Sono usciti ieri i nomi dei finalisti per l’edizione 2020 delle Targhe Tenco, prestigioso riconoscimento che ogni anno premia i migliori album italiani suddivisi per categorie.
E’ in pratica la rassegna più importante dedicata alla canzone d’autore, tralasciando il fatto che nel corso degli anni abbia subito delle variazioni, contornandosi di sfumature nuove e dando adito anche a polemiche sull’effettiva e corretta dicitura. Senza inoltrami in territori paludosi, fra l’altro già ampiamente battuti da appassionati e da senatori che seguono il Premio Tenco, io come giurato mi limito, ma lo faccio con la massima serietà possibile, a indicare ogni anno le mie preferenze.
Per quanto non sempre d’accordo con determinati esiti, devo dire che di buona musica ne ho sempre sentita, sia tra le opere in gara, sia tra quella proposta e promossa nelle tre serate della Rassegna che ogni anno si svolge nella splendida cornice del Teatro Ariston di Sanremo. E’ in quella occasione che vengono assegnate fisicamente le Targhe e, in definitiva, si tratta per me ogni anno di una full immersion musicale sempre molto attesa e gradita.
Detto ciò, il senso del mio post è quello di commentare i primi verdetti, ricordando che nella prima fase di votazione ogni giurato aveva a disposizione tre scelte da indicare. I cinque nomi più votati sono quelli giunti in finale, da cui poi per ogni categoria sarà possibile sceglierne solo un titolo: al termine dei ballottaggi verranno decretati i vincitori delle ambite targhe.
Come sempre, ovvio, vale per tutti i miei colleghi giurati, è impossibile vedere arrivare nella cinquina finale tutti gli album votati in precedenza, considerando quanti sono i nomi interessanti e quanti i giornalisti chiamati a votare. C’è molta eterogeneità quindi sia da una parte (tra gli artisti in primis) che dall’altra, nelle scelte degli addetti ai lavori.
Prima di passare in rassegna l’elenco dei finalisti, mi piace sottolineare che, proprio per l’elevato numero di dischi di indubbio valore, nonostante alcuni esclusi eccellenti, il roster da cui attingere per il voto decisivo sia assolutamente di qualità. Non ci si può certo lamentare nel vedere in finale determinati album.
Ci sono ovviamente anche delle piacevoli sorprese, degli outsider, ma in generale mi pare veramente una delle edizioni più equilibrate, con pochi vincitori annunciati. Di sicuro è la più equilibrata e incerta da quando io sto in giuria (dal 2016, questa è la mia quinta esperienza).
DISCO IN ASSOLUTO
Cominciamo dalla Targa più prestigiosa, quella da assegnare al Miglior Album in assoluto dell’anno.
Credo sarà un testa a testa fra Paolo Benvegnù, esponente di punta tra i cantautori indie – con un solido passato musicale alle spalle alla guida degli indimenticabili Scisma – e Dario Brunori, alias Brunori Sas. Entrambi non sono nuovi della Rassegna, ma se il primo ha solo sfiorato in passato una piena affermazione, il secondo può già vantare un bel risultato risalente all’edizione del 2017, quando si aggiudicò la Targa per la Miglior Canzone con l’intensa “La verità” (che votai anch’io!). Molto differenti per stile e linguaggio, hanno realizzato due album davvero importanti, anche se ammetto di aver preferito i precedenti due album di Benvegnù a “Dell’odio dell’innocenza”, in lizza quest’anno. Brunori invece con “Cip!” ha forse trovato il suo perfetto equilibrio formale, raggiungendo finalmente una vasta fetta di pubblico mainstream. Ma questo non dovrebbe distrarre la Giuria sul fatto che abbia confezionato un album bellissimo, con alcuni pezzi che legittimamente potevano ambire a replicare l’exploit de “La verità”, senza tener conto di un altro brano magnifico composto per una colonna sonora e nemmeno inserito nel disco: infatti avevo votato fra le mie tre canzoni dell’anno al primo turno proprio “Un errore di distrazione”, scritta per il film “L’ospite”.
Potrebbero però esserci delle sorprese, in quanto fra i finalisti c’è anche quel Diodato, che dopo aver vinto il Festival di Sanremo con “Fai rumore” e il David di Donatello per “Che vita meravigliosa” (tra l’altro seria candidata alla Targa per la Canzone Singola) potrebbe fare cappotto, sbaragliando tutta la concorrenza anche in questo contesto. Più defilati ma con degli album molto riusciti gli altri due finalisti, Luca Madonia e i Perturbazione, per entrambi una bella rivincita e un ritorno a pieno titolo fra i nobili ranghi della canzone italiana. Felicissimo per i ragazzi di Rivoli che seguo da sempre, indubbiamente rientrati bene in pista con l’album dall’accattivante titolo “(Dis)amore” ma anche per l’ex Denovo che si è dato una bella rinfrescata con il suo album infarcito di duetti illustri. Fra l’altro avevo recensito entrambi gli album per Indie For Bunnies, sito con cui collaboro, quindi non può che farmi piacere un’eventuale vincita da parte di uno o degli altri.
