A meno di 48 ore dalla fine di questa ultima edizione del Festival di Sanremo, quando i commenti “a caldo” dovrebbero essere terminati, vado a raccogliere queste mie ultime impressioni generali, attenendomi alle sole canzoni – che del contesto già molto si è parlato – e commentando, oltre che il valore in se delle stesse, il loro piazzamento in graduatoria.
(nella foto, tratta dal sito del Corriere della Sera, il trionfatore del Festival di Sanremo 2023 Marco Mengoni)
- MARCO MENGONI – essere vincitori annunciati non sempre porta al risultato che tutti si aspetterebbero, eppure il buon Marco, in testa dopo la prima esibizione, primo nella classifica generale, vincitore della serata cover, così come del premio per la miglior composizione assegnato dall’orchestra, alla fine non poteva proprio lasciarsi sfuggire la vittoria finale. Ha interpretato il suo brano in maniera impeccabile, nel solco dei classici sanremesi, modernizzando appena la proposta dal punto di vista musicale. Tanto è bastato, e dopo aver visto le percentuali finali dei cinque che si sono contesi il Festival, in effetti non c’era niente di cui rimanere sorpresi.
- LAZZA – l’asso pigliatutto della stagione precedente si conferma alla grande su questo prestigioso palco, portando un pezzo magari diverso da come ci aveva abituati, senza per questo finire per snaturarlo. I fans apprezzano e così pure la platea di ascoltatori che forse non lo aveva tanto familiare. Podio che avevo previsto, forte soprattutto – al di là che appunto il suo fosse un nome in auge – di una canzone in grado di arrivare dritta in faccia al pubblico.
- MR.RAIN – per me la vera sorpresa del Festival: il rapper che smette certi panni per riscoprirsi portatore di un bel messaggio di speranza, corroborato da un efficace coro di bambini. Onore anche alla poco ricordata Federica Abbate, una delle migliori autrici pop che da anni, pur essendo ancora molto giovane, lavora un po’ nell’ombra al servizio di vari colleghi ma che mi auguro trovi presto la sua dimensione anche come cantante. Nel frattempo di nuovo complimenti a Mr.Rain per aver coinvolto emotivamente tante persone, aggiudicandosi un onorevole terzo posto, poco accreditato alla vigilia.
- ULTIMO – il quarto posto in una qualsiasi competizione non sarebbe un cattivo risultato (fossimo in un campionato di calcio, staremmo parlando di qualificazione in Champions League), eppure è innegabile che ci si aspettava un Ultimo in grado di competere fino all’ultimo lo scettro del favorito Mengoni. Nonostante la levata di scudi del pubblico, che lo ha facilmente issato al secondo posto durante la terza serata, il brano ha finito per non convincere appieno i giurati e gli ascoltatori, me compreso che continuo a pensare che questa sua “Alba” non fosse al livello di altre sue canzoni che ben conosciamo.
- TANANAI – una bellissima sorpresa la sua, lontana dalla proposta scanzonata (per non dire sguaiata) di dodici mesi prima: stavolta Tananai conferma il lato romantico emerso con la super hit “Abissale” e ci presenta una storia d’amore dai tratti commoventi, riferita a ciò che sta vivendo il popolo ucraino. Promosso a pieni voti.
- GIORGIA – a un certo punto pensavo potesse rappresentare il più fragoroso flop della kermesse, alla fine invece la brava cantante romana fa il suo, lambendo la top five, ma è chiaro che da lei, super big della musica leggera italiana, di ritorno al Festival dopo vent’anni e oltre, ci si attendeva qualcosa di più. La canzone, per niente brutta occorre dirlo, suscita invero poche emozioni, nonostante abbia calcato maggiormente la performance col passare delle serate, imprimendo più pathos. Troppo poco però per provare a insediare i rivali nella corsa al titolo.
- MADAME – la giovane ex trapper si conferma alla grande al Festival continuando il suo percorso di crescita che la sta trasformando in un’artista tout court. “Il bene nel male” a mio avviso non eguaglia “Voce” ma ne conferma il talento di autrice e ne valorizza ancora di più quello di performer. Anche i primi detrattori mi pare che in parte si stiano ricredendo, perché ormai è lampante che di talento la ragazza ne abbia a grandi dosi.
