Filmati da collezione! Il booktrailer del mio romanzo, un cortometraggio di Damiano Negri e un videoclip di Giovanni Corso

amici del blog,  che mi seguite sempre più numerosi, stasera ho deciso di riproporre alcuni video ai quali sono indubbiamente legato:

il booktrailer del mio romanzo VERRA’ IL TEMPO PER NOI

Un cortometraggio horror di cui ho scritto la sceneggiatura. Entrambi sono stati girati dal regista emergente e carissimo amico Damiano “Cinema” Negri

… beh, e già che siamo nel campo delle visioni e delle rivelazioni.. per chi non lo sapesse, tempo fa ho partecipato come attore – nei panni insoliti di un gorilla rock – nel video del singolo d’esordio degli amici trentini Camp Lion (“Dimmi cosa ho detto”) con la regia del regista, collega di scrivania e grande amico Giovanni Corso

ah, non poteva mancare il filmato dell’inseguimento agli sposi con il sottoscritto in stile “Iene” 🙂 (video di D. Negri)

La mia intervista ai CAMP LION

Siamo in compagnia  dei Camp Lion, interessante gruppo trentino, alle prese con il nuovo atteso album, il secondo dopo l’esordio di un paio d’anni fa “La teoria di Romero”

“Ragazzi, abbiamo avuto modo di vederci nei mesi scorsi, ricordo a un bellissimo concerto acustico di Piotr Fijalkovsky a Pindemonte, ma allora più che altro condividemmo le emozioni del live, senza parlare dei vostri progetti. Cosa avete combinato nel 2011? Cosa bolle in pentola per questo 2012?”

 Nel 2011 abbiamo avuto un gran da fare: abbiamo lavorato sodo per riproporre live il nostro disco di debutto “la Teoria di Romero”, facendo qualche data, più fuori provincia che non in casa, riuscendo a raggiungere un risultato per noi soddisfacente, grazie all’aggiunta nella line-up come seconda chitarra di Stefano Giordani, che ha dato una grande mano nella ricerca sonora e nell’esecuzione dei brani prettamente live senza l’ausilio di basi o campionamenti.

Verso l’autunno dell’anno scorso abbiamo tirato un po’ le somme di quello che è stato per noi “La teoria di Romero” che incominciava ad andarci stretto e a non rappresentarci più nella sua totalità, vista direi una fisiologica maturazione, sia di gruppo che di singole persone, e ci siamo messi alla ricerca di qualcosa di nuovo che potesse rispecchiare di più ciò che ascoltiamo, apprezziamo, e pensiamo in questo momento; a dove questo porterà, staremo a vedere.

“Ho seguito attentamente il vostro percorso e la vostra evoluzione musicale e artistica. Pensate di essere giunti a una “forma canzone” ideale per il vostro sound oppure siete alla continua ricerca di nuove suggestioni?”

Lo pensavamo, ma più andiamo avanti e più ci rendiamo conto che la “forma-canzone” è un utopia, o meglio, esiste, ma non è sempre il miglior modo per comunicare efficacemente, per adesso lasciamo che le canzoni vengano da sé e cerchiamo di non castrarle troppo in quello che è la classica concezione di canzone pop/rock di strofa e incisi ma di lasciare che siano così come sono, anche perché spesso incanalarle in strutture predefinite rischia principalmente di omologarle e poi di distorcere quello che è il senso originario del pezzo, il legame con la nascita nella testa di chi l’ha scoperto.

“Giovanissimi eppure sui palchi da un bel po’. Come percepite la situazione musicale attorno a voi, è cambiato qualcosa rispetto ai vostri inizi?”

 Per quanto riguarda il mainstream italiano non ci pronunciamo neanche, oramai siamo come Di Caprio attaccato a una pezzo del Titanic, per quanto concerne il mondo della musica che viviamo noi invece si intravedono degli spiragli interessanti di novità fra la tanta merda che galleggia: iniziano ad esserci associazioni di promozione musicale fatte come si deve che portano dei validi trampolini di lancio per gli esordienti, e anche fra i gruppi ci sembra di vedere che si stia creando una bella rete di rapporti tesi al fare insieme e a darsi una mano, il che è senza dubbio confortante e stimolante.