Gli esclusi
Dato onore ai finalisti, mi preme però constatare una sincera delusione nel non vedere Olden nella cinquina. Davide Sellari, questo il suo vero nome, solo un anno fa era in gara come miglior interprete, giunto in finale con i suoi interessanti rifacimenti di brani degli anni ’60. Quest’anno con il suo album di inediti “Prima che sia tardi” aveva clamorosamente alzato l’asticella – gli diedi 8,5 su Indie For Bunnies – presentando un concept-album molto emozionante. Ammetto candidamente che il suo per me è il miglior album dell’anno. Peccato non sia riuscito ad agganciare la Finale, presumo per pochi voti.
Anche Fabio Cinti e Paolo Capodacqua li avevo apprezzati tantissimo durante l’anno, e giudicati assai bene in fase di recensione, rispettivamente su Indie For Bunnies e sulla rivista Vinile. Poetico e struggente il primo (che due anni fa si impose nella categoria “Album di interprete” con la sua versione gentile dello storico “La voce del padrone” di Franco Battiato), raffinato e classico il secondo, memore dei migliori cantautori. Un possibile outsider sarebbe stato Lorenzo Del Pero, alle prese con un album intenso a dir poco ma probabilmente ancora poco noto. Mi sono piaciuti assolutamente anche gli album di Jet Set Roger, Fabrizio Tavernelli e dei Klippa Kloppa, tutti quest’anno da me recensiti e ascoltati in gran quantità: insomma nomi spendibili ve n’erano eccome.
Un paio di dischi importanti non figurano sorprendentemente in finale, quello di Niccolò Fabi e quello dell’inedita coppia Mina Fossati. A dire il vero non lo trovo scandaloso, nel caso di Fabi, habituè del Premio Tenco, non si può certo dire abbia pubblicato con “Tradizione e tradimento” un brutto album, ci mancherebbe, ma se lo paragono al magnifico “Una somma di piccole cose” che vinse la Targa relativa nel 2016, il confronto non regge, nonostante la presenza di due brani che immaginavo avessero goduto di miglior fortuna in questa fase: l’avvolgente “Scotta” (che infatti ho votato) e “Io sono l’altro”, un manifesto programmatico con un testo incisivo che non può lasciare certo indifferente. Nulla di fatto, tra l’altro questo brano si è nei giorni scorsi aggiudicato già un premio prestigioso, quello di Amnesty International, proprio per il significato delle sue liriche. Anche Mina e Ivano Fossati avevano in canna almeno un brano memorabile, quella “Luna Diamante” che, al pari di “Che vita meravigliosa” di Diodato compare nella colonna sonora dell’ispirato e toccante “La Dea Fortuna” di Ferzan Ozpetek. Secondo me questa ballata commovente poteva tranquillamente aggiudicarsi la Targa come miglior canzone dell’anno.
ALBUM IN DIALETTO
Gli album in dialetto rappresentano ogni anno una gradita sorpresa. Per quanto io sia un riconosciuto amante di sonorità etniche e appunto di canzoni dialettali, comprendenti recupero di storie, radici, tradizioni e fantastiche sonorità, non credo sia umanamente possibile avere sott’occhio tutte le uscite che provengono da ogni parte d’Italia. Quindi è molto raro che mi sbilanci perentoriamente per un nome anzichè per un altro. Ho dato, come ovvio, le mie preferenze e almeno un paio di album tra quelli da me votati sono giunti in finale, alludo alla rediviva Nuova Compagnia di Canto Popolare e alla cantante umbro-sarda Sara Marini. Ho in pratica cannato solo il mio terzo nome, di certo meritevole (per onor di cronaca Valeria Cimò con “I Cantori di Arborea”) ma non posso certo dirmi dispiaciuto nel vedere concorrere per la Targa i lavori di Alfio Antico, di Daniele Sepe (di nuovo con il suo Capitan Capitone in sella) e l’interessantissima Eleonora Bordonaro.
Mi riservo di dare un attento ascolto a tutti e cinque gli album, il tempo per votare in questa finale è fino al 29 giugno.
OPERA PRIMA
Anche la Targa per la Migliore Opera Prima è molto importante e significativa. Da qui hanno preso il volo intere carriere, e per quanto non sempre affermarsi in questa sede sia poi conferma di una svolta, di certo una vittoria al Tenco ha il suo peso.
