus e le sue varianti -, invece siamo di nuovo alle strette e occorre ancora tanta prudenza (e portare tanta pazienza).

Per questo è difficile stilare i propri bilanci, non è mica come quando mi trovo a indicare i migliori dischi, libri o film dell’anno, la vita sa incasinare priorità e necessità, e potrebbe risultare egoistico da parte mia dire che “è andato tutto bene”, laddove allargando il cerchio si scopre che tanta gente ha sofferto per la perdita dei propri cari, di un lavoro, di una propria Terra.

Ed io pure non sono stato immune da un grande lutto, con la morte del mio caro zio Daniele – fratello di mio padre – sopraffatto da un male incurabile a un anno dalla tragica scomparsa di suo figlio, mio cugino Vanny.

E’ la vita, si diceva, eppure a volte sembra veramente si accanisca contro certe persone!

Per fortuna c’è il rovescio della medaglia, e ringrazio il cielo che ci siano state anche le cose “belle” capitate in famiglia: il matrimonio di mio fratello Jonathan, la crescita dei nipotini, la salute che tutto sommato ha sorretto i miei genitori, i miei suoceri e le persone a me care.

Ma più di tutti, permettetemi la parentesi più strettamente personale, il 30 giugno, mentre ero al lavoro in Fondazione, mi è piombata addosso una notizia che mi ha riempito di un’ emozione che davvero ho fatto fatica a contenere sotto gli occhi dei “ragazzi”: mia moglie Maria Teresa mi disse di essere incinta!

Aveva fatto un test di gravidanza qualche giorno prima degli esami previsti, quindi fu proprio una sorpresa quel pomeriggio – poco dopo le 17 – e dovetti far di tutto per rimanere calmo, in attesa di avere qualche riscontro più sicuro (che grazie a Dio avvenne da lì a poco).

Per noi avere un figlio era (ed è) un grande sogno, direi il nostro più grande…. l’abbiamo desiderato tanto, ci siamo sposati nel 2014 ma stiamo assieme da quasi 14 anni e il nostro pensiero di allargare la famiglia è sempre stato forte in noi.

Ero consapevole che proprio a causa della malattia passata, sarebbe stato molto difficile per noi avere figli ma non ci siamo mai arresi e da quel giorno di fine giugno le prospettive per noi sono cambiate in quel senso, facendosi col passare delle settimane e dei mesi più concrete, reali.

A ottobre (precisamente il 16, una giornata memorabile!) abbiamo scoperto che sarebbe stato un maschietto, quando in un primo momento la splendida ginecologa che ci segue si era un po’ sbilanciata per la femmina – e noi saremmo stati felicissimi anche in quel caso, ci mancherebbe! – e così è stato bello ed emozionante poter dare finalmente un nome alla nostra creatura e iniziare a immaginarcelo.

Sono sicuro che Mary sarà una mamma fantastica, conosco le sue grandi qualità, vedo l’amore che prova per i nostri nipoti, tutto il trasporto e l’attenzione che ci mette anche in ambito professionale (lavora proprio nel reparto ospedaliero di ginecologia e ostetricia); io cercherò di essere un buon padre, standogli vicino… farò i miei sbagli, ma ce la metterò tutta!

Saremo dei punti di riferimento e gli trasmetteremo i nostri valori, poi le cose le impareremo insieme a lui: ricordo sempre con piacere “Il mestiere di genitore”, il libro di Guido Petter, uno dei miei docenti all’università… come tutti i “mestieri” (e quello di genitore è il più grande!) c’è bisogno di attenzione, dedizione, applicazione, cura… si deve imparare sul campo e fare esperienza.

Che dire di più? Noi siamo pronti! Tra qualche giorno Mary entrerà nell’ottavo mese di gravidanza, quindi il 2022 per noi sicuramente si apre con grandi auspici e speranze, attendendo il nostro Luigi Maria.

Il suo arrivo è un dono, che ci allieterà e ci aiuterà ad affrontare un anno che sarà ancora purtroppo segnato dall’incertezza della pandemia.

