Focus calcio giovanile – Diamo uno sguardo ai migliori prospetti italiani: Samuele Vignato guida la truppa dei 2004, Aaron Ciammaglichella è la stella dei 2005.

Torno dopo un po’ di tempo a occuparmi su queste pagine del vivaio azzurro, penalizzato come tutti i movimenti giovanili dalla pandemia, che ha visto disputarsi solo per metà il campionato Primavera 2019/20 (poi assegnato comunque alla lanciatissima Atalanta di mister Brambilla) e sospendere sul più bello i tornei dei più piccoli.

Alludo in particolare alle compagini impegnate nei campionati nazionali Under 15 e Under 16, mentre con sana ostinazione si è voluto far disputare l’ultima stagione (2020/21) almeno dagli under 17 in su, fino appunto all’ultimo gradino (con il campionato Primavera che ha visto imporsi la splendida rivelazione Empoli dei vari Baldanzi, Donati e Asslani sull’altrettanto talentuosa Sampdoria).

L’Empoli campione d’Italia Primavera (credits TWITTER LEGA SERIE A)

Di talenti se ne stanno coltivando dalle nostre parti, e la clamorosa (ma meritatissima) affermazione dell’Italia dei “grandi” a Euro 2020 ce l’abbiamo ancora negli occhi e nel cuore, sperando che sia solo la punta di un iceberg di qualcosa che parte da più lontano, dalla coltivazione dei vivai nostrani appunto.

Dopo tutto tra i più fulgidi protagonisti della meravigliosa squadra assemblata in maniera perfetta dal ct Mancini, figuravano fra gli altri gente come Pessina, Locatelli e Chiesa, per non dire di Donnarumma, che ormai suona quasi riduttivo chiamarlo il miglior portiere della sua generazione, visto che nonostante abbia solo 22 anni se la gioca alla pari con i migliori interpreti del ruolo del mondo.

Bene ha fatto quando chiamato in causa anche l’interista Bastoni, classe 1999, e in rosa a sorpresa era stato convocato per la spedizione anche il sassolese Raspadori, di un anno più giovane, di certo uno degli attaccanti emergenti di maggior talento.

Non dimentichiamo che si sono affacciati finalmente quei giocatori che fecero benissimo a livello under 17, appartenenti alle annate 2001-2002, che hanno portato in dote al calcio azzurro due secondi posti consecutivi all’Europeo di categoria, sempre perdendo in finale contro i pari età olandesi, preludio della successiva partecipazione al Mondiale under 17.

Ci si aspetta tanto da loro ovviamente, come da quelli che ora devono provare a emularne le gesta: ragazzi del 2004 e del 2005, i protagonisti del nostro dossier di oggi.

Di recente dopo la stop forzato dei tornei, sono stati convocati per degli stage e delle amichevoli diversi giovani atleti, rappresentanti il nucleo delle future nazionali under 18 e under 16/17, rispettivamente allenati da Daniele Franceschini e Bernardo Corradi, entrambi ex calciatori dalla lunga e prestigiosa carriera alle spalle.

I MIGLIORI TALENTI DELLA CLASSE 2004

I nati del 2004 sono quelli che si sono contesi la finalissima del campionato under 17, che ha visto imporsi la super Roma di mister Piccareta (che al termine della sua splendida avventura giallorossa si è accasato come allenatore alla Spal Primavera, percorso inverso ha fatto Scurto che torna così a Roma dopo esservi cresciuto calcisticamente, compagno di Aquilani, Ferronetti, Corvia) sul Genoa di Konko, ex fra gli altri di Juve, Lazio e dello stesso Genoa. (Curioso che anche nella categoria immediatamente superiore, cioè l’under 18, le finaliste siano state le stesse, con la squadra ligure stavolta meritata vincitrice).

