Torna Gianluca Grignani con “Natura Umana”

Scrivere di un artista come Gianluca Grignani non è mai facile, perchè la sua musica (e il suo personaggio) presenta moltissime sfaccettature. E’ un cantautore rock, questa è la prima definizione che mi viene in mente, specie dopo i ripetuti ascolti della sua ultima fatica musicale, “Natura Umana”.
Cantautore perchè – è giusto sottolinearlo – sin dai tempi eroici de “La mia storia fra le dita” scrive testi e compone le sue musiche, rock perchè a differenza di altri colleghi più o meno coetanei come Bersani o Silvestri, usa un linguaggio molto diverso, che si completa con l’utilizzo di sonorità inedite per gli artisti citati.
Quante fasi ha attraversato Grignani? Tante, e forse “Natura Umana” è proprio un tentativo (riuscito) di dar sfogo alle varie dimensioni dell’essere umano, senza catalogarlo in alcun modo, libero, termine che compare più volte nelle liriche.
Non ha ancora 40 anni Grignani ma è in scena da una vita e dimostra una longevità che pochi probabilmente – dopo le attese suscitate dai clamori dell’esordio, parzialmente deluse da una fetta di pubblico, quella legata all’aspetto “adolescenziale” del fenomeno, cosa a cui, suo malgrado, era stato sottoposto- gli avrebbero accreditato verso la fine degli anni ’90. Veniva da due album rabbiosi, intensi, sperimentali.
“Fabbrica di Plastica” e “Campi di Popcorn” conquistarono la critica grazie a un suono internazionale, a canzoni davvero originali da queste parti, a un atteggiamento scostante che gli avrebbe appiccicato addosso etichette per gli anni a venire. Ma sono soprattutto due album splendidi e innovativi, anche a distanza di 15 anni. Dischi dove l’artista si era messo a nudo. Poi sono arrivati dischi acustici, dall’alto di una maturata affermazione esistenziale, culminato nel matrimonio e nella mascita di una figlia, a cui ha dedicato una suggestiva canzone nell’album (dal sapore intimista) “Il Re del Niente”. Il pubblico non gli ha mai voltato le spalle, anzi, gli ha conferito sempre più una maggiore credibilità, album dopo album. Nei ’90 oltre a lui emergevano altri cantanti dotati, ma se Massimo Di Cataldo è caduto in un dignitoso oblio e Daniele Groff ha sparato da subito le migliori cartuccie, Gianluca ha dimostrato che è qui per restare. Avendo modo di scambiare pareri con la moglie Francesca e la sorella Giada, mi sento di dire che la sua forza risiede anche nell’amore sconfinato di cui è circondato. Un affetto tangibile che si allarga ai fans ma che parte dalle strette vicinanze familiari. Il precedente disco, “Romantico Rock Show” (primo uscito sotto l’egida Sony) aveva giù evidenziato un ritorno alle sonorità rock, concepite in modo assolutamente moderno: basti pensare all’esperimento della quadrifonia messo a punto durante il relativo tour. Tuttavia i temi riguardavano soprattutto, come suggerito dal titolo stesso, argomenti amorosi: la vita di coppia, l’amore per una donna, l’affetto per un’amica.. una manifestazione esplicita dei sentimenti dell’autore. Sentita e assolutamente sincera, ma pur sempre circoscritta. In “Natura Umana” invece la lancetta si sposta decisamente verso il mondo esterno e vien da pensare che sia questo il vero album “sociale” del Grigna, più di quell’ “Uguali e Diversi” che se ne faceva manifesto. Gianluca ora è in grado di dire la sua su temi che spaziano dalla tv alla società, al lavoro dell’artista, all’amore ovviamente. E lo fa a gran voce, urlando, chiarendo bene i concetti, che arrivano dritti come siluri all’interno di liriche in alcuni aspetti pregevoli, ma il più delle volte semplici ed efficaci.
