Siamo in compagnia dei Camp Lion, interessante gruppo trentino, alle prese con il nuovo atteso album, il secondo dopo l’esordio di un paio d’anni fa “La teoria di Romero”
“Ragazzi, abbiamo avuto modo di vederci nei mesi scorsi, ricordo a un bellissimo concerto acustico di Piotr Fijalkovsky a Pindemonte, ma allora più che altro condividemmo le emozioni del live, senza parlare dei vostri progetti. Cosa avete combinato nel 2011? Cosa bolle in pentola per questo 2012?”
Nel 2011 abbiamo avuto un gran da fare: abbiamo lavorato sodo per riproporre live il nostro disco di debutto “la Teoria di Romero”, facendo qualche data, più fuori provincia che non in casa, riuscendo a raggiungere un risultato per noi soddisfacente, grazie all’aggiunta nella line-up come seconda chitarra di Stefano Giordani, che ha dato una grande mano nella ricerca sonora e nell’esecuzione dei brani prettamente live senza l’ausilio di basi o campionamenti.
Verso l’autunno dell’anno scorso abbiamo tirato un po’ le somme di quello che è stato per noi “La teoria di Romero” che incominciava ad andarci stretto e a non rappresentarci più nella sua totalità, vista direi una fisiologica maturazione, sia di gruppo che di singole persone, e ci siamo messi alla ricerca di qualcosa di nuovo che potesse rispecchiare di più ciò che ascoltiamo, apprezziamo, e pensiamo in questo momento; a dove questo porterà, staremo a vedere.
“Ho seguito attentamente il vostro percorso e la vostra evoluzione musicale e artistica. Pensate di essere giunti a una “forma canzone” ideale per il vostro sound oppure siete alla continua ricerca di nuove suggestioni?”
Lo pensavamo, ma più andiamo avanti e più ci rendiamo conto che la “forma-canzone” è un utopia, o meglio, esiste, ma non è sempre il miglior modo per comunicare efficacemente, per adesso lasciamo che le canzoni vengano da sé e cerchiamo di non castrarle troppo in quello che è la classica concezione di canzone pop/rock di strofa e incisi ma di lasciare che siano così come sono, anche perché spesso incanalarle in strutture predefinite rischia principalmente di omologarle e poi di distorcere quello che è il senso originario del pezzo, il legame con la nascita nella testa di chi l’ha scoperto.
“Giovanissimi eppure sui palchi da un bel po’. Come percepite la situazione musicale attorno a voi, è cambiato qualcosa rispetto ai vostri inizi?”
Per quanto riguarda il mainstream italiano non ci pronunciamo neanche, oramai siamo come Di Caprio attaccato a una pezzo del Titanic, per quanto concerne il mondo della musica che viviamo noi invece si intravedono degli spiragli interessanti di novità fra la tanta merda che galleggia: iniziano ad esserci associazioni di promozione musicale fatte come si deve che portano dei validi trampolini di lancio per gli esordienti, e anche fra i gruppi ci sembra di vedere che si stia creando una bella rete di rapporti tesi al fare insieme e a darsi una mano, il che è senza dubbio confortante e stimolante.
“Giù la maschera: internet uccide la musica o al contrario la rivitalizza? Preferivate il tempo in cui gruppi, anche alternativi, vendevano migliaia di copie dei loro dischi, raggiungendo agevolmente le classifiche o meglio ora che con il web c’è il libero accesso per tutti coloro che vogliono ascoltare musica?”
Il Web è senza dubbio uno strumento molto più democratico della vecchia discografia, e dà la possibilità a molte più persone di proporsi in maniera comunque professionale e molto valida, questo ovviamente comporta anche i suoi lati negativi, che molto egoisticamente però, non ci toccano. Ad essere sinceri non piangiamo per chi campa sui diritti SIAE, e pensiamo che chi la musica ce l’ha nel cuore lo fa anche per un aranciata e un panino, come diceva il saggio Miguel Bosè; percui affanculo i milioni di dischi venduti e ben vengano i contatti sui social network e la diffusione dei brani, soprattutto se questo porta più gente ai concerti, dove puoi entrare veramente in contatto con chi la musica la fa.
Noi comunque continuiamo a comprare dischi e merchandising supportando le band che ci piacciono, insomma, il disco autografato per noi ha ancora il suo bel valore per carità, ma sull’ipod è tutta un altra storia….