Non è un caso che alcuni dei prospetti più interessanti di questa nidiata provengano da queste due squadre, e che di conseguenza non siano sfuggiti agli occhi dei selezionatori azzurri: per la Roma penso al trequartista Pagano (che ha un mentore speciale: tale Francesco Totti, che lo rappresenta con la sua società), ai centrocampisti Pisilli e Faticanti (già visto all’opera agli ordini di Alberto De Rossi con la Primavera), il portiere Mastrantonio e i due laterali difensivi Missori e Falasca. Che poi quest’ultimo in realtà è molto più che un difensore, visto che ha dimostrato in stagione di saper bene interpretare ogni zona della corsia mancina, da esterno di centrocampo come quinto, da terzino puro e da laterale in perenne proiezione offensiva (prova ne è il cospicuo numero di gol, anche pesanti siglati o da lui innescati).

Nel Genoa il fiore all’occhiello del gruppo sembra essere Accornero, habituè delle selezioni giovanili nazionali e in possesso di una spiccata personalità che gli permette di comandare in modo naturale in mezzo al campo o in appoggio alle punte; tra i suoi compagni più in vista vale la pena spendere due parole per il fortissimo difensore Cagia, che gioca come un veterano ma occhio pure al metronomo Palella.

Allargando il cerchio su altri nomi interessanti di questa classe, in porta il più completo mi sembra Bertini dell’Atalanta, partendo poi dalla difesa segnalo il giovane viola Biagetti, il bolognese Motolese e il milanista Anut, mentre a centrocampo e sugli esterni fioccano gli interpreti di valore, tra gli juventini Maressa e Ledonne, il laziale Giordano Rossi e l’estroso fantasista rossonero Alesi, che ricorda a tratti addirittura a Kakà, che da quelle parti ha lasciato indubbiamente ottimi ricordi.

Anche in attacco la concorrenza è alta, tra il gigante juventino Turco, il funambolico milanista Leonardo Rossi, che ha iniziato il suo percorso con i Giovanissimi della Roma e il cagliaritano Masala, dotato di una tecnica individuale notevole. Impossibile poi non citare l’attaccante Antonio Raimondo, che Mihajlovic ha fatto addirittura esordire nella massima serie, segno di una stima enorme nei suoi confronti e di una reale fiducia nelle sue potenzialità.

Ho lasciato per ultimi i due ragazzi che mi sembrano al momento i fiori all’occhiello del gruppo dei 2004, entrambi attaccanti e tutti e due veneti; se del vicentino Tommaso Mancini avevo già scritto, dedicandogli un articolo ai tempi del suo precoce esordio fra i protagonisti in serie B, era ora che omaggiassi nel mio blog anche un suo coetaneo che conosco e seguo da quando era poco più che un bimbo: mi riferisco a Samuele Vignato, astro nascente del Chievo, nonchè fratello minore di un altro grandissimo talento, Emanuel, che si sta ritagliando un grande spazio in serie A nel Bologna.

Samuele Vignato, il miglior talento del 2004: rimasto svincolato dal Chievo, si è accasato al Monza. (FOTO DALLA PAGINA TWITTER DEL MONZA CALCIO)

Sul più piccolo dei fratelli Vignato (veronesi con sangue brasiliano nelle vene per via delle origini della madre) si stava scatenando una vera asta, ancora prima che – ahimè – il club della Diga venisse dichiarato fallito e impossibilitato a iscriversi al prossimo campionato cadetto. Con tutti i giocatori finiti in regime di svincolo, anche il forte Samuele si è trovato senza squadra, col suo cartellino diventato allettante per club come il Milan, la Juventus, il Bayern Monaco o lo stesso Bologna che avrebbe voluto farlo ricongiungere a livello sportivo con Emanuel.

Alla fine, è notizia dell’altro ieri, se lo è accapparrato il Monza pigliatutto di Berlusconi e Galliani – facendogli sottoscrivere un triennale – che, così facendo, si è assicurato un campioncino in grado da sotto età (giocando con compagni del 2002 o fuoriquota del 2001) di mettere a referto nel campionato Primavera qualcosa come 14 reti e 11 assist in 18 presenze.