“Giù la maschera: internet uccide la musica o al contrario la rivitalizza? Preferivate il tempo in cui gruppi, anche alternativi, vendevano migliaia di copie dei loro dischi, raggiungendo agevolmente le classifiche o meglio ora che con il web c’è il libero accesso per tutti coloro che vogliono ascoltare musica?”

Il Web è senza dubbio uno strumento molto più democratico della vecchia discografia, e dà la possibilità a molte più persone di proporsi in maniera comunque professionale e molto valida, questo ovviamente comporta anche i suoi lati negativi, che molto egoisticamente però, non ci toccano. Ad essere sinceri non piangiamo per chi campa sui diritti SIAE, e pensiamo che chi la musica ce l’ha nel cuore lo fa anche per un aranciata e un panino, come diceva il saggio Miguel Bosè; percui affanculo i milioni di dischi venduti e ben vengano i contatti sui social network e la diffusione dei brani, soprattutto se questo porta più gente ai concerti, dove puoi entrare veramente in contatto con chi la musica la fa.

Noi comunque continuiamo a comprare dischi e merchandising supportando le band che ci piacciono, insomma, il disco autografato per noi ha ancora il suo bel valore per carità, ma sull’ipod è tutta un altra storia….

“Ho ascoltato tante volte il vostro album di debutto. Credo che contenga delle bellissime intuizioni e una sua originalità. Quanto vi ha dato fastidio essere accomunati a band (fortunatamente ormai quasi) dimenticate come Finlay, Dari e compagnia bella? Pensate che abbiano rappresentato un boomerang negativo quegli accostamenti o sotto sotto speravate nel consenso di quel tipo di pubblico (mi permetto di chiedervelo perché so che avete una concezione ben diversa della musica)”

 Guarda Gianni, non mettiamo in dubbio che poter fruire di buona parte del pubblico di TRL-MTV, per intenderci, vista l’orecchiabilità dei pezzi che distingue  il nostro album d’esordio, non ci avrebbe mica fatto schifo, anzi, poter raggiungere un pubblico giovane e plasmabile da delle grandi possibilità di comunicazione, questo però significa sottostare a delle dure leggi di mercato, che prima di tutto prevedono un notevole impegno di capitale, di risorse, di conoscenze e di agganci; e poi di curare nel dettaglio, molto spesso scavalcando la musica stessa, l’immagine, e diciamo che questo non fa per noi. Essere accomunati con disprezzo a Finley o Dari,  ci ha dato sicuramente fastidio, ma non per quanto ci facciano cagare o meno i suddetti gruppi, ma perché le persone che emettono questi giudizi si chiudono alla tua  musica, avendoti già categorizzato, e si perdono tutto quello che di buono può esserci nei testi, nelle melodie, nei significati.

Al momento è vero, non ci sentiamo più così tanto rappresentati da “La Teoria di Romero” ma comunque lo reputiamo un buon disco, e sappiamo che quando sono stati scritti quei brani non c’è mai stato un tentativo di accattivarsi un certo tipo di pubblico, semplicemente esprimevano problematiche e pensieri trasversali ad un periodo post-adolescenziale, in maniera naturale. Tutt’ora rimaniamo fortemente convinti che se avessimo cantato in inglese questi problemi non sarebbero mai sorti in quanto i riferimenti più vicini sarebbero stati Teenage Fun Club, Jimmy Eat World e simili, ma chissà, magari un giorno tireremo fuori sotto falso nome la versione anglofona di qualche pezzo, giusto per vedere i recensori come si comportano….

“La teoria di Romero” aveva una forte idea alle spalle e una coerenza linguistica nelle liriche, tutte esistenzialiste. I nuovi brani tratteranno tematiche più rivolte al sociale, all’esterno o saranno intimiste?”

