Wimbledon: risultato storico agli ottavi con i nostri 4 italiani rimasti in gara: Seppi, Vinci, Pennetta e Knapp

Giornata trionfale, storica per il tennis italiano. A Wimbledon, tempio di questo sport, mai eravamo giunti con 4 rappresentanti agli Ottavi di Finale. La portata di tale risultato assume significati ancora più profondi se si pensa che l’Italia è in assoluta la più rappresentata di tutto il cartellone. E questo, nonostante la precoce dipartita della nostra miglior tennista in carica, Sara Errani, giunta svuotata da una stagione di per sé molto ricca per lei e faticosa, viste anche le prestazioni recenti, condite da prestazioni super e titoli sfuggiti in finale. La sua sodale Roberta Vinci (insieme le due sono le numero uno del ranking in doppio) invece sprizza energie da tutti i pori, una grinta che da sempre la contraddistingue e finalmente anche la consapevolezza, proprio vedendo l’esempio della Errani, giunta al sesto posto della classifica WTA, di poter anche in singolo ottenere grandi risultati a livello personale. Ormai a un passo dalla top ten (attualmente è numero 11), Wimbledon la sta consacrando definitivamente. Le altre due sorprese italiane hanno storie opposte.

vinci

Una è la “vecchia” Flavia Pennetta. Non ha certo bisogno di presentazioni, lei che fu la prima ad entrare a fine anni 2000 nella top ten, aprendo poi la strada psicologicamente all’altro nostro grande talento fino all’ora incompiuto, la Schiavone, capace poi addirittura di vincere di lì a qualche anno nientemeno che il Roland Garros. La Pennetta, tra infortuni e questioni personali, era uscita dal giro, ma ora che fisicamente sta bene e sembra ancora una ragazzina a vederla in campo, poco importa che sia scesa oltre la centesima posizione ufficiale, agli ottavi contro la Flipkens se la può giocare tranquillamente.

Commuove la storia dell’altoatesina di Brunico Karin Knapp. 26enne, da sempre accreditata come un gran talento giovanile, ha avuto una carriera sin qui rallentata da gravi problemi di salute che l’hanno periodicamente costretta ad allontanarsi dai campi di tennis. Problemi di cuore, poi al ginocchio, negli anni cruciali in cui aveva iniziato a deliziare i palati fini degli appassionati con il suo servizio potente, la sua energia. Ora sta giocando a livelli mai visti, dai suoi occhi traspare tutta la sua felicità, la sua sete e voglia di rivincita. Le aspetta un ottavo ostico, contro la lanciatissima francese Bartoli, numero 15 del mondo, tenniste su cui sono pronti a scommettere. Ma stiamo sicuri che Karin venderà cara la pelle.

Infine c’è la storia di Andreas Seppi, numero 20 del mondo, ed erano anni che un tennista italiano non raggiungeva un simile risultato, ora destinato a salire.

seppi

Se il tennis femminile da anni, grazie appunto agli exploit di Schiavone e Pennetta prima e di Errani/Vinci poi si stava distinguendo, raggiungendo vertici di competitività mai visti e incentivando un fenomeno sempre più in crescita sin dalle giovanili e dalle etrovie (citiamo almeno la Giorgi come probabile futura star azzurra) quello maschile da decenni ormai pareva schiacciato dalla grandezza mai più ritrovata degli anni d’oro con Panatta e Barazzutti. Sì, qualche giocatore ha fatto la sua parte, dagli anni 80 in poi, penso a Canè, Gaudenzi, Camporese o Sanguinetti, Narciso ma nessuno in fondo ha segnato un ciclo vero, ha rappresentato la punta di un movimento, la gemma di un gruppo competitivo. Ci prova Seppi, con Fognini, sfortunato in quest’edizione di Wimbledon, con calendario impegnativo per lui, dietro l’angolo a provare pure il gran salto. La crescita di Seppi è stata sì lenta ma costante, piccoli passi, buoni piazzamenti, affermazioni magari minori di prestigio ma soprattutto un’acquisita maturità, un modo di gestire le gare diverso da un paio d’anni fa, quando sembrava cedere soprattutto in personalità rispetto a tennisti più quotati. Anche lui altoatesino, come la Knapp, conta di portare la nostra bandiera ancora più in alto qui nel rettangolo verde. Chiaro, ora  incrocerà un vero big, quel Del Potro, già vincitore 4 anni fa agli Us Open, ma è in gare come queste che si cresce sempre di più