Numeri eccezionali che non potevano lasciare indifferente la squadra A, desiderosa più che mai anzi di mostrare al mondo un talento del genere, che avrebbe potuto costituire in caso di cessione una grande plusvalenza per le casse del patron Campedelli, evidentemente in difficoltà.

Aglietti non ha avuto grandi remore a farlo allenare con la prima squadra e a buttarlo in modo ragionato nella mischia, trattandolo non come il giovane a cui concedere scampoli di gara ininfluenti, ma tenendone conto anche in una fase cruciale della stagione, con i veneti alla ricerca di un posto al sole in chiave playoff.

Detto fatto, e sin dalla sua primissima partita in B, Vignato jr non ha demeritato, tutt’altro. Si è infatti disimpegnato benissimo, cercando la giocata ma senza strafare, giocando con naturalezza e senza tradire emozione, illuminando a ogni tocco di palla la scena con la sua grande qualità.

Pur somigliando fisicamente a Emanuel, e giocando in una posizione simile, o comunque in zona offensiva, tra i due sono evidenti anche delle differenze a un primo attento sguardo.

Laddove Emanuel sembra essere in possesso di una migliore tecnica pura, e di saper telecomandare il pallone scegliendo sempre l’opzione giusta, Samuele mostra di avere connaturata una maggiore dose di grinta, ama cercare più volte il dribbling e l’azione individuale ed è capace di concluderla con più efficacia.

Sono dettagli, si sta parlando in realtà di due prospetti dalle potenzialità enormi, che possono crescere ed evolversi.

D’altronde Emanuel si è adattato un po’ a tutti i ruoli della trequarti assegnatagli da Mihajlovic, il quale pare apprezzarne particolarmente proprio lo spirito di adattamento e sacrificio ma, allo stesso tempo, riconoscendone il grande tasso tecnico, ha capito quanto sia importante metterlo nelle condizioni di incidere di più, vista anche la sua notevole visione di gioco.

Samuele stesso in ogni caso nel suo percorso ha già un po’ arretrato il suo raggio d’azione, passando dall’essere l’attaccante di riferimento ad essere molto importante come rifinitore, in genere più libero di muoversi a piacimento fra le linee.

Il tempo è dalla loro parte, sicuri però che il calcio azzurro abbia la possibilità di continuare a crescere, rinnovandosi grazie ai giovani innesti.

Chiudo la rassegna delle presentazioni dei 2004 con due giocatori interessantissimi che già si sono accasati all’estero: è notizia recente l’acquisto da parte dei lusitani dello Sporting Lisbona (fresco detentore della Primera Liga) dell’ex difensore centrale della Roma, l’italo-ivoriano Etienne Catena, robusto prospetto con già qualche presenza nelle selezioni giovanili azzurre. Protagonista di un grande exploit proprio nelle fasi finali del torneo under 17 (culminato come detto con lo scudetto ai danni del Genoa), dopo che a un certo punto della sua esperienza giallorossa sembrava invece sul punto di perdersi. Catena ha sorpreso tutti però, crescendo enormemente e non solo dal punto di vista fisico, ma pure della concentrazione e dell’applicazione. E così è volato in Portogallo, lusingato – occorre dirlo – anche da un ricco contratto, impensabile per un diciassettenne impegnato nei tornei nostrani.

L’altro giovane in rampa di lancio in ambito europeo è l’ex atalantino Cher Ndour (inutile sottolineare come il club bergamasco sia una fucina di talenti), di evidente origini lontane (dal Senegal) ma nato a Brescia e da sempre impegnato a difendere i colori azzurri delle varie under, di cui è uno dei fiori all’occhiello.