- ROSA CHEMICAL – altra rivelazione di questa edizione è questo artista camaleontico che è riuscito a emergere e a colpire il grande pubblico, al di là di una canzone accattivante e allo stesso tempo “furbetta”, per la sua ironia e la sua spontaneità. Speriamo continui un percorso artistico che potrebbe rivelarsi interessante, scongiurando così il rischio di trasformarsi in una macchietta.
- ELODIE – molto apprezzata per doti extra musicali (ci mancherebbe!), queste stesse però rischiano di oscurarne in parte le qualità musicali e artistiche in generale, che si sono lasciate intravedere anche in questa edizione, in cui ha portato un brano godibile e ottimamente interpretato, ma senza quel quid in più per aspirare a qualcosa che andasse oltre la posizione alla fine assegnata.
- COLAPESCE E DIMARTINO – i due cantautori siciliani confermano il loro valore facendo incetta di premi speciali (quello della Critica intitolato a Mia Martini e quello della sala stampa intitolato a Lucio Dalla) e accarezzando per un attimo la vetta, la prima sera che si erano esibiti. Pur meno irresistibile di quella “Musica leggerissima” che li aveva imposti su questo palco due edizioni fa, tra atmosfere seventies (con echi velati di Battisti) e parole ficcanti anche con “Splash” hanno fatto centro.
- MODA’ – dopo una partenza shock, alla fine sono risaliti in classifica, sfiorando una top ten che però sarebbe stata forse troppo visto che, al di là di una tematica particolare e poco consueta a queste latitudini e interpretata col solito trasporto, Kekko e compagnia non hanno rischiato alcunché, non discostandosi da uno stile consolidato che però ormai pare alquanto superato.
- GIANLUCA GRIGNANI – attendevo con trepidazione il ritorno di Grignani in un contesto così importante, desideroso com’era di rilanciarsi a livello artistico dopo un periodo di appannamento e, al netto di qualche imprecisione vocale dettata dalla forte emozione con cui ha connotato la sua esibizione (e sono giuste le attenuanti, visto il tema autobiografico) direi che la prova si può dire superata. Al punto che a mio avviso meritava un riconoscimento ufficiale, almeno per il miglior testo.
- COMA_COSE – miglior testo che invece hanno finito per aggiudicarsi i Coma Cose, che per quanto abbiano emozionato anche me (d’altronde chiunque abbia un cuore non poteva rimanere indifferente a una canzone che parla di una crisi d’amore!) a livello narrativo non hanno certo presentato il loro campionario di citazioni, neologismi e giochi di parole che a inizio carriera li contraddistinguevano. D’altronde sarebbero stati poco funzionali al messaggio da lanciare in questa struggente “L’addio”. Mi auguro tuttavia che non smarriscano del tutto le proprie peculiarità in favore di un pop mainstream che ormai li ha accolti a braccia aperte.
- ARIETE – al netto di qualche tentennamento iniziale, poi superato in scioltezza col passare delle esibizioni, la giovane cantautrice nativa di Anzio ha portato sul palco dell’Ariston se stessa, con un brano intenso e dal buon ritornello, che ne ricalca altri per tematiche e stile presenti nel suo fortunato debutto discografico. Promossa.
- LDA – devo essere onesto, non mi convinceva nemmeno ad Amici e il mio giudizio su di lui non è cambiato dopo questa precoce esibizione sanremese. Certo, ha tutto il tempo dalla sua parte (essendo un 2003 era il più giovane artista in gara) per trovare un suo stile personale, nel frattempo questa canzone l’ho trovata invero deboluccia e poco ispirata, eppure sospinta fino al quindicesimo posto dal fedele pubblico a casa.
- ARTICOLO 31 – come molti delle mia generazione, anch’io mi sono fatto coinvolgere a livello emotivo dal rientro in pista degli Articolo 31: indubbiamente mi ha fatto molto piacere rivedere J.Ax e Dj. Jad di nuovo insieme su quel palco, sereni e felici nel mettere in scena la loro storia. Poi però mi vien da pensare che il loro tempo sia in effetti passato, visto lo scarso appeal fatto registrare dal verdetto delle giurie e dal pubblico a casa.
- PAOLA E CHIARA – effetto nostalgia riuscito parzialmente invece per le sorelle Iezzi, che pure attendevo di rivedere affiatate e pimpanti sul palco. Belle lo sono ancora, la loro “Furore” però non mi ha suscitato granchè emozione, le ho viste cristallizzate a scimmiottare se stesse, con tanto di balletto ammiccante alle spalle per quella che però, rispetto alle loro scintillanti hits dei tempi d’oro, è una canzone di serie B. Peccato.
