Il calcio italiano, da molti dato in crisi visto l’andamento della Nazionale Maggiore guidata da Roberto Mancini, in realtà a ben vedere pare goda di ottima salute, e chi segue questo blog ne è consapevole perché sono molti gli articoli da me pubblicati sul tema in cui venivano sottolineati i meriti e i valori dei nostri giovani talenti.
Ho sempre sostenuto che la bontà di un movimento calcistico giovanile non lo si dovrebbe misurare dai trofei vinti ma da quanti elementi vengono prodotti e lanciati poi nel calcio che conta; tuttavia è indubbio che iniziavano a pesare le diverse sconfitte ottenute in Finale dalle nostre selezioni azzurre.
Per questo il risultato giunto ieri all’Europeo Under 19 che ci ha visti trionfare a vent’anni esatti dalla prima volta in questa categoria assume un grande significato, perché va a certificare quanto bene si stia lavorando ai piani di sotto.
Curiosamente è sempre il Portogallo la squadra che ci fa da (temibile) sparring partner in queste occasioni: nel 2003 allenati da Berrettini vincemmo agevolmente noi per 2 a 0 con una squadra di diverse future stelle del calcio italiano, come Pazzini, Chiellini, Aquilani, che erano già il fiore all’occhiello del gruppo assieme ad altri futuri professionisti con davanti una carriera che si sarebbe dipanata su buoni se non ottimi livelli, (gente come Lodi, Ferronetti, Padoin, Mantovani, Potenza), cui andavano aggiunti coloro la cui traiettoria è stata magari meno convincente ma che al tempo erano delle sicure promesse, come il mediano Laner, il difensore Belotti, il micidiale attaccante Della Rocca – che esordirà precocemente in A con il Bologna dopo aver vinto uno splendido scudetto Allievi con i rossoblu – il regista D’Astolfo o il portiere Paoloni che divenne noto, ahinoi, più che altro per vicende extracalcistiche che è meglio qui non ricordare.
Cinque anni fa fu invece il Portogallo a batterci in Finale all’Europeo Under 19 dopo un incontro serratissimo concluso ai tempi supplementari. La squadra allenata da Nicolato vantava in rosa giocatori che dopo un lustro si stanno finalmente affermando da protagonisti a buoni livelli, mi riferisco ai vari Tonali, Zaniolo, Frattesi, Bellanova, Pinamonti, Scamacca, Kean ma onestamente in quell’edizione il Portogallo di Joao Pedro Neves Filipe “Jota” e Trincao sembrava più forte e attrezzato rispetto a noi.
Anche quella di ieri sembrava sulla carta una Finale già indirizzata verso un esito favorevole ai lusitani che nel girone eliminatorio ci avevano surclassato, facendo incassare ai nostri Azzurri un sonoro 5 a 1 che aveva di molto ridimensionato le nostre legittime ambizioni.
Sembrava un rullo compressore la selezione allenata ottimamente dall’esuberante Joaquim Milheiro, anche alla luce dell’altra manita (stavolta senza subire gol) infilata alla malcapitata Norvegia in semifinale.
Tuttavia l’Italia di Alberto Bollini, delle cui grandi qualità non ho mai dubitato, era arrivata in Finale corroborata dalla convincente vittoria, ben al di là del risultato di misura, ottenuta in semifinale contro la Spagna: un 3 a 2 che aveva messo in mostra tutte le nostre doti, non solo quelle tecniche, assolutamente riconosciute in molti dei nostri interpreti, ma anche quelle agonistiche.
Il capolavoro alla fine è stato servito, in una gara che i Nostri hanno condotto sin dai primi minuti con grande sicurezza, pur concedendo quel palleggio marchio di fabbrica dei portoghesi ma che qui si è rivelato sterile, grazie anche all’atteggiamento degli Azzurri che hanno tenuto strette le linee, giocando uniti e compatti.
Sono sicuro che il ciclo dei 2004 sia molto forte, e che sommato agli altri migliori esponenti del 2002 e 2003 possa fungere davvero da serbatoio futuro per la nostra Nazionale A, fermo restando che pure i 2005 e 2006 promettono molto bene.
Va da se’ che devono giocare, accumulando quella necessaria esperienza a certi livelli che poi ti fa fare il salto anche dal punto di vista mentale nel momento in cui ci si ritrova impegnati in situazioni si spera sempre più competitive.
Sono discorsi triti e ritriti ma che purtroppo non sembrano mai passare di moda, perché il gap con le altre Nazionali sta tutto lì, laddove all’estero i migliori iniziano giocare presto con le prime squadre dei rispettivi club e molto raramente si perdono in una gavetta infinita e spesso infruttuosa nelle categorie inferiori, come invece accade ancora troppo spesso da noi.