Paragonato a Pogba, non solo per l’eccentrico look ma pure per certe intuizioni da campione in mezzo al campo, già un anno fa è approdato in Portogallo, sempre Lisbona ma sponda opposta a quella scelta dal difensore Catena, visto che lui indossa la prestigiosa maglia del Benfica, dove ha già esordito tra i grandi, seppure con la squadra B, battendo il record di precocità di un certo Joao Felix.

Insomma, pare un predestinato, e sarà bello continuare a seguire la sua ascesa in terra iberica.

I MIGLIORI TALENTI DELLA CLASSE 2005

Passiamo ora in rassegna i calciatori ancora più piccoli, quelli nati nel 2005, ragazzi che si apprestano a disputare un campionato assai importante, da molti addetti ai lavori considerato il più decisivo per la futura crescita di un calciatore, vale a dire la categoria under 17, quella che un tempo si chiamava torneo Allievi.

E’ in questa fase infatti che generalmente certi giovani atleti iniziano a sviluppare doti fisiche importanti, perdendo in alcuni casi le proprie caratteristiche per guadagnarne magari delle altre.

E’ veramente una stagione cruciale, dove molti rischiano di perdersi e di non superare un primo impegnativo step, ma altri invece si vedono già pronti per spiccare il volo, perchè questo torneo punta ancora molto sulle qualità tecniche e non ancora completamente sulla tattica dominante, nonostante ci siano delle felici espressioni dove si ottiene un equilibrio perfetto tra le parti.

C’è da dire, lo ammetto, che ho avuto modo di vedere all’opera maggiormente i ragazzi del 2005, nonostante le ultime due stagioni siano state mutilate in pratica dalla questione covid, che non ha permesso un regolare svolgimento dei tornei, fino a decretarne una precoce sospensione.

Quindi sarebbero davvero moltissimi i nomi che avrei piacere a elencare, proprio perchè in alcuni casi ho potuto seguire per intero alcune squadre, grazie a trasmissioni in streaming, pagine dedicate e altro.

Mi limiterò però anche in questo caso a segnalare quelli che più mi hanno colpito, andando anche a sensazione, nonostante mi rendo conto di quanto sia azzardato fare pronostici su eventuali carriere a questa età.

Il centrocampista del Torino Aaron Ciammaglichella con la maglia della Nazionale under 15 (Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

Partirei dal nome omaggiato sin dal titolo di questo dossier, vale a dire Aaron Ciammaglichella, anch’egli giocatore che porta in dote una propria unicità data dalla sua storia personale.

Immagino vi starete accorgendo da soli scorrendo questi nomi di quanto la multietnicità anche nello sport sia assolutamente una ricchezza: in fondo le ultime trionfali Olimpiadi, mai così colme di successi tricolori, sono lì a testimoniarlo.

Nel caso del giovane centrocampista del Torino, nato in Italia, le origini sono etiopi, e la sua progressione a livello di carriera è stata imperiosa, avendo lui dimostrato da subito di avere una marcia in più rispetto ai coetanei.

Convocato dall’allora ct dell’under 15 Patrizia Panico, ha subito messo in mostra grandi qualità, brillando e svettando all’interno del gruppo, grazie a una duttilità e una capacità di interpretare più ruoli piuttosto rara a questa età.

In mezzo al campo infatti può davvero giostrare in tutti i ruoli, dalla mezz’ala, al mediano, al trequartista, persino da falso nueve, garantendo sempre corsa, senso tattico, fantasia e rendimento. Doti veramente importanti, che l’hanno fatto debuttare con largo anticipo in Primavera, con gente quindi di 3 anni più grandi, se non 4, tenendo conto dei vari fuoriquota.

Ciamma è un giocatore moderno, di cui non è possibile stabilire al momento un’evoluzione tattica definitiva, per ora è una sorta di jolly che non teme di assumersi le proprie responsabilità in campo, e non patisce assolutamente lo stacco anagrafico, segno pure di una precoce leadership.