Nell’album precedente l’attualità era appannaggio di “Un anno come un’ora”, qui invece è tutta l’atmosfera che si pervade dei pensieri di Gianluca, dall’eponima “Natura Umana” a “Sguardi”. La title track è forte di un arrangiamento in un certo senso ipnotico, mentre “Sguardi” è assolutamente magnifica e mostra un essere umano che sembra perdere il suo potere di controllare il mondo, in quanto “son tutti sguardi che non parlano ma sono proprio come te, che ti senti un’altra foglia che va, finchè vento voglia, tutti sguardi che non guardano ma insieme chiedono perchè, siamo come una moneta lanciata su questo pianeta”. Il coro dei bambini di Melegnano impreziosisce il pezzo, conferendolo di ulteriore solennità. Espediente usato dai gloriosi Pink Floyd nell’altrettanto mitica “Another brick in the wall” e di recente tra gli altri pure dai Modena City Ramblers nella struggente “Le strade di Crawford”, il coro si sposa benissimo con la voce di Grignani. In “Che cosa importa se”, Gianluca si mette a nudo, dicendo a chiare lettere la sua su ciò che vede e non approva intorno a sè, tirando in ballo ancora una volta i “più famosi di Gesù”, questa volta però con un accezione rovesciata rispetto alla canzone inserita in “Fabbrica di Plastica”. Anche “Le scimmie parlanti” trasuda rock, rabbia e passione. Un arrangiamento grintoso, una tirata di 4 minuti in cui il Grigna vuole smerciarsi dai fenomeni della tv, dei mass media, le cosiddette “scimmie parlanti”. Una sorta di “Ae-au” più matura, laddove Gianluca si sentiva un “alieno tra la gente”. Qui rimane il senso di diversità, non vista però con preoccupazione ma rivendicata in quanto ogni persona deve essere anche “individuo” in grado di ragionare con la sua testa, senza farsi condizionare dalle influenze esterne e dall’immagine che ti vengono cucite addosso. Non mancano le canzoni d’amore, ma non sono mai sdolcinate: “Lontano da te (l’Europa dall’America)” appare fortemente autobiografica, visto che l’album è stato concepito di qua e di là dell’Oceano Atlantico. “Finchè ti dimentico” e “Io per te” appaiono, più che odi all’amore incondizionato, dei ritratti in cui l’autore si mostra ancora una volta tutt’altro che appagato. Non dall’amore in sè o dalla donna che gli sta a fianco, ma sembra voler rifuggire la routine del rapporto, e mantiene alta l’asticella del sentimento, ponendosi dubbi e domande prima di tutto su sè stesso, quasi come se l’amore per il partner sia una cosa non acquisita ma che si deve conquistare giorno per giorno, anche se magari si hanno 3 splendidi figli.
Insomma, carne al fuoco ce n’è parecchia, e l’album, al di là di quei pochi pregiudizi che ancora attanagliano l’autore, merita certamente un grande successo. Il singolo apripista funge da modello per l’album, caratterizzandosi per una melodia orecchiabile ma non banale, da ritornello sotto la doccia, per intenderci. “Un ciao dentro un addio” ha un suono moderno, un arrangiamento convincente e sembra da subito rappresentare un passo avanti, l’ennesimo, nella carriera di Grignani.

2 risposte a “Torna Gianluca Grignani con “Natura Umana”

  1. Bella recensione Gianni! Grignani leggendola ne sarà certamente lusingato, soprattutto perchè fa venir voglia di acquistare e tuffarsi in questo disco! mad

  2. grazie Maddalena per il commento! in effetti Giada si è commossa leggendo la recensione (e anche altri miei commenti precedenti.. in questo blog ho inserito pure un resoconto di un concerto che ho seguito come inviato per RadioPopolareVerona) e credo l'abbia letta anche Gianluca. Gliene ho accennato venerdì quando l'ho visto alla Fnac. Poi io e te lo seguiamo da tanti anni e il difficile è rimanere obiettivi! Comunque, questo è un bell'album,  fidati! un ritorno a sonorità decisamente rock! ciaooo 

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