Non dobbiamo assolutamente disperdere il buono che c’è all’interno dei nostri vivai, due finali consecutive conseguite in manifestazioni salienti come il Mondiale Under 20 e l’Europeo Under 19 non possono certo essere frutto del caso e anzi stanno a significare che abbiamo un ampio bacino di bravi giocatori su cui investire e attingere in ottica futura.
Passo adesso doverosamente in rassegna i protagonisti della nostra spedizione, magistralmente condotta in porto da un bravo allenatore come Bollini, il quale ha avuto il merito e la pazienza di ragionare su quale fosse il miglior assetto tattico da consegnare ai suoi ragazzi.
Alla fine nelle partite decisive si è tornati ad un 4-3-3 di partenza comunque molto differente da quello delle prime gare iniziali che teneva conto di due esterni offensivi puri, e si è abbandonato presto anche l’esperimento del 3-5-2 poco nelle corde di alcuni interpreti importanti.
Chi è sceso in campo ha dato infine il proprio importante contributo, in un gruppo che è parso veramente coeso e dalle indubbie qualità.
MASTRANTONIO – il portiere cresciuto nella Roma, insieme ad altri compagni di squadra qui presenti come Missori, Faticanti e Pisilli, si è rivelato uno dei migliori dell’intero Europeo: reattivo, sicuro, forte nei fondamentali, un giocatore pronto per grandi palcoscenici lui che, con mia sorpresa, ha iniziato invece dalla serie C in un campionato difficile che ha visto soffrire non poco la sua squadra, la prima da professionista, cioè la Triestina. Titolare inamovibile di questo gruppo, pare destinato a una grande carriera.
MISSORI – ammetto di avere un debole per questo ragazzo che, come tutti quelli di questa rosa, seguo dall’Under 15. Filippo è un terzino di quelli instancabili sulla fascia destra, bravo ad abbinare qualità e quantità, alimentando l’azione offensiva ma dando grande contributo anche in difesa. La Roma, nelle cui fila è cresciuto, di recente l’ha venduto al Sassuolo assieme al compagno di un anno più grande Volpato: è atteso quindi alla prima stagione lontano da casa che già potrebbe vederlo come protagonista da titolare in serie A.
L. DELLAVALLE – reduce da un’ottima stagione con la Primavera della Juventus, non ha praticamente sbagliato nulla in questo Europeo, se vogliamo così dimenticare la scoppola presa proprio dal Portogallo nella fase a gironi. Sicuro, dominante in difesa, rude quando serviva ma soprattutto tempista, immagino possa diventare presto un titolare della Juve Next Gen, per poi magari giocarsi le proprie chances in prima squadra come successo nelle ultime due stagioni a tanti giovani bianconeri.
A. DELLAVALLE – Alessandro, rispetto a Lorenzo, sembrava il meno dotato dei cugini, invece dopo la stagione monstre con la Primavera granata, ha ampiamente meritato la Nazionale, riuscendo poi a ribaltare alcune gerarchie che sembravano ben delineate, nel suo caso specifico soffiando il posto al pur bravo Chiarodia. Nelle partite che contavano di più ha alzato il muro azzurro con il cugino juventino, mostrando una grande personalità.
REGONESI – sempre presente, da terzino sinistro, ruolo d’elezione che fu anche del padre Pierre Giorgio (cresciuto come lui nel florido vivaio atalantino negli anni 90), come anche da centrale, ha saputo migliorare di gara in gara, dimostrandosi affidabile, caparbio, veloce. Davvero un prospetto interessante, ma lo si sapeva, visto che da anni frequenta le Nazionali giovanili.
NDOUR – un Europeo in chiaro scuro per lui che era di sicuro fra gli elementi più attesi dell’intera manifestazione, specie dopo il passaggio al PSG, avvenuto dopo aver incantato (e vinto, addirittura una Youth League) con il Benfica. E’ parso non pienamente in condizione, nonostante lo strapotere fisico gli abbia comunque permesso di dire la sua in determinati momenti. Il tempo è tutto dalla sua parte e ha grandi carte in mano da giocarsi in quel di Parigi.
FATICANTI – tra i reduci del positivo Mondiale Under 20, Giacomo è uno abituato a prendersi le sue responsabilità, spesso indossando la fascia di capitano, ruolo che gli spetta in modo naturale praticamente da quando ha messo delle scarpe da calcio ai piedi. Ha garantito ordine, calma, organizzazione ma anche quando ci voleva la giusta grinta in mezzo al campo. Leader nato.
HASA – Europeo di altissimo livello quello del centrocampista juventino, ormai sempre più a suo agio in quella zona cruciale del campo, potendo garantire grande qualità con le sue giocate. Intelligente, rapido, grande senso tattico e colpi da “10” ancora in canna, da lui ci si aspettano davvero grandi cose in carriera. Ha tutto per esplodere ad alti livelli.
