Dischi italiani da (ri)scoprire: “Lost in the Inbetween” e… altro ancora – Flavio Ferri

Ho notato che negli ultimi anni, in alcuni dei lavori che più mi hanno colpito e più hanno saputo emozionarmi e coinvolgermi, finanche a scuotermi a livello interiore, c’è la firma o lo zampino di Flavio Ferri.
Che sia in veste di produttore, di talent-scout, di arrangiatore, di creatore di suoni e atmosfere, di factotum musicale o… cantautore, la sua mano, il suo cuore lo senti, lo percepisci, lo riconosci.

E in mezzo a tutti questi progetti, che denotano un animo perennemente in fermento, attivo, “sul pezzo”, desideroso di mettersi sempre in gioco e di non rifare mai la stessa cosa, prima di tutto trovi sempre una grande, inestimabile passione a guidarlo, il gusto della scoperta, la conferma della curiosità.

In fondo, se ci pensate, sin dalla fortunata e prestigiosa esperienza con i Delta V, dove tra i primi in Italia seppe ben commistionare musica pop ed elettronica, Ferri non ha mai dimostrato di essere banale, di accontentarsi, o di ripetersi, inseguendo sempre e solo la sua indole, la sua “fame” di musica, di sperimentazioni.

In questo 2023 sono stati più di uno i progetti che lo hanno visto protagonista a farmi drizzare le antenne: l’album “Alfabetiere Majakovskij!” in coppia con Arlo Bigazzi, facente capo a un più ampio lavoro dedicato al grande futurista russo, per un’opera cupa, notturna, industriale; la suite – eterea e ombrosa allo stesso tempo – realizzata a quattro mani con Ulrich Sandner (“Superficial Acts of Metaphysical Rebellion, Vol.1”); il poderoso singolo uscito a suo nome “Lost in the Inbetween”, che si dipana per ventinove minuti sintetizzando una vasta gamma di emozioni in una dimostrazione di copiosa libertà creativa e sperimentatrice; e infine l’ep di tre pezzi a nome Jean Paul Agambi Quartet, pubblicato addirittura dalla label di Tricky, e non a caso visto che al suo interno Ferri riesce a far confluire convivere elementi jazz, fusion, trip hop e hip hop vecchia scuola per un irresistibile centrifugato sonoro.

Un talento immenso quello di Flavio Ferri che, possiamo dirlo senza che si offenda, sta vivendo davvero una seconda giovinezza artistica, risultando forse ancora più affascinante che in passato.

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