 Pensiamo che i nuovi pezzi siano sicuramente contaminati da tutti gli eventi che contraddistinguono il nostro tempo, ma è sempre stata una prerogativa dei Camp Lion dare una lettura personale a ciò che ci circonda, anche perché è l’unico modo che abbiamo di leggere il mondo come esseri umani, e non siamo tanto avvezzi a riconoscerci in movimenti, partiti, gruppi sociali, anche perché di solito ammazzano quella che è la persona nel nome di qualcosa di più grande, che spesso però, non ci rappresenta più. Crediamo molto che la Rivoluzione, il miglioramento, possa venire solo da un cambiamento personale e che questo non può che nascere da delle domande che poniamo a noi stessi, (che poi sono le stesse che ci condizionano da sempre): Chi siamo, qual’è il nostro scopo, qual’è il significato della vita,  analizzare le contraddizioni e il vuoto cosmico della società industriale e l’antagonismo (davvero tale?) dell’integralismo religioso,la voglia di lamentarsi e a volte di morire, come quello di non pensare a niente, scopare, stare fuori di testa e divertirsi un casino, anche l’amore, perché no. Questi all’incirca saranno i temi dei nuovi brani

“Si è trattata solo di un’altra occasione, per parafrasare la vostra vecchia sigla sociale, oppure credete ancora fermamente nell’idea di poter vivere della propria musica, abbracciando un pubblico più vasto. Io credo che i meriti per affermarvi li avreste tutti”

 Grazie per il pensiero Gianni, ma noi effettivamente già viviamo della nostra musica, anche solo abbracciando un pubblico di tre persone, noi stessi. Sicuramente la nostra vita farebbe più schifo senza musica, e col passare degli anni, l’idea di trasformarla  in lavoro ci ha abbandonato, perché pensiamo che in qualche modo la rovinerebbe. Preferiamo rilegare il lavoro a quella cosa che devi fare per tirare a campare e che se ti va bene non ti distrugge dentro. Il lavoro dei sogni è utopico e fatto inevitabilmente di grandi compromessi, e non è questo il rapporto che vogliamo avere con la musica o qualsiasi altro modo per esprimere ciò che siamo.

“Aver esordito ufficialmente con una label indipendente cosa ha comportato in termini di popolarità, aspettative e divulgazione? State pensando di tornare al “do it yourself” o la vostra collaborazione con l’etichetta discografica proseguirà?”

 Ad essere sinceri siamo andati sotto etichetta pensando di avere qualche spinta in più, ma così non è stato. Probabilmente non abbiamo avuto la fortuna di trovare le persone giuste, ma ci siamo resi conto che quando si parla di promozione bisogna essere coinvolti in prima persona, altrimenti è difficile trovare qualcuno che lo faccia per te con la stessa convinzione. Al momento siamo totalmente dediti ad una filosofia home-made e DIY come dici tu, almeno per tutte quelle cose che, ti accorgi poi con l’esperienza, puoi fare risparmiando finanze e dando un tocco ancora più personale al progetto, potendo in più tenere controllato ogni singolo processo creativo. Sicuramente per fare le cose come si deve, soprattutto in termini di pubblicità e divulgazione, serve una mano: dividere i costi di persone che stanno tutto il giorno a promuovere i gruppi condividendo gli agganci, dovrebbe essere la prerogativa di una buona etichetta indipendente.

Per questo stiamo vagliando alcune proposte interessanti, ma vogliamo che chi metta mano al nostro lavoro sia interessato come noi e non solo a tirare la fine del mese, per cui andiamo davvero con i piedi di piombo, come dice il detto: “meglio soli…”

“Vi siete assestati come trio. So che siete ancora in contatto con il precedente cantante Antonio Benedetti. Come mai ha deciso di mollare il gruppo? E se poi succede come al chitarrista dei Keane che lasciò il gruppo disilluso e poi vide i compagni issarsi in cima alle classifiche inglesi ed europee?”

Sì, siamo tornati nella prima e originaria formazione concludendo un bel pezzo del nostro percorso con l’ormai ex cantante Antonio Benedetti, con il quale senza remore, abbiamo trovato le classiche divergenze artistiche di cui tutti i gruppi soffrono prima o poi nella loro carriera, quindi la decisione di fermare la sua partecipazione al gruppo è stata una scelta condivisa e molto naturale, ma infondo pensiamo che sia giusto così, ognuno di noi è soggetto a prerogative, ambizioni e prospettive, sia di vita che musicali, e non sempre è possibile trovarsi sulla stessa linea d’onda, per il resto amici come prima, davvero.