“Ho ascoltato tante volte il vostro album di debutto. Credo che contenga delle bellissime intuizioni e una sua originalità. Quanto vi ha dato fastidio essere accomunati a band (fortunatamente ormai quasi) dimenticate come Finlay, Dari e compagnia bella? Pensate che abbiano rappresentato un boomerang negativo quegli accostamenti o sotto sotto speravate nel consenso di quel tipo di pubblico (mi permetto di chiedervelo perché so che avete una concezione ben diversa della musica)”
Guarda Gianni, non mettiamo in dubbio che poter fruire di buona parte del pubblico di TRL-MTV, per intenderci, vista l’orecchiabilità dei pezzi che distingue il nostro album d’esordio, non ci avrebbe mica fatto schifo, anzi, poter raggiungere un pubblico giovane e plasmabile da delle grandi possibilità di comunicazione, questo però significa sottostare a delle dure leggi di mercato, che prima di tutto prevedono un notevole impegno di capitale, di risorse, di conoscenze e di agganci; e poi di curare nel dettaglio, molto spesso scavalcando la musica stessa, l’immagine, e diciamo che questo non fa per noi. Essere accomunati con disprezzo a Finley o Dari, ci ha dato sicuramente fastidio, ma non per quanto ci facciano cagare o meno i suddetti gruppi, ma perché le persone che emettono questi giudizi si chiudono alla tua musica, avendoti già categorizzato, e si perdono tutto quello che di buono può esserci nei testi, nelle melodie, nei significati.
Al momento è vero, non ci sentiamo più così tanto rappresentati da “La Teoria di Romero” ma comunque lo reputiamo un buon disco, e sappiamo che quando sono stati scritti quei brani non c’è mai stato un tentativo di accattivarsi un certo tipo di pubblico, semplicemente esprimevano problematiche e pensieri trasversali ad un periodo post-adolescenziale, in maniera naturale. Tutt’ora rimaniamo fortemente convinti che se avessimo cantato in inglese questi problemi non sarebbero mai sorti in quanto i riferimenti più vicini sarebbero stati Teenage Fun Club, Jimmy Eat World e simili, ma chissà, magari un giorno tireremo fuori sotto falso nome la versione anglofona di qualche pezzo, giusto per vedere i recensori come si comportano….
“La teoria di Romero” aveva una forte idea alle spalle e una coerenza linguistica nelle liriche, tutte esistenzialiste. I nuovi brani tratteranno tematiche più rivolte al sociale, all’esterno o saranno intimiste?”
Pensiamo che i nuovi pezzi siano sicuramente contaminati da tutti gli eventi che contraddistinguono il nostro tempo, ma è sempre stata una prerogativa dei Camp Lion dare una lettura personale a ciò che ci circonda, anche perché è l’unico modo che abbiamo di leggere il mondo come esseri umani, e non siamo tanto avvezzi a riconoscerci in movimenti, partiti, gruppi sociali, anche perché di solito ammazzano quella che è la persona nel nome di qualcosa di più grande, che spesso però, non ci rappresenta più. Crediamo molto che la Rivoluzione, il miglioramento, possa venire solo da un cambiamento personale e che questo non può che nascere da delle domande che poniamo a noi stessi, (che poi sono le stesse che ci condizionano da sempre): Chi siamo, qual’è il nostro scopo, qual’è il significato della vita, analizzare le contraddizioni e il vuoto cosmico della società industriale e l’antagonismo (davvero tale?) dell’integralismo religioso,la voglia di lamentarsi e a volte di morire, come quello di non pensare a niente, scopare, stare fuori di testa e divertirsi un casino, anche l’amore, perché no. Questi all’incirca saranno i temi dei nuovi brani
“Si è trattata solo di un’altra occasione, per parafrasare la vostra vecchia sigla sociale, oppure credete ancora fermamente nell’idea di poter vivere della propria musica, abbracciando un pubblico più vasto. Io credo che i meriti per affermarvi li avreste tutti”
Grazie per il pensiero Gianni, ma noi effettivamente già viviamo della nostra musica, anche solo abbracciando un pubblico di tre persone, noi stessi. Sicuramente la nostra vita farebbe più schifo senza musica, e col passare degli anni, l’idea di trasformarla in lavoro ci ha abbandonato, perché pensiamo che in qualche modo la rovinerebbe. Preferiamo rilegare il lavoro a quella cosa che devi fare per tirare a campare e che se ti va bene non ti distrugge dentro. Il lavoro dei sogni è utopico e fatto inevitabilmente di grandi compromessi, e non è questo il rapporto che vogliamo avere con la musica o qualsiasi altro modo per esprimere ciò che siamo.
“Aver esordito ufficialmente con una label indipendente cosa ha comportato in termini di popolarità, aspettative e divulgazione? State pensando di tornare al “do it yourself” o la vostra collaborazione con l’etichetta discografica proseguirà?”