A proposito di leader, rimanendo in casa granata, è impossibile non citare il difensore centrale Nicolò Serra, erede dei vecchi “liberi” di una volta, in grado di abbinare capacità difensive a quelle di impostazione, tanto da essere utilizzato nella scorsa stagione da sotto età con l’under 17 in posizione di mediano davanti alla difesa.

E’ insomma ancora da decifrare per bene il ruolo in cui poter esprimere tutto il suo grande potenziale e anche lui non è passato inosservato agli occhi dei selezionatori azzurri, visto che conta già delle presenze con la under 15.

Per chiudere l’argomento della gloriosa squadra granata, un altro interprete che dimostra di avere buoni numeri è l’attaccante Jarre, che ha mezzi per poter scalare già una categoria.

Ora uno sguardo più generale sugli altri prospetti del 2005 più in vista, iniziando dai portieri: sono proprio i 4 ultimi convocati dal tecnico Corradi i più interessanti, cioè l’atalantino Bianchi, il laziale Magro, l’interista Raimondi e il napoletano Turi, con un trascorso nelle giovanili del Bari. Se devo sbilanciarmi è proprio quest’ultimo il nome su cui punterei i miei 2 cent, mi pare veramente abilissimo tra i pali, sicuro e in grado di guidare benissimo il reparto difensivo.

Diamo un occhio alla difesa, dove spiccano il centrale juventino Domanico, il veloce terzino sinistro (una volta lo avremmo chiamato fluidificante) Piantedosi che, giocando nel Milan, non può che ispirarsi a Theo Hernandez, l’atalantino Meloni, il gigliato Mirko Elia, gli interisti Stabile, Anicet Grieco e Francesco Stante, il terzino spallino Saiani e Milani che milita nella Lazio.

In mezzo al campo si fanno notare l’atalantino Coati, l’interista Di Maggio, spesso con i gradi di capitano nelle gare con la nazionale giovanile, Lipani del Genoa, già in pratica aggregato da un anno con l’under 17 da sotto età (era titolare anche nella finale scudetto di cui già abbiamo scritto più sopra), il quasi omonimo Ripani, che invece gioca da playmaker nel Pescara ma già finito in orbita Juventus, l’ala sinistra dalle ampie falcate Primavera, anch’egli del Pescara, Parravicini della Spal, l’interista Ricordi e il bresciano Patrick Nuamah.

Il più forte tuttavia nel reparto di mezzo al momento mi sembra il trequartista della Lazio Antonio Troise, figlio e nipote d’arte, in possesso di una tecnica cristallina e che già è stato a contatto con la prima squadra, partecipando al ritiro di Auronzo di Cadore e incantando tutti, in primis un mister esigente come Maurizio Sarri.

Copiosa è anche la schiera degli attaccanti su cui è possibile nutrire delle speranze: il nome più gettonato è senz’altro quello del parmense Marconi, classico centravanti d’area di rigore, cecchino infallibile, e con lui possono emergere i due rossoneri Benedetti e Mangiameli (l’uno più tecnico e di manovra, l’altro più opportunista sotto rete), gli interisti Martins (se lo state pensando, sì… è proprio il figlio del mitico Oba Oba) e Francesco Pio Esposito (un altro che respira il calcio in famiglia, visto che è il fratello minore dei lanciatissimi Salvatore – 2000 attualmente alla Spal – e Sebastiano, astro nascente del calcio italiano che sta strabiliando al Basilea, dove ha segnato 3 gol nelle prime 3 partite), il sampdoriano Leonardi e l’emigrante Mazzone, finito al Wolfsburg, dove gioca anche il poderoso difensore centrale mancino Chiarodia.

Avevo accennato che durante questi anni ho avuto modo di approfondire la conoscenza di alcuni settori giovanili in particolare, vuoi per una questione personale, vuoi per il fatto di avere in alcuni casi dei contatti.

