Apro questo post, sollecitato da un commento dell’amico Ricky, il quale tra il serio e il faceto, ma con la solita franchezza che lo ha sempre contraddistinto e sulla quale si fonda il nostro rapporto, mi ha lanciato delle perplessità riguardo una possibile piega che potrebbe prendere il mio nuovo romanzo. Si riferiva a un punto in cui dicevo in un precedente post che avrei potuto includere delle scene tratte dalla mia degenza ospedaliera o cadere nel romantico e nello sdolcinamento, avendo io definito quello che sarà il mio prossimo lavoro come una storia d’amore.
Beh, io mai potrei scrivere a tavolino una storia lacrimevole per poter impietosire i lettori o accaparrarmi una critica da “strappalacrime” ma allo stesso tempo non metterei mai in piazza la mia vita, spiattellata in un momento così intimo e personale come è stato il superamento di una grave malattia.
Dico però che certe emozioni e certi stati d’animo provati mi hanno segnato molto, anche se in un primo momento non me ne sono nemmeno accorto. Ho bisogno di riversare molte pulsioni e molte tensioni racchiuse in quel letto d’ospedale, ma ciò non significa che farò una radiografia di un ricovero ospedaliero. Parlerò, scriverò di cosa si possa provare quando da un momento all’altro la vita te la senti sfuggire dalle dita, ma questo argomento permeerà tutta la storia: molte vicende che andrò a narrare riguarderanno quei momenti topici in cui l’uomo si può ritrovare, quando non riesce a svoltare, quando perde occasioni importanti, quando si sente frenato dalla paura, quando non si rende conto che tutto ciò che desidera in fondo è a portata di mano.
Per questo dico che il mio romanzo racconterà la vita e l’amore per la vita stessa, perché l’Amore non deve essere per forza di cose banalizzato o stereotipato, ma può fungere ancora da motore per ricostruirsi un’esistenza.
Niente lacrime e niente pietismi, né tanto meno scritture a tavolino per colpire un determinato pubblico, io scrivo sempre spontaneamente, col cuore ma anche cercando di canalizzare al meglio le emozioni che intendo mettere nero su bianco.
Ma chi mi ha letto, e Ricky lo ha fatto sin dal primissimo manoscritto ancora in attesa di editing, sa che anche nel dramma cerco di inserire un sorriso, mi piace mischiare i generi e provo a raccontare scenari di vita, attraverso le storie di personaggi, sì inventati, ma nei quali rifletto ciò che conosco, situazioni che ho visto o vissuto.
Ho provato, da lettore, ad accostarmi a scrittori lontanissimi dal mio stile, parlo di autori assai famosi. Accetto chi propone temi scabrosi, specie se lo fa con assoluta maestria; riconosco il grande talento anche in chi usa termini forti, al limite dello sboccato, ma non mi ci sento rappresentato. Sarei veramente ridicolo se provassi a riciclarmi in quel modo, e ho notato che molti giovani scrittori italiani lo fanno eccome, e finiscono con lo scimmiottare i grandi scrittori di genere ma senza possederne lo spirito vero, l’attitudine, il sarcasmo. Quindi, io voglio prima di tutto essere sincero e onesto con me stesso, e allora ok continuo a parlare di sentimenti ma lo faccio a modo mio, senza tanto miele!