In quanto ai Keane, ognuno è responsabile delle sue scelte e come tale accetta le conseguenze, ma da quanto conosciamo Ant non è persona da rimorsi, anzi sarebbe felice per noi penso, poi la sua grande capacità artistica viaggia su altri lidi (fotografia)

“Quanto è importante l’aspetto live nel fare musica? E quanto è difficile ottenere date, proponendo musica inedita?”

 Qui Gianni tocchi un tasto che ci preme moltissimo,

quello di fare dei buoni live per noi è un elemento molto importante per una band, non condividiamo la concezione punk del riprodurre ciò che si registra alla cazzo di cane, per una band riuscire a creare un buon live, che sia tangibile per chi viene a vederti è fondamentale se si vuole riscuotere consensi. Purtroppo la disponibilità dei locali è poca, spesso ci si ritrova a suonare in spazi ricavati spostando i divanetti con condizioni acustiche e tecniche pessime, e bisogna solo ringraziare di trovarle quelle date lì. Per il resto si va avanti con quello che offrono i concorsi, qualche associazione, feste e festival estivi open-air, quello che passa il convento insomma. Per suonare in locali seri bisogna fare tanta pressione, avere una  agenzia di booking con un bello spessore, conoscere qualcuno o fare tanta gavetta; per non tornare sul solito discorso dei dj o delle cover-band che intasano i locali perché portano più gente, sì, un po’ di amaro in bocca ce l’hai ma alla fine ci sta, fa parte del gioco e ci si diverte anche così.

“Come sono cambiati i vostri gusti musicali in questi anni? Ve la sentite di consigliare a me e ai miei lettori un paio di dischi usciti da poco che per voi sono meritevoli di più ascolti?

Come no!
I gusti cambiano, o meglio, si espandono… ecco qui quelli che secondo noi valgono molto più di un paio di ascolti

Mona : Mona
The Vaccines: What Did You Expect Form The Vaccines?

M83 : “Hurry up, We’re Dreaming”

Bon Iver : “Bon Iver”

Chapel Club: “Palace”
Radio dept.: “Clinging to a scheme”

Duran Duran: all you need is now
Tape the Radio: heartache and fear
The Domino State: uneasy the crown
Angels and Airwaves: Love
The Pains of Being Pure at Heart: Belong

Real Estate: Days

Un grosso in bocca al lupo ai Camp Lion, a Nicola, Davide e Leonardo, e speriamo di ascoltare presto i loro nuovi pezzi!

Grazie a te per lo spazio concesso sul tuo ottimo blog Gianni, appena sarà pronta roba nuova sarai sicuramente informato! Un abbraccio

leonardo, davide, nicola

– Camp Lion – 

Camp Lion, gruppo trentino presto su questo blog

Presto ospiterò nel mio blog i Camp Lion, un trio trentino da tempo dedito a buona musica pop rock italiana. Sì, perché è difficile cercare di catalogarli, come si è fatto in passato, quando in molti li incasellarono nel filone power pop.
Conosco i ragazzi da una decina di anni, complice il fatto che il bravissimo e scatenato batterista Davide Cavrioli è il fratello minore del mio amico ed ex compagno di studi e radio Riccardo.
Cresciuto in un contesto musicale fortissimo, col fratellone super appassionato ascoltatore e futuro addetto ai lavori, Davide impara ad amare svariati tipologie di musiche, dal pop al rock, dal metal alla canzone italiana. Sceglie la batteria e inizia in un gruppo seminale, i Millestorie. L’incontro con Nicola Perina, talentuoso songwriter di Rovereto, dedito a un britpop un po’ fuori tempo ma comunque ficcante, è quello decisivo, perché i due scoprono interessi comuni e la voglia di concretizzare al meglio certe intuizioni nate separate. Il primo nucleo si chiama “Just Another Illusion”, profetico ed emblematico della poetica futura del giovane leader Perina, autore di testi e musiche.