Oltre a conoscere più da vicino (anche volendo semplicemente per motivi geografici, visto che abito vicino a Verona) le realtà del Chievo e dell’Hellas Verona, squadra per cui faccio il tifo, ho seguito attentamente ad esempio l’Atalanta, il Napoli e la Roma. Riguardo a quest’ultima società, con piacere mi è capitato negli anni di partecipare ad alcune trasmissioni o di intervenire in radio, proprio per parlare il più delle volte di calcio giovanile, vista la grande tradizione del club giallorosso in questo ambito: la passione che circonda la Roma, a tutti i livelli calcistici, è davvero straordinaria!

Permettetemi due parole sul “mio” Verona, che allenato ottimamente da Corrent, si è rivelato protagonista di una stagione monstre culminata con la fantastica promozione in Primavera 1.

In rampa di lancio, valutati in ritiro dal nuovo allenatore gialloblu Di Francesco, sembrano esserci diversi giovani, tra i quali l’ex Roma Cancellieri, parso spesso e volentieri fuori categoria, Bragantini, il terzino sinistro argentino Amione, (protagonista di un buon Mondiale under 17 con l’Albiceleste), senza dimenticare Coppola e Terracciano, entrambi, classe 2003, che di recente hanno esordito nell’under 19 azzurra del ct. Nunziata.

Il primo nome che viene in mente però, pensando a un giovane uscito dal vivaio delal’Hellas, è ovviamente quello di Destiny Udogie, venduto all’Udinese a mio avviso troppo in fretta e sul quale è facile scommettere su un futuro ad altissimi livelli, visto la naturalezza con cui sta bruciando le tappe, sia con il club veronese che con la casacca azzurra dell’Italia, dove è protagonista sin dalla under 15.

Tornando alle compagini che ho visto all’opera da vicino, un mio grande interesse è rivolto da tanti anni all’Atalanta.

La squadra bergamasca negli ultimi tre anni ha vinto due scudetti Primavera, ed è giunta in finale come detto pochi mesi fa contro l’Empoli di Buscè, perdendo tuttavia l’occasione di uno storico tris, e oltre ad aver espresso un grande calcio corale, ha messo in mostra tanti talenti, fra questi il tuttocampista Cortinovis, suona quasi pleonastico dirlo: il riccioluto joystick del centrocampo nerazzurro è pronto a esplodere da professionista e forse andrà a vestire proprio la maglia gialloblu dell’Hellas… probabilmente arriverebbe in sordina ma sono sicuro che molti tifosi poco avvezzi al calcio giovanile sapranno ricredersi su di lui alla prova del campo.

Nel Napoli dei 2005 ho visto tanto talento ma ancora un gioco di squadra a tratti latitante, in ogni caso è difficile rimanere impassibili davanti al talento del piccolo esterno d’attacco Vilardi, classica ala offensiva tutta guizzi e fantasia e del trequartista mancino Lorenzo Russo, cui spetta l’onore di indossare la 10, e sappiamo bene che a Napoli, in ogni categoria, non è mai una maglia assegnata casualmente. Molto promettenti anche l’attaccante Solmonte, il difensore D’Avino, il centrocampista Visconti e Milo, quest’ultimo un po’ incostante ma capace di fare la differenza quando si accende.

Venendo alla Roma infine, parto da più lontano per provare a inquadrare il grande lavoro svolto a livello di vivaio. Da anni infatti i piccoli giallorossi sono protagonisti in ogni categoria giovanile, e se non sempre conseguono dei risultati, di certo se la giocano fino in fondo…

Il ciclo dei 2004, di cui ho parlato in apertura, sta facendo sognare i suoi tifosi, tanto che in molti dalle parti di Trigoria sostengono si tratti di uno dei più forti in assoluto della storia recente della Roma.