- LEO GASSMAN – piazzamento finale un po’ ingiusto per il giovane virgulto di casa Gassman, che aveva colpito sin dalla prima serata con un brano finalmente consono (scritto da Riccardo Zanotti, deus ex machina dei Pinguini Tattici Nucleari) e che era riuscito a fare suo in modo brillante, levandosi quella patina di classicità. Non ha demeritato ma la strada per affermarsi appare ancora lunga, deve trovare una sua dimensione artistica, qualcosa che lo faccia risaltare, perché là fuori la concorrenza è altissima.
- MARA SATTEI – è passata un po’ sottotraccia la sua partecipazione nonostante una certa attesa, dovuta oltre al suo personaggio in forte ascesa nei gusti del pubblico anche al fatto che il brano era stato realizzato dal fratello ThaSup e da Damiano dei Maneskin. L’interpretazione però non è stata così spiccata, con lei parsa un po’ “piccina” sul palco dell’Ariston. Avrò modo probabilmente di rifarsi in altri contesti, intanto però questa mi sa di occasione mancata.
- COLLA ZIO – li ho trovati insignificanti, lo ammetto. Ok il piglio e la freschezza, ma sia da un punto di vista del testo che della musica non ho trovato niente che mi abbia colpito, soprattutto se penso che alcuni li avevano accostati a Lo Stato Sociale e ai Pinguini Tattici Nucleari. Invece a conti fatti, persino i Kolors del buon Stash al loro cospetto sembrano dei giganti.
- CUGINI DI CAMPAGNA – abbasso i pregiudizi. I Cugini di Campagna, complice anche La Rappresentante di Lista che ha ben confezionato il pezzo, hanno fatto una gran bella figura presentando un brano arioso dall’ incisivo ritornello, senza tanti fronzoli se non per gli immancabili costumi che ne hanno mantenuto intatta l’immagine col passare dei decenni. Bravi
- GIANMARIA – dei sei giovani promossi direttamente fra i Big è quello che più mi ha convinto, nonostante qualche incertezza superata col passare delle esibizioni. Gianmaria secondo me ha talento, si vedeva anche a X Factor, deve variare ogni tanto il registro però, altrimenti le sue canzoni finiranno un po’ tutte per assomigliarsi.
- LEVANTE – la vera delusione del Festival, guardando il piazzamento, è proprio la cantautrice siciliana arrivata in gara con grandi propositi ma forse poco capita dalle giurie. Il brano in verità non mi aveva colpito molto, se non per il trasporto autentico con cui lo canta, ma insomma mi aspettavo di più.
- OLLY – spiace essere cinici, che non mi si addice, ma mi è sembrato un Dargen D’Amico in tono minore e “Polvere” un brano scanzonato ma senza la giusta personalità per emergere.
- ANNA OXA – la posizione è molto severa ma bisogna ammettere che la Oxa ha fatto poco per evitarla. La canzone ha un suo valore, sia narrativo che musicale, ma è interpretata in maniera davvero eccessiva, con la Nostra sopra le righe e concentrata molto su se stessa e poco nel comunicare con gli altri.
- WILL – caruccio e genuino ma anche lui fagocitato dalla macchina Sanremo… ha un suo seguito fuori dal Festival, ma non so effettivamente quanta fortuna potrà avere questo brano, che mi pare assai poco coinvolgente.
- SHARI – avevo avuto modo di apprezzare Shari a Sanremo Giovani e credo che già qualche anno fa avesse il brano giusto per accedere in gara, ci è arrivata direttamente da “Big” dimostrando però quanto la strada da fare sia ancora lunga. Mi è sembrata a conti fatti la più carente, per il brano portato (nonostante lo zampino di Salmo) e per come l’ha cantato.
- SETHU – vale quanto già detto per gli altri giovani portati prematuramente da Amadeus tra i Big. Magari hanno le loro qualità (Sethu se non altro lo potevi distinguere per stile e look) e faranno successo un domani ma qui sono sembrati mandati allo sbaraglio senza molto supporto. Non è questo il modo migliore per farli emergere, occorre quanto meno ripristinare la categoria delle Nuove Proposte, perché il rischio di bruciarsi è molto alto. Di Mahmood passato dai giovani direttamente a vincere Sanremo non ne nascono molti.