Verdena: la più grande rock band italiana! (?)

 

In Italia è molto difficile proporre del rock, parlo di quello vero, non di canzoni che contemplano un qualche giro di chitarra elettrica, in mezzo a una melassa di miele.
Escludendo chi ormai lo fa “di mestiere”, nel senso che scrive quasi come avesse il pilota automatico (sì, Vasco e Liga, sto parlando di voi), sono ben pochi quelli che, oltre ad avere avuto l’attitudine e la convinzione giusta, ce l’hanno poi fatta a esportarla a una moltitudine di persone. Chi, come me, ha amato nella prima fase della gioventù (la seconda terminerà quando avrò compiuto 40 anni!) band come CSI, Afterhours, Massimo Volume o Marlene Kuntz, deve purtroppo constatare che il tempo è prima di tutto passato anche per loro, non solo per me che sono un passivo ascoltatore di dischi. Rimangono ottimi gruppi, sia chiaro, ma la spinta creativa, il fuoco sacro dell’arte ha lasciato via via spazio a una consapevolezza nuova, a una maturità stilistica che non compromette certo il loro prestigioso percorso, ma ne mina la statura di rock band, visto che in pratica il loro genere è poi sconfinato, se non nel mainstream (mi vengono in mente i casi di Negramaro e Negrita), almeno nel più calmo ed evocativo “rock d’autore”, etichetta che racchiude un po’ chiunque proponga musica “di qualità”.

Eppure, c’è un gruppo che, seppur giunto al quinto album (dato non per scontato, visto la precocità con cui molte band anche promettenti ci lasciano le penne e gli strumenti prima), continua a insistere a non voler uniformarsi a clichè, magari validissimi, ma pur sempre limitanti. Sto parlando dei bergamaschi Verdena!

Band che ha esordito giovanissima, nella seconda metà degli anni ’90 e che non ha mai smesso la sua ricerca… di un suono, di una suggestione, di un’alchimia sonora. Perché, più dei testi – come si suole nella maggior parte delle band, il gruppo dei fratelli Alberto e Luca Ferrari e della bassista Roberta Sammarelli punta più a stupire con la musica: tagliente, aggressiva, suggestiva, psichedelica, ruggente, mistica, intimista, grunge, dilatata, morbida, rude. Una vasta gamma di soluzioni che, di album in album, li ha consacrati da un punto di vista della longevità e della tenuta, non per questo andando a minacciare una certa freschezza, insita nelle band “emergenti”, quella sorta di irruenza positiva che caratterizza chi vuole dimostrare di voler spaccare il mondo con una chitarra, un basso e una batteria, evadendo da una routine tranciante, soprattutto se si nasce e cresce lontano dalle metropoli come Milano o Roma. E allora, pezzi come “Valvonauta”, un incrocio riuscito tra i nostrani Marlene Kuntz (contribuiva molto il modo di cantare e il look dell’epoca di un ventenne Alberto) e i fenomeni Nirvana, si sono cementati nell’immaginario rock nostrano. “Spaceman” è assolutamente commovente, mentre dal terzo album in poi la sperimentazione l’ha fatta da padrone, mentre prima si preferivano le tirate hard rock – punk, anche se sarebbe una bestemmia parlare dei Verdena restringendoli a una categoria.
“Luna”, “Mina”, “Angie”, “Non prendere l’acme Eugene”, “Gulliver”, “Canos”, “Trovami un modo semplice per uscirne” o le più recenti “Loniterp”, geniale anagramma degli Interpol, omaggiati nel pezzo, “Rossella roll over”, “Razzi, arpia, inferno e fiamme”risultano quasi decontestualizzati da ogni epoca, gemme che splendono di vita propria.
Lunga vita ai Verdena!

4 risposte a “Verdena: la più grande rock band italiana! (?)

  1. Ho amato Solo un grande sasso, uno dei dischi più belli di rock italiano in assoluto. Requiem, è uno dei più brutti: presuntuoso e sciatto allo stesso tempo.
    Il resto è una via di mezzo, l'esordio buono ma acerbo, Il suicidio dei samurai abbastanza buono, pregevole la volontà di esplorare e sperimentare di Wow!
    Ce ne fossero di gruppi così… 

  2. grazie mille per il tuo commento.. non sapevo fossi interessato anche di certa musica! I Verdena nell'ambito italiano li considero tra i migliori. Poi, i miei riferimenti sono altri, ma avendoli seguiti e apprezzati dagli inizi, devo ammettere che dietro un atteggiamento assai schivo, facilmente scambiato per snobismo (e difatti questa è una delle maggiori accuse che gli si possono muovere contro), c'è soprattutto la voglia di concentrarsi sulla propria musica, senza farsi condizionare dai "giri" giusti, di musicisti, festival, premi ecc…, spesso molto artefatti (e ti parlo per conoscenza diretta).
    Paradossalmente l'album che ho ascoltato di più è proprio… "Requiem" 🙂 forse un po' autoreferenziale col senno di poi, ma a mio avviso di notevole impatto!  A rileggerti! Con il blog sto privilegiando nettamente il calcio, ma in realtà io sono partito dalla musica, che resta una passione fortissima, tanto che ancora collaboro con una webradio e seguo eventi indie ma non solo! Il mio romanzo poi parla dei sogni in musica di un gruppo di adolescenti negli anni'90! ciaooo

  3. Anche io per due anni ho gestito un blog di musica, la mia critica a Requiem è molto di pancia, troppo legata al mio legame con Solo un grande sasso e ai vissuti dei quali è stato il sottofondo costante.
    Ad oggi, se metto Wow! accanto agli ultimi lavori di Afterhours e MK, direi che i Verdena se la passano meglio. Certo che Cattive Abitudini è di un altro pianeta…

    Comunque, sono curioso di leggere il tuo romanzo, ho visto che su ibs c'è: appena avrò cumulato un pò di desiderata lo ordinerò e ti farò sapere.

  4. grazie mille per l'incoraggiamento. Mi farebbe piacere se tu lo leggessi, anche perchè parla di musica, tutto il romanzo ne è pervaso! Adolescenza, musica, sogni, anni '90, amicizia… questi i temi portanti! sì, on line se ne comincia a parlare, a presto usciranno delle recensioni, e spero che la distrinuzione in libreria sia piuttosto capillare. La prima presentazione sarà il 22 ottobre a Legnago presso la Mondadori. Saremo in tanti, ho molti amici nel settore. Colleghi giornalisti, artisti… conosco anche i Massimo Volume, loro sì, sono di un altro pianeta sul serio! ciao… CALCIOMERCATO 🙂

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