La Roma Under 17 ha vinto lo scudetto di categoria battendo in finale il Genoa (FOTO – Forzaroma.info)

I protagonisti di quest’annata vengono infatti paragonati ad altre selezioni rimaste nel cuore dei tifosi, e ci sono le stesse attese riservate in passato ad esempio al gruppo del ’91 (che contava ad esempio futuri professionisti come Bertolacci, D’Alessandro, Florenzi, Petrucci, Stoian, Crescenzi e Malomo) o andando ancora più a ritroso, che dire degli ’87? La squadra di Cerci, Rosi, Freddi, Giacomini, Grillo, Marsili e di un giovanissimo Okaka, classe ’89 già aggregato con i più grandi, era fortissima!

A mio avviso però il miglior ciclo giovanile in assoluto degli ultimi 15 anni visto a Roma è quello dei ’93 che aveva un potenziale offensivo devastante, con Caprari, Politano, Piscitella, Ciciretti, lo stantuffo di destra Sabelli… un vero spettacolo quando erano in palla, la macchina guidata al solito dal guru della panchina Alberto De Rossi girava in modo perfetto!

Vedremo se i 2004 alla prova del professionismo saranno in grado di eguagliare i loro predecessori o magari, perchè no?, di fare ancora meglio? Intanto sono stati capaci di vincere sia lo scudetto Giovanissimi che quello degli Allievi, come si diceva una volta.

L’eredità di questa squadra vincente spetta ora agli altrettanto talentuosi ragazzi classe 2005, allenati per due anni consecutivi, quindi a livello under 15 e under 16, dal giovane mister turco Tanrivermis, ora passato alla Primavera dello Spezia.

Con lui sono cresciuti in questi due anni diversi giovani calciatori di cui sentiremo parlare. E’ un gruppo questo che sembra non avere molto bisogno di correttivi per il grande salto prossimo in under 17.

Oltretutto parecchi di questi ragazzi sembrano poter diventare calciatori completi, visto come erano soliti cambiare ruolo e posizione in campo, su volere del proprio allenatore, che prediligeva comunque un gioco propositivo e moderno, fatto di possesso palla, fraseggi stretti, sovrapposizioni…

Il segreto era quello di tenere il pallino del gioco e per questo soprattutto il roster dei centrocampisti era molto fornito, con interpreti quasi intercambiabili, e un verdetto del campo che cambiava poco qualora giocassero i titolari o le presunte riserve.

Dal metronomo De Angelis (giocatore di grande personalità, di spola e di pensiero), alle mezzali Marazzotti (uno dal gol facile, spesso convocato con la nazionale di categoria) e Graziani, al regista Rozzi, tutti hanno grande qualità nei piedi e molta intelligenza calcistica.

In difesa invece il più forte mi è sempre parso Simone Ienco, ancora più del quotato Touadi o del pur bravo Morgantini. Il centrale mancino Ienco (terzino all’occorrenza), nativo di Latina, gioca sempre con tranquillità mostrando grande padronanza anche nelle situazioni più complicate. Zitto zitto ha scalato col tempo alcune posizioni, rendendosi già protagonista da sotto età con l’Under 17 (e giocando tra l’altro da titolare la finalissima per lo scudetto).

Grande rendimento lo hanno offerto anche l’esterno Cavacchioli, uno di quelli che sta cambiando pian piano ruolo, spesso arrembante ma sempre affidabile e “sul pezzo”, e il più timido ma altrettanto valido Marcelli, che da esterno alto stava arretrando il raggio d’azione. Ci si aspetta molto anche dal veloce Bouah, fratello del terzino destro 2001 Devid Eugene, ex campioncino delle giovanili giallorosse, purtroppo frenato spesso da infortuni nella sua carriera, appena iniziata, da professionista. Il più piccolo Ethan, curiosamente, gioca nello stesso ruolo ma sulla fascia opposta alla sua; come detto è molto promettente ma ha denotato una flessione nel campionato appena trascorso, anche a causa di qualche problema fisico.