KAYODE – tra le rivelazioni dell’Europeo, più che altro per essersi disimpegnato con grande disinvoltura in più ruoli, lui che il meglio lo sembra offrire da terzino destro, una zona occupata però come abbiamo visto con successo da Missori. Ha iniziato da terzino sinistro, ha finito in pratica da esterno alto a destra, ma quello che conta è, al di là del decisivo gol timbrato in Finale, il grande rendimento espresso, non solo per via delle sue falcate sulla fascia, ma anche per gli inserimenti, i triangoli vincenti, gli assist: una presenza viva e costante quello del calciatore della Fiorentina di cui mister Bollini non ha potuto farne a meno.
ESPOSITO – dopo un grande Mondiale da sotto età con l’Under 20, Francesco Pio si è calato subito nella parte, sigillando il posto da titolare in virtù di caratteristiche che al momento sembra possedere solo lui in quella zona di campo. Non solo tanta fisicità è riuscito ad assicurare ma anche sponde, tiri, smarcamenti, la capacità di far salire la squadra, di dettare il ritmo, di tenere in apprensione le difese avversarie. Poco incisivo in zona gol, lui che in stagione con la Primavera dell’Inter ne ha messi a segno a grappoli. Il futuro è suo, che molto probabilmente potrà misurarsi in una B di alto livello già con la ripresa dei campionati.
VIGNATO – il suo Europeo è stato assolutamente da top player, tra giocate di classe, sgroppate sulla fascia memori del suo idolo dichiarato Ronaldinho, gol pesanti, assist al bacio e anche una grande personalità in campo, quella che finora forse sta mancando al fratello più grande Emanuel, che a detta dello stesso Samuele gli è pure superiore a livello tecnico. Eppure Vignato jr tecnicamente proprio non scherza, trasmettendo oltretutto quella gioia nel giocare e quel gusto imprevedibile che alberga nel suo DNA in parte brasiliano per via della madre.
PISILLI – l’abbondanza in mezzo al campo ha fatto sì che Pisilli non fosse un titolare fisso, eppure il forte centrocampista protagonista di una grande stagione con la Primavera della Roma, ha mostrato tutto il suo valore, come in occasione dello splendido gol siglato nella decisiva semifinale contro la Spagna. Ha doti di inserimento che lo rendono sempre potenzialmente pericoloso, sia come finalizzatore che come assist-man. Merita di entrare nelle rotazioni di Mourinho in prima squadra, essendo lui come valore assoluto non inferiore a mio avviso a Bove, al quale l’allenatore portoghese ha dato tanta fiducia la stagione scorsa in A.
LIPANI – nel bene e nel male il suo nome è assurto spesso a decisivo nel corso di questi Europei: bene alla prima, malissimo nella debacle contro il Portogallo quando fu espulso dando il là alla clamorosa affermazione degli avversari, ottimo contro la Spagna nel segnare il gol del definitivo 3 a 2, che ci ha regalato l’accesso alla Finale. Insomma, una girandola di emozioni per questo aitante centrocampista, che potremmo definire box to box, ma che in realtà ha mostrato nelle giovanili del Genoa (lui che è già approdato in Prima Squadra, pur essendo un 2005) di poter giostrare con ottimi esiti sia da centrale davanti alla difesa, sia diversi metri più su, in virtù di un ottimo piede. Gioca sempre a testa alta, con grande naturalezza.
KOLEOSHO – il giocatore dell’Espanyol, che ha scelto i nostri colori in virtù di parte della sua discendenza, ha messo in mostra buoni numeri, pur perdendo presto il posto da titolare. Quando è stato chiamato in causa ha però risposto sempre presente, rendendosi molto pericoloso in avanti, supportando l’azione, aprendo spazi, buttandovisi lui in mezzo, giocando spesso di tecnica, velocità e fantasia. E’ probabile che venga a giocare nei nostri campionati, diversi sono i club interessati al suo cartellino.
Poche (e in alcuni casi nulle) sono state le occasioni capitate al resto della ciurma azzurra ma questo non va a intaccare quello che è il valore specifico di ragazzi come il portiere Palmisani (assoluto protagonista nella bellissima stagione del Frosinone Primavera); il difensore centrale mancino Chiarodia, cresciuto in Germania dove sta bruciando le tappe attirando tante attenzioni su di sé; il lungo attaccante della Juve Nicolò Turco, centravanti boa molto prolifico; il regista tutto estro della Fiorentina Primavera Amatucci atteso al lancio in serie A da parte dell’allenatore Italiano; il terzino sinistro Bozzolan, una certezza nella Primavera del Milan, e l’esterno offensivo Luca D’Andrea, tra le stelle designate della nostra selezione (che già abbiamo avuto modo di apprezzare in A con il Sassuolo) ma che qui ha perso il posto dopo un avvio da titolare.
C’è veramente da auspicarsi che i nostri club puntino con convinzione su questi giovani calciatori, per non mandare alle ortiche quanto di buono si è seminato, e per dare nuove speranze al nostro calcio, che ha bisogno di vedere una Nazionale Maggiore in grado di tornare ad essere competitiva e piacevole da vedere.