Come strenna natalizia con molto piacere vado a condividere con voi lettori questo ennesimo disco sorprendente di Jet Set Roger (nickname sotto cui si cela l’artista bresciano Roger Rossini), che alle prese stavolta con la riproposizione di alcune Christmas Carols, in un perfetto mix tra antico e moderno, è riuscito assieme a un valente gruppi di collaboratori che lo segue da anni a riproporre al meglio lo spirito originario delle stesse.
Si tratta del secondo volume da lui dedicato all’ argomento (dopo quello datato 2008), in cui ha voluto includere i brani eseguiti in seguito fino ad arrivare ai giorni nostri.
(la copertina di “In The Bleak Midwinter” è opera di Aleksandar Zograf)
I lavori di Jet Set Roger esulano spesso e volentieri dal semplice concetto di “raccolta di canzoni”, essendovi nei suoi progetti sempre un gran lavoro di ricerca nel recuperare, rielaborare e infine realizzare concept su narrazioni estremamente affascinanti, ancorchè in taluni casi misteriosi: ne siano un esempio i recenti “Lovecraft nel Polesine” e “Un rifugio per la notte”, pubblicati rispettivamente nel 2016 e nel 2019, entrambi sotto l’egida della Snowdonia Dischi, tra le labels più interessanti emerse sul finire del secolo scorso.
Stavolta con la dicitura “Jet Set Roger and the Reindeers”, come scritto in apertura, il Nostro ha voluto fissare su disco un’esperienza che in forma live procede ormai da diversi anni, se pensiamo che da vent’anni il gruppo è presente sui palchi bresciani per riproporre appunto queste “Christmas Carols”.
Al di là della portata storica e della passione che animano Roger e i suoi sodali (hanno suonato con lui in queste 12 canzoni – prodotte assieme al valente Marco Franzoni – le cantanti Angela Kinczly e Kika Negroni, quest’ultima in organico nelle Reindeers dal 2004, il bassista Davide Mahony impegnato anche alle percussioni, il chitarrista Nicola Carraro e il batterista Mauro Carraro), ciò che colpisce maggiormente di “In The Bleak Midwinter” è lo spirito con cui è stato affrontato il tutto e l’atmosfera di cui è pervasa l’opera.
(Jet Set Roger in una foto di Roberto Covre, presente all’interno del libretto)
Sembra proprio che si siano divertiti assieme a suonare, col mattatore Roger a dettare ritmi e fornire suggestioni, facendoci catapultare idealmente al di là dell’Oceano, nello specifico tra Hollywood e Broadway dove le “Christmas Songs” ebbero una vasta eco.
Tra folk, swing e ballads Jet Set Roger and the Reindeers ci fanno scoprire (in alcuni casi) ma soprattutto amare brani curiosi come “I want a hippopotamus for Christmas”, successo della cantante bambina Gayla Peevey del 1953, la toccante “A child’s Christmas in Wales” del grande John Cale, la briosa “Jingle bell rock”, un’intensa “Good King Wenceslas” (che affonda le sue radici in un inno finlandese del XIII secolo), la più nota “We three kings of orient are”, fino ad arrivare avendo sufficientemente coccolato le nostre orecchie e scaldato i nostri cuori alla conclusiva “Hark! The herald angels sing”, assai evocativa. Spicca nel complesso la struggente title-track, resa magnificamente in chiave acustica.
All’interno di questa scaletta ricca di sorprese Jet Set Roger vi innesta in cima una sua composizione inedita, perfettamente allineata con il mood generale del disco, vale a dire la pimpante (ed accorata nella sua tematica) “It’s Christmas in the jet set (a political song)”: scritta nel 2008 e pervasa da un gusto ironico tratteggia la vicenda di un rampante yuppie rimasto senza lavoro, prospettando (e auspicando) nuovi scenari sociali.
Il mio invito è quello di procurarvi senza alcuna remora questo disco, davvero ben fatto e curato in ogni dettaglio, e al solito – visto il background e l’indole del suo autore – ricco di storie particolari degne e meritevoli di essere ricordate e tramandate.