Credo che, se non fosse per la presenza di Paolo Jannacci, questa sarebbe veramente una categoria incerta ed equilibrata; per la prima volta in cinque anni non ho sicurezza nel dare il voto, tanto che dei miei tre nomi citati alla prima tornata di voto nessuno è poi giunto in finale. Si trattava del giovane Gionata, artefice di un album fresco, sincero, immediato e profondo, della cantautrice pop jazz Michela Franceschina e del raffinato Franz (questi ultimi ben assimilati, visto che sia per l’una che per l’altro mi ero già ben espresso in fase di recensione tra le pagine virtuali di PelleECalamaio e Indie For Bunnies). Un album che mi ha favorevolmente colpito e che mi sembrava addirittura “fuori categoria” è quello del noto critico musicale, collega fra l’altro sulle pagine di Vinile, Alberto Marchetti. In tutta onestà, musiche e testi di un altro livello.
Ovviamente avevo ascoltato tutti gli artisti giunti in finale e mi ero sbilanciato su Lelio Morra, autore di un album di gran pregio. Ho rischiato non dandogli la preferenza, perchè in realtà ero convinto sarebbe arrivato tra i finalisti. Di fatto è andata così, ora però se la dovrà vedere con gli agguerriti Buva (e le sue intense parole), Liana Marino (autrice di un ottimo album e in effetti molto quotata) e i romani Reclame, che propongono un riuscito mix di contemporaneità e tradizione.
Dicevo di Jannacci, artista che stimo e per cui provo simpatia. Al di là che secondo molti, avendo già una discografia piuttosto cospicua come autore jazz in trio, non dovrebbe figurare in questo elenco, non mi pare che il suo album abbia le qualità per affermarsi. Vedremo.
INTERPRETE DI CANZONI
Il bingo mi è capitato nella categoria “Miglior album di interprete“! Infatti tutti e tre i dischi da me votati sono giunti in finale: si tratta dell’opera di Beppe Dettori, di Peppe Fonte e di The Niro. Album diversissimi fra loro, d’altronde anche i titolari delle relative canzoni omaggiate (rispettivamente Maria Carta, Piero Ciampi & Pino Pavone e Jeff Buckley/Gary Lucas) provengono da mondi lontani e differenti. Dovrò sciogliere i miei dubbi ma sono già abbastanza orientato su chi premiare. Poi ovvio, sono ottime anche le altre due artiste giunti sin qui a contendersi la Targa: Maria Mazzotta e Tosca, quest’ultima già apprezzatissima dalla Critica quest’anno al Festival di Sanremo, dove per un soffio non ha vinto il Premio Mia Martini, battuta sul filo di lana dall’asso pigliatutto Diodato.
CANZONE SINGOLA
E a proposito del Festival di Sanremo, come lo scorso anno ad aggiudicarsi la Targa fu una canzone proveniente da quella competizione (la stupenda “Argento vivo” di Daniele Silvestri, con la collaborazione di Manuel Agnelli e di Rancore), anche questa volta il vincitore potrebbe venire da lì (ricordando che in questo caso viene premiato l’autore del brano). Sono in gara infatti la stessa Tosca e il rapper Rancore (che lo scorso anno anche al Tenco affiancò Daniele Silvestri), rispettivamente con “Ho amato tutto” e “Eden”. Ottime canzoni ma non so se al punto di vincere, vista la presenza di Diodato in primis e di due rivelazioni come Beppe Gambetta e Giacomo Lariccia. In particolare l’artista giramondo con “Limiti” può giocarsi in sicurezza le sue carte: certo, sarebbe un exploit clamoroso ma la qualità del pezzo e dell’interpretazione sono di prim’ordine.
ALBUM COLLETTIVO A PROGETTO
C’è infine la speciale categoria degli “Album a progetto” istituita qualche anno fa e che presenta sempre dei lavori assai vari e compositi: due tra i finalisti hanno riscontrato assolutamente il mio interesse, l’omaggio a Gianni Siviero (presentato proprio durante la Rassegna della scorsa edizione) e il nuovo capitolo dell’album di Voci Per la Libertà, intitolato semplicemente “20 x 22”. La mia terza preferenza lo diedi al progetto “Ho visto Nina Volare” che però non è passato in finale cedendo il posto ad Animantiga, Calendario Civile (una proposta davvero molto particolare e originale) e a Note di Viaggio.
Comunque vada, credo davvero ci saranno pochi argomenti per i detrattori della Rassegna, fermo restando che un verdetto porta con sè da sempre polemiche quando non addirittura insinuazioni.
Mi sento di non sbagliare però quando affermo che di dischi a ragione candidabili ce n’erano moltissimi, segno che la musica d’autore italiana è più vitale che mai.
In bocca al lupo a tutti i finalisti e state tranquilli che arriveranno anche i miei voti, mi basta solo qualche ascolto in più!