Prime impressioni sul Festival di Sanremo 2018

E’ iniziato il Festival di Sanremo, molto si è già detto e scritto, dei conduttori, delle canzoni (ci mancherebbe, ché il succo di ogni manifestazione musicale dovrebbe essere poi quello), delle polemiche persino, se è vero come è vero che si è creato un vero e proprio precedente con la partecipazione in gara del brano (tra l’altro a mio avviso tra i migliori ascoltati durante la serata inaugurale) di Fabrizio Moro e Ermal Meta, che – non solo nel ritornello – riprende pari pari un altro brano scritto da Andrea Febo e già presentato nella sezione Giovani due anni fa.

Febo che è co-autore con gli stessi Moro e Meta dell’incriminata canzone “Non mi avete fatto niente”. Personalmente sono felice di poterla riascoltare in gara ma altresì mi rimangono dei dubbi su questo regolamento che, a quanto pare non risulta essere stato violato.

Il brano, come detto, è molto valido, sia musicalmente che a livello di testo, e i due cantautori, che hanno di recente diviso in diverse vesti l’esperienza nel programma Amici, dando probabilmente il là a una loro collaborazione, sono tra i favoriti dell’intera kermesse, sperando per loro che non  vi siano delle ripercussioni negative, qualche strascico dopo l’amara vicenda terminata a lieto fine.

Le venti canzoni invero mi sono parse sin dal primo ascolto molto “classiche”, il ché non significa necessariamente affibbiarne un’accezione negativa ma… in alcuni casi forse si è esagerato.

Proposte come quelle del duo ex Pooh Roby Facchinetti/Riccardo Fogli sono sembrate francamente modeste, senza far trasparire emozione nel cantato. Meglio l’altro Pooh Red Canzian che almeno c’ha messo cuore e anima nell’esecuzione, pur nell’ambito di un arrangiamento sin troppo maestoso.

Bado al sodo e indico subito la mia triade di favoriti, indicando in una rediviva Ornella Vanoni, magistralmente accompagnata da due fuoriclasse del cantautorato come Bungaro e Pacifico, una delle sorprese più positive, per un brano assai raffinato.

Alla stessa pregiata”razza” appartengono anche la suggestiva canzone proposta da Max Gazzè e quella di Luca Barbarossa, molto convincente nella sua prima esibizione in dialetto romano.

La maggior parte delle canzoni, occorre rimarcarlo, sono dignitose e si staccano dal contesto “poppettaro” ben presente nelle tre precedenti edizioni marchiate Carlo Conti. Un po’ a sorpresa, tuttavia, l’Auditel ha saputo premiare questa “coraggiosa” scelta del direttore artistico Claudio Baglioni (un po’ impacciato secondo me nelle vesti anche di conduttore; molto più sul pezzo e sciolti Pierfrancesco Favino e Michelle Hunziker), come a dire che per il facile disimpegno ormai ci sono tanti altri canali reperibili. Non sono mancati in ogni caso episodi più vivaci, frizzanti, meno seriosi, come ad esempio per Lo Stato Sociale, eroi indie che solitamente fanno il pieno al Concerto del Primo Maggio e man bassa di consensi tra gli universitari fighetti ma capaci di poter arrivare al grande pubblico che in loro già vedono delle affinità con l’ultimo vincitore del Festival Francesco Gabbani… io non ci trovo assolutamente nulla di assimilabile al brillante cantante toscano ma tant’è: è probabile un exploit del gruppo, sulla falsariga, questo sì lo dico con convinzione, degli Elio e le storie Tese prima maniera, per quanto siamo distanti anni luce per tecnica e personalità.

Proprio Elio e soci mi hanno lasciato un po’ l’amaro in bocca, oltre a una velata malinconia che traspare anche dalla canzone, paradigmatica, presentata in gara: “Arrivedorci” è del tutta priva della proverbiale verve e genialità a cui il gruppo milanese ci aveva abituati negli anni ma rimarrà storica proprio per il suo essere commiato ufficiale della storica sigla sociale, attiva ininterrottamente dal 1980!

Anche i Decibel non mi hanno entusiasmato molto ma riconosco il buon gusto musicale del vecchio Enrico Ruggeri, pure troppo, visto che il brano in questione avrebbe potuto presentarlo benissimo da solo, anche se ovviamente non avrebbe beneficiato dell’effetto trainante del glorioso nome del gruppo.

Aggiungo alla lista delle canzoni che più mi sono piaciute quelle di Diodato (con Roy Paci a supporto), sempre molto intenso, del duo Avitabile/Servillo (gran classe ma quella la davo per scontata nel loro caso) e di Ron, anche se ammetto che l’effetto “Lucio Dalla” conta molto, visto che il compianto artista bolognese aveva scritto il pezzo, lasciandolo nel classico cassetto.

Solitamente vado di pagelle sin dai primi ascolti ma quest’anno andrò controcorrente e pubblicherò solo a Sanremo ultimato i miei giudizi, confrontandoli ovviamente con quelli della Giuria e dei votanti.

Intanto già ieri ho avuto la mia prima parziale “delusione” nell’appurare all’ultimo posto, seppur provvisorio, il nome fra le Nuove Proposte di Mirkoeilcane che ha invece proposto quello che a mio modesto avviso è il brano PIU’ BELLO E INTERESSANTE DI TUTTO IL FESTIVAL DI SANREMO: una “Stiamo tutti bene” che davvero non può lasciare indifferente, così come il talento assoluto e unico di questo giovane cantastorie che già avevo avuto modo di apprezzare in un’edizione della rassegna “Musicultura”.

2 risposte a “Prime impressioni sul Festival di Sanremo 2018

  1. Come ti avevo accennato da me, mi ha sorpreso non poco la fredda accoglienza riservata a un Canzian in forma e con un pezzo quantomai energico, che secondo me sarò in grado di farsi ricordare. Il brano di Barbarossa è davvero di gran pregio, un esperimento coraggioso che ho paragonato, pur fra tante diversità, a quello che tentò Tosca nel 2007 con la splendida “Il terzo fuochista”: diciamo una meritoria opera di interesse culturale, al contempo però sufficientemente orecchiabile. Sugli Elii condivido quanto dici, anche se il brio nella stesura del testo resta intatto impossibile non scorgere un filo di malinconia di fondo. Ed è vero che per i Decibel vale soprattutto l’effetto traino della reunion, anche se non va disprezzato il recupero di uno stile compositivo che rimanda in qualche modo agli anni Ottanta; Ron, infine, un sommesso gioiellino di delicatezza e soavità. Fra i giovani, Mirkoeilcane spicca davvero per originalità, capacità di raccontare con apparente leggerezza e scarno stile una tragedia autentica. Ci aveva tentato anni fa il bravo Alessio Bonomo, ma qui siamo a un livello di scrittura più alto.

  2. grazie amico del commento… più ascolto le canzoni. più ne apprezzo la qualità, come non mi accadeva da anni.. ne scriverò 🙂

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