Non dobbiamo mollare proprio adesso, per questo vi stringo in un forte abbraccio virtuale: a voi tutti, che avete avuto la pazienza di leggermi e di condividere questo grande momento di gioia personale, mando i miei più sinceri auguri che le cose nel 2022 vadano per il meglio!

A presto!

GG

La mia classifica dei Migliori Album Italiani del 2021

E dopo la classifica dei migliori album internazionali del 2021, arrivo finalmente a dedicare spazio anche ai migliori lavori discografici di casa nostra, che mai come quest’anno ho ritenuto di alto livello, al punto da giocarsela alla pari con tanti blasonati epigoni stranieri.

Prova ne è la mia Top Ten generale (che verrà pubblicata sul sito di Indie For Bunnies, con cui collaboro da diversi anni), dove sono presenti in egual misura nomi internazionali e italiani.

Mi sembrava doveroso però allargare la lista a una ventina di album almeno, proprio per la grande varietà e qualità delle tante proposte uscite nel 2021 e che ho avuto modo (e il piacere) di ascoltare e in diversi casi anche di recensire e di scriverne in modo approfondito.

Se siete lettori abituali di questo mio blog quindi non vi troverete sorpresi nel leggere nella stessa classifica nomi anche molto differenti tra loro, per storia, stile musicale e attitudine, ma d’altronde è vasta la mia gamma di ascolti, così come sono diverse le mie passioni musicali, che vanno dalla canzone d’autore (e di dischi meritevoli ne sono usciti parecchi in tal senso, parlo a ragione figurando ad esempio tra i giurati del Premio Tenco), all’indie rock, dal pop al folk (antico amore) alla musica world.

Jacopo Incani (alias IOSONOUNCANE) alza notevolmente l’asticella della sua proposta musicale con un album di livello assoluto, che non teme confronti con le migliori produzioni estere – Credit foto: Silvia Cesari

Capirete quindi come sia piuttosto complicato ogni anno mettersi a stilare queste graduatorie, laddove tra l’altro la musica non dovrebbe essere percepita alla stregua di un torneo, ma alla fine quello delle classifiche è un “giochino” che gli appassionati di musica (non solo quindi gli addetti ai lavori) amano e dal quale è difficile sottrarsi. E serve, questo lo dico specialmente da critico, anche per fare mente locale su una intera stagione artistica, al fine di provare a storicizzarla o per lo meno per mettere ordine alle molteplici pubblicazioni che, a cascata, ci giungono ogni anno con una velocità e un impeto tali da rendere, nel mio caso, necessario, questo tipo di operazione di recupero.

Ecco quindi, di seguito, una panoramica su quelli che sono stati i miei titoli preferiti di questi ultimi dodici mesi…

TOP 10 ALBUM ITALIANI DEL 2021:

1 – IOSONOUNCANE Ira

2 – GRAND DRIFTER Only Child

3 – ANDREA CHIMENTI Il deserto La notte Il mare

4 – VASCO BRONDI Paesaggio dopo la battaglia

5 – CRISTINA DONA’ deSidera

6 – OLDEN Cuore nero

7 – GIANLUCA SECCO DanzaFerma

8 – ERICA BOSCHIERO Respira

9 – CARMEN CONSOLI Volevo fare la rockstar

10 – PATRIZIO TRAMPETTI ‘O Sud è fesso

+ ALTRI 10 ALBUM (in ordine casuale)…

ALESSIA TONDO – Sita

GIULIO WILSON – Storie vere tra alberi e gatti

ALESSANDRO D’ALESSANDRO – Canzoni (per organetto preparato & elettronica)

AMERIGO VERARDI – Un sogno di Maila

FRANZONI – ZAMBONI – La Signora Marron

AIAZZI/MAROCCOLO – Mephisto Ballad

PINHDAR – Parallel

MANNARINO – V

MARCO SONAGLIA – Ballate dalla grande recessione

CISCO – Canzoni dalla soffitta