Dopo un primo demo un po’ raffazzonato esce “Awkward Ep”, un prodotto professionale, dove compaiono i primi timidi tentativi di usare la nostra lingua nei loro testi (prima Perina utilizzava il più musicale inglese). Esistono già in embrione quelli che sarebbero diventati, in pezzi come “Sounds good”, la struggente “Even is nothing is right”, mentre “Illusioni di noi due” appariva più efficace nella primissima versione in inglese, cavallo di battaglia nei live.
Nei JAI, in cui si alternano alcuni bassisti, a farla da padrone è soprattutto un espediente musicale, il violino elettrico di Denis Mici, che conferisce originalità e buon gusto a quelle che sono soprattutto delle belle ma ancora acerbe composizioni pop punk. L’interesse per la band è tangibile, dalle diverse recensioni raccolte a una buona apparizione a Rock Tv nell’ambito del programma “Sala Prove”. Peccato che il giovane violinista molli il gruppo per dedicarsi maggiormente agli studi e così Perina e Cavrioli si ritrovano a ricominciare daccapo, optando per una nuova sigla sociale, “Romero”. Pur di breve durata, i Romero saranno importanti per l’approdo definitivo a un certo stile, più maturo e consapevole, e soprattutto porteranno all’uso preminente della lingua italiana. Alcuni pezzi poi presenti nel disco d’esordio dei Camp Lion nascono qui e sono presenti nelle scalette live. Si aggiunge il valido e poliedrico bassista Leonardo Menegoni a costituire quello che rimane ad ora il gruppo più longevo e affiatato dagli inizi della loro avventura.


Sostituito il nome Romero (causa incompatibilità con altre band che portano questo nome), nascono i Camp Lion. La faccenda si fa seria, un nuovo cantante si affaccia (Antonio Benedetti) e così Perina può dedicarsi maggiormente alla composizione dei brani. La limpida voce del pluritatuato Benedetti (proveniente da band di rock duro) ben si sposa con le cristalline melodie di Nicola e le canzoni nascono spontaneamente. Dopo la firma con la New Model Label, etichetta indipendente di Ferrara che fa capo a Govind Khurana, esce il cd d’esordio “La Teoria di Romero”. Per i Camp Lion è l’esordio discografico. Il regista Romero non solo è omaggiato nel titolo del cd ma i ragazzi amano anche dare un’interpretazione allo stesso, connotandolo di attualità, nel contesto di una società consumistica che tutto mangia e divora.
Nell’album si alternano canzoni veloci e allegre (come l’ironica “Dimmi cosa ho detto”, singolo di lancio, nel cui video, girato dall’amico regista Giovanni Corso, compaio nei panni di un… gorilla!!! Sì, avete capito bene!), brani di stampo british, mid tempo alla Tre Allegri Ragazzi Morti (la dolce “Lettera a M”), echi di Beatles e Embrace (come nei cori conclusivi dell’evocativa “Rattvik”), atmosfere psichedeliche nella conclusiva “Clever” e brani dal forte impatto emotivo come “Deja Vu”.
I brani sono semplici nelle strutture e ben strutturate negli arrangiamenti (ottimo in questo senso anche l’apporto in studio di registrazione dei produttori Baggio e Spigato), legate da tematiche tardo adolescenziali che non hanno lesinato alcune critiche. A mio avviso però i testi non sono stereotipati e mostrano invece quella fase un po’ nostalgica del distacco dal mondo permeato di spensieratezza e il suo confluire faticoso a quella adulta. Fuorvianti e del tutto improbabili gli accostamenti con i conterranei The Bastard Sons of Dioniso (loro molto più grezzi rispetto ai CL) e con gli ormai dimenticati Finley e Dari.
Il nuovo lavoro è alle porte, a distanza di quasi due anni dal promettente esordio e ci si aspetta dai ragazzi (rimasti in tre dopo che Benedetti ha lasciato il gruppo) un passo avanti nella loro produzione. In bocca al lupo Camp Lion!

Eccovi il video di “Dimmi cosa ho detto”, primo singolo del gruppo con la regia di Giovanni Corso e me medesimo nei panni del Gorilla!

presto su queste pagine!

Cari lettori e lettrici, stamattina ho fatto delle analisi specifiche, domani ho le risposte e spero che i valori si siano sistemati, anche se certamente avrò delle restrizioni alimentari e delle accortezze da seguire, niente comunque rispetto a ciò che ho passato in ospedale. Sto bene sto seminando delle belle interviste x voi.. A breve qui su PELLEeCALAMAIO lo scrittore Matteo Amodeo,gli editori ed La Gru, il calciatore Mario Rebecchi, il gruppo trentino dei camp lion, le brillanti menti dietro l’ iniziativa mondoscrittura e… Molti altri ancora!