Ad essere sinceri siamo andati sotto etichetta pensando di avere qualche spinta in più, ma così non è stato. Probabilmente non abbiamo avuto la fortuna di trovare le persone giuste, ma ci siamo resi conto che quando si parla di promozione bisogna essere coinvolti in prima persona, altrimenti è difficile trovare qualcuno che lo faccia per te con la stessa convinzione. Al momento siamo totalmente dediti ad una filosofia home-made e DIY come dici tu, almeno per tutte quelle cose che, ti accorgi poi con l’esperienza, puoi fare risparmiando finanze e dando un tocco ancora più personale al progetto, potendo in più tenere controllato ogni singolo processo creativo. Sicuramente per fare le cose come si deve, soprattutto in termini di pubblicità e divulgazione, serve una mano: dividere i costi di persone che stanno tutto il giorno a promuovere i gruppi condividendo gli agganci, dovrebbe essere la prerogativa di una buona etichetta indipendente.
Per questo stiamo vagliando alcune proposte interessanti, ma vogliamo che chi metta mano al nostro lavoro sia interessato come noi e non solo a tirare la fine del mese, per cui andiamo davvero con i piedi di piombo, come dice il detto: “meglio soli…”
“Vi siete assestati come trio. So che siete ancora in contatto con il precedente cantante Antonio Benedetti. Come mai ha deciso di mollare il gruppo? E se poi succede come al chitarrista dei Keane che lasciò il gruppo disilluso e poi vide i compagni issarsi in cima alle classifiche inglesi ed europee?”
Sì, siamo tornati nella prima e originaria formazione concludendo un bel pezzo del nostro percorso con l’ormai ex cantante Antonio Benedetti, con il quale senza remore, abbiamo trovato le classiche divergenze artistiche di cui tutti i gruppi soffrono prima o poi nella loro carriera, quindi la decisione di fermare la sua partecipazione al gruppo è stata una scelta condivisa e molto naturale, ma infondo pensiamo che sia giusto così, ognuno di noi è soggetto a prerogative, ambizioni e prospettive, sia di vita che musicali, e non sempre è possibile trovarsi sulla stessa linea d’onda, per il resto amici come prima, davvero.
In quanto ai Keane, ognuno è responsabile delle sue scelte e come tale accetta le conseguenze, ma da quanto conosciamo Ant non è persona da rimorsi, anzi sarebbe felice per noi penso, poi la sua grande capacità artistica viaggia su altri lidi (fotografia)
“Quanto è importante l’aspetto live nel fare musica? E quanto è difficile ottenere date, proponendo musica inedita?”
Qui Gianni tocchi un tasto che ci preme moltissimo,
quello di fare dei buoni live per noi è un elemento molto importante per una band, non condividiamo la concezione punk del riprodurre ciò che si registra alla cazzo di cane, per una band riuscire a creare un buon live, che sia tangibile per chi viene a vederti è fondamentale se si vuole riscuotere consensi. Purtroppo la disponibilità dei locali è poca, spesso ci si ritrova a suonare in spazi ricavati spostando i divanetti con condizioni acustiche e tecniche pessime, e bisogna solo ringraziare di trovarle quelle date lì. Per il resto si va avanti con quello che offrono i concorsi, qualche associazione, feste e festival estivi open-air, quello che passa il convento insomma. Per suonare in locali seri bisogna fare tanta pressione, avere una agenzia di booking con un bello spessore, conoscere qualcuno o fare tanta gavetta; per non tornare sul solito discorso dei dj o delle cover-band che intasano i locali perché portano più gente, sì, un po’ di amaro in bocca ce l’hai ma alla fine ci sta, fa parte del gioco e ci si diverte anche così.
“Come sono cambiati i vostri gusti musicali in questi anni? Ve la sentite di consigliare a me e ai miei lettori un paio di dischi usciti da poco che per voi sono meritevoli di più ascolti?
Come no!
I gusti cambiano, o meglio, si espandono… ecco qui quelli che secondo noi valgono molto più di un paio di ascolti
Mona : Mona
The Vaccines: What Did You Expect Form The Vaccines?
M83 : “Hurry up, We’re Dreaming”
Bon Iver : “Bon Iver”
Chapel Club: “Palace”
Radio dept.: “Clinging to a scheme”
Duran Duran: all you need is now
Tape the Radio: heartache and fear
The Domino State: uneasy the crown
Angels and Airwaves: Love
The Pains of Being Pure at Heart: Belong
Real Estate: Days
Un grosso in bocca al lupo ai Camp Lion, a Nicola, Davide e Leonardo, e speriamo di ascoltare presto i loro nuovi pezzi!
Grazie a te per lo spazio concesso sul tuo ottimo blog Gianni, appena sarà pronta roba nuova sarai sicuramente informato! Un abbraccio
leonardo, davide, nicola
– Camp Lion –