La batteria offensiva è invece composta dal laterale Bolzan, anch’egli nazionale, sempre pericoloso in zona gol e imprevedibile nelle giocate, dalla punta Tarantino e da Polletta, meno appariscente dei due compagni ma molto efficace. Tra le riserve figurano il gigante Cipolletti che, a dispetto delle lunghe leve è uno che garantisce sempre dinamismo e spirito di sacrificio, e il figlio d’arte per eccellenza da queste parti, vale a dire il centrocampista Cristian Totti che, in presenza di discrete qualità tecniche, sta invero faticando a tenere il passo dei compagni, complice anche un brutto infortunio che ne ha compromesso gran parte del campionato scorso.

Lo sto seguendo con simpatia ma mi rendo conto sia davvero improbabile che possa anche solo avvicinarsi a ripercorrere le gesta di cotanto padre: di Francesco Totti ne nasce uno ogni 50 anni… L’augurio che faccio di cuore a Cristian è che possa giocare il più possibile sgombro da paragoni, senza sentire il peso del cognome… come fosse facile!

Paragone scomodo che è toccato inconsapevolmente all’ancora più piccolo Mattia Almaviva (classe 2006) che ricorderete come quel bimbo a cui Francesco Totti passò idealmente la fascia di capitano, spendendo pure buone parole per lui, tanto da prenderlo sotto la sua Agenzia.

Il passaggio un anno fa all’under 15, quindi in pratica al primo campionato nazionale. non è stato facile per il giovanissimo regista, che sul piano fisico sembra scontare ancora qualcosa ai pari età; tecnicamente però Mattia sa il fatto suo, e c’è da parte della società la voglia di dargli tutto il tempo necessario per crescere e migliorare. Discorso ovviamente applicabile a tutti i giovani calciatori che si affacciano ai più importanti vivai con il forte desiderio di diventare un giorno calciatori di serie A e magari della Nazionale.

A questa età, come detto, tutto è ancora avvolto nel mistero, lo è anche quando ci si affaccia al professionismo, magari dopo aver fatto la differenza in Primavera, figuriamoci a 16 o 17 anni, quando il calcio è, o almeno dovrebbe essere, ancora solo un gioco e niente più.

Certo, fa impressione pensare a uno come Wisdom Amey, difensore del Bologna (il papà è del Togo, la mamma è nigeriana) nato a Bassano del Grappa nel 2005 e diventato il più giovane esordiente della storia in serie A, superando il record di Amadei (che risaliva al 1937, di recente eguagliato dal classe 2001 Pellegri, ora al Monaco).

Il difensore del Bologna Wisdom Amey, classe 2005, il più giovane esordiente di sempre in serie A, a 15 anni e 274 giorni! (Foto Michele Nucci/LaPresse)

Su di lui il tecnico dei felsinei Mihajlovic ha speso parole al miele, giudicandolo già maturo e pronto alla battaglia, in grado di giocare sia centrale che terzino. Solo il tempo ci dirà se il suo esordio sarà stato un fuoco di paglia o rivelatore di un potenziale campione.

Forse il suo caso è proprio quello giusto (gli faccio un enorme in bocca al lupo!) ma quanti giovani sono stati bruciati o non hanno saputo confermare le prime ottime impressioni?

Non sono ingenuo e so benissimo che le incognite sono molteplici per l’affermazione ad alti livelli di un giocatore, so pure che i procuratori iniziano a muoversi sempre più presto, quando fiutano il talento in giro.

Per un giovane può non essere semplice mantenere i piedi per terra, ci si vede già proiettati in avanti, magari con un futuro da top player. Ma a mio avviso, e gli esempi dei campioni più duraturi stanno lì in bella mostra, per costruirsi una carriera vincente l’unica cosa da fare è continuare a lavorare per migliorarsi, senza perdere mai la gioia di calciare un pallone.

Il calcio può regalare un grande sogno, ma come tutti i sogni, deve essere coltivato con l’impegno e la passione. Sempre. Anche se sei